‘Ndrangheta in Piemonte, ecco la sentenza del processo “Barbarossa”: 6 condanne in appello (NOMI)

Tra gli imputati esponenti della famiglia vibonese degli Stambè ed esponenti apicali dei clan reggini trapiantati tra Asti e Costigliole

Sei condanne e un’assoluzione hanno chiuso oggi a Torino in Corte d’appello uno dei processi originati dall’inchiesta “Barbarossa” sulla presenza della ‘ndrangheta nell’astigiano. Rispetto alla sentenza di primo grado, del 12 dicembre 2020, c’è stata una assoluzione in più ma è stata riconosciuta a un paio di imputati il reato di associazione di stampo mafioso. Ora le pene oscillano tra i 4 anni e i 10 mesi e i 7 anni e 10 mesi (in continuazione con una condanna precedente). In aula l’accusa è stata sostenuta dal procuratore generale Marcello Tatangelo. L’indagine riguardò le attività di clan che, operando con le stesse modalità delle case madri calabresi, oltre a dedicarsi a estorsioni e traffico di stupefacenti si erano infiltrati nell’ambiente economico e anche dello sport locale: nel fascicolo comparvero i nomi di tre società di calcio dilettantistiche. Tra gli imputati c’erano gli esponenti della famiglia vibonese degli Stambè, originaria di Sant’Angelo di Gerocarne, ed esponenti apicali dei clan reggini trapiantati tra Asti e Costigliole, in Piemonte.

Il verdetto della Corte d’appello

Il verdetto della Corte d’appello

Secondo quanto scrive il quotidiano online astigiano “La Nuova Provincia” la pena più pesante è stata inflitta al vibonese Angelo Stambè, condannato a 7 anni e 10 mesi (8 anni in primo grado). Pena rideterminata per Fabio Biglino condannato a 7 anni e 1 mese (nove in primo grado). Verdetto ribaltato rispetto per Franco Marino, accusato dal collaboratore di giustizia Ignazio Zito di essere il braccio destro di Rocco Zangrà, presunto referente della ‘ndrangheta nel Sud del Piemonte. Marino dovrà scontare una pena di 6 anni e 9 mesi di reclusione (in primo grado era stato completamente assolto). Lieve riduzione di pena per l’imprenditore Mauro Giacosa, difeso dall’avvocato Scaramozzino, che passa dai 5 anni e mezzo di primo grado ai 4 anni e 10 mesi. Pena aumentata invece per l’imprenditore Alberto Ughetto al quale i giudici torinesi hanno inflitto 6 anni e 2 mesi. L’unica conferma è quella di Sandro Caruso, condannato a 6 anni e 8 mesi. Assolto per non aver commesso il fatto Luigi Catarisano (condannato a un anno e 8 mesi in primo grado).

‘Ndrangheta in Piemonte, sconti di pena per la “famiglia” vibonese degli Stambè

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