Processo al clan dei Piscopisani, quindici condanne (NOMI)

tribunale catanzaro

di Gabriella Passariello- Regge l’inchiesta della Dda per i 23 imputati giudicati con il rito abbreviato, coinvolti nell’inchiesta “ Rimpiazzo”, che ha portato il 9 aprile del 2019 a 31 arresti, contro il clan dei Piscopisani. Il gup distrettuale di Catanzaro Paola Ciriaco ha inflitto pene che vanno dai 19 anni ai 3 anni di reclusione per 15 imputati, assolvendone altri 8. In particolare ha condannato Giovanni Battaglia  a 9 anni di reclusione;  Nazzareno Felice, 8 anni e 4 mesi;  Michele Fiorillo (34 anni), 3 anni di reclusione; Nazzareno Fiorillo, 11 anni di reclusione; Rosario Fiorillo, alias Pulcino,  19 anni e 4 mesi; Sasha Rosario, Andrea Fortuna, 17 anni e 4 mesi; Giovanni Giardina, 6 anni e 26mila euro di multa; Francesco La Bella, 8 anni e 8 mesi; Luigi Maccarone, 2 anni di reclusione e 1.660 euro di multa, Giuseppe Merlo, 4 anni e 8 mesi di reclusione; Saverio Merlo, 4 anni e 8 mesi di reclusione; il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato, 8 anni e 8 mesi di reclusione; Gaetano Rubino, 6 anni, 4 mesi e 30mila euro di multa; Michele Suppa, 2 anni di reclusione e Mario Loiacono condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione.

Gli assolti

Gli assolti

Il gup distrettuale ha assolto con la formula per non aver commesso il fatto  Cosmo Mancuso, Caterina Cutrullà, Francesco Alessandro D’Ascoli, Nicola Finelli, Pasquale Fiorillo, Salvatore Vita, Michele Fiorillo (35 anni),mentre ha assolto Marco Fiorillo perché il fatto non sussite.

Le ipotesi di accusa e la base operativa

Gli imputati rispondono a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento e rapina, aggravati dal metodo mafioso, detenzione e porto illegale di armi ed esplosivi, lesioni pluriaggravate, intestazione fittizia di beni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale e rivelazione di segreti di ufficio. I Piscopisani, avevano base operativa a Bologna, dove, nel corso del maxi blitz, sono state sequestrate armi riconducibili al clan. Un’organizzazione capace di piazzare la cocaina a Palermo, a conferma del ruolo egemone che la ‘ndrangheta svolge nel trattare grossi quantitativi di droga, rifornendo anche territori dove sono presenti altre mafie.

L’ambizione di scavalcare il clan Mancuso

Secondo le ipotesi accusatorie il clan dei Piscopisani sarebbe stato un clan in ascesa, con l’ambizione di competere, fino a voler sostituire la cosca Mancuso di Limbadi, una delle più agguerrite del panorama mafioso calabrese, egemone sulla provincia Vibonese, ma come ha chiarito il procuratore Gratteri nel corso della conferenza stampa sugli arresti: “La cosca dei Piscopisani è un clan violento, solo apparentemente minore rispetto al clan Mancuso di Limbadi”.

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