Processi aggiustati alla Corte di appello di Catanzaro, condannato il giudice Petrini

di Gabriella Passariello- Con tre condanne si è concluso il primo capitolo giudiziario per tre imputati, giudicati con rito abbreviato, coinvolti nell’inchiesta Genesi, che ha fatto luce su un giro di processi aggiustati nella Corte di appello di Catanzaro con la complicità di magistrati, avvocati e professionisti. Il gup del Tribunale di Salerno Vincenzo Pellegrino ha condannato il giudice Marco Petrini a 4 anni e quattro mesi di reclusione, Emilio Santoro, detto Mario, a 3 anni e due mesi di reclusione e Francesco Saraco ad un 1 anno e otto mesi di reclusione. Il giudice ha inoltre interdetto dai pubblici uffici Petrini a tre anni e 6 mesi, Santoro a tre anni e Saraco interdetto dai pubblici uffici per la durata di un anno e sei mesi.

Misure cautelari revocate

Misure cautelari revocate

Inoltre Petrini  e Saraco sono stati condannati in favore del ministero della Giustizia al pagamento della somma di 311.500 euro ciascuno a titolo di riparazione pecuniaria, mentre Saraco al pagamento di 260mila euro. Il giudice per le udienze preliminari ha revocato le misure cautelari degli arresti domiciliari per l’ex presidente della Corte di appello e Santoro, ordinandone l’immediata remissione in libertà, dichiarando estinta la misura cautelare in atto nei confronti dell’ex avvocato Saraco. Ha retto il castello accusatorio della Dda campana, anche se il gup ha inflitto pene inferiori rispetto a quanto richiesto dalla pubblica accusa.

La requisitoria e le richieste di pena

Il procuratore aggiunto Luca Masini nel corso della sua requisitoria, dopo aver ripercorso gli atti di indagine aveva invocato la pena più pesante per Petrini, 6 anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione più una serie di pene accessorie quali l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale durante l’espiazione della pena, l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per cinque anni oltre alla confisca per equivalente delle somme pari a 9.614 euro e 7.500 euro. Le stesse pene accessorie erano state chieste per Emilio Santoro per il quale la Dda di Salerno aveva invocato la condanna a cinque anni, nove mesi e dieci giorni oltre alla confisca per equivalente della somma di 39.011 euro. Interdizione temporanea dai pubblici uffici per cinque anni, l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per tre anni era stata chiesta per l’avvocato Francesco Saraco che, oltre alla condanna a due anni, nove mesi e 10 giorni, è stata richiesta la confisca della somma di 10 mila euro. Per i tre imputati il procuratore aggiunto Masini aveva inoltre chiesto la concessione delle attenuanti generiche perché incensurati e per l’ammissione dei fatti contestati negli interrogatori.

Operazione “Genesi”

Le indagini avviate nel 2018 e interamente coordinate dalla Dda di Salerno hanno permesso di ricostruire una sistematica attività corruttiva del presidente della Sezione della Corte di Appello di Catanzaro nonché presidente della Commissione provinciale tributaria del capoluogo di Regione. Gli imputati avrebbero promesso e consegnato al magistrato, a più riprese,  somme di denaro contante, gioielli e altri beni ed utilità, in cambio del suo intervento per ottenere provvedimenti favorevoli in processi penali, civili e cause tributarie. “In taluni casi, secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Salerno, i provvedimenti richiesti al magistrato e da quest’ultimo promessi e/o assicurati erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado dal Tribunale del distretto di Catanzaro, provvedimenti di misure di prevenzione, già definite in primo grado o sequestri patrimoniali, nonchè sentenze in cause civili e accertamenti tributari”.

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