Il Tribunale di Reggio Calabria, dopo cinque anni di dibattimento, ha assolto dall’accusa di associazione mafiosa l’ex senatore del Pdl Antonio Caridi. L’uomo politico era stato indagato dalla Dda con l’accusa di fare parte di una associazione segreta, capeggiata dall’ex parlamentare del Psdi, Paolo Romeo, condannato invece a 25 anni, con l’obiettivo di condizionare la politica cittadina e per avere agevolato le cosche De Stefano e Gullace, in cambio di sostegno elettorale.
Le assoluzioni
Le assoluzioni
Caridi, sono state assolte altre tredici persone: l’ex presidente della Provincia Giuseppe Raffa (Fi), Antonio Remo, il primario ospedaliero Vincenzo Amodeo, Antonio Aricò, l’ex assessore comunale di centrodestra Amedeo Canale, Antonio Cara, Francesco Cutrupi, la giornalista Teresa Munari, Saverio Pietropaolo, Giovanni Pontari, Andrea Scordo e l’ex direttore del dipartimento di Psichiatria dell’Università di Messina, Rocco Zoccali.
Le condanne
Sono stati invece condannati l’ex parlamentare Paolo Romeo (25 anni), indicato come capo e promotore dell’ associazione segreta; l’avvocato Antonio Marra; Marcello Cammera ( 2 anni); il sacerdote Giuseppe Strangio (9 anni e 4 mesi); Giovanni Zumbo (3 anni e 6 mesi); Antonio Barbieri (3 anni e 4 mesi); Domenico Cartisano (20 anni); Francesco Chirico (16 anni), cognato del boss Paolo De Stefano; Vincenzo Delfino (5 anni); Antonino Gioè (16 anni e 6 mesi); Domenico Giustra (2 anni); Francesco Minniti (2 anni e 8 mesi) e Paolo Richichi (3 anni e 6 mesi).
“La cupola esiste”
Il “livello segreto” della ‘ndrangheta esiste. Lo hanno sancito i giudici del Tribunale di Reggio Calabria con la sentenza di primo grado Ghota. Al vertice della cupola reggina, secondo i giudici del Tribunale, aveva un ruolo di assoluta governance l’ex parlamentare del Psdi Paolo Romeo.Le indagini, coordinate dal Procuratore capo della Repubblica Giovanni Bombardieri. dall’Aggiunto Giuseppe Lombardo e dai sostituti Stefano Musolino Sara Amerio, Giulia Pantano e Walter Ignazitto, hanno ricostruito la struttura carsica della ‘ndrangheta reggina, che avrebbe esercitato soprattutto negli ultimi quindici anni un forte potere di interdizione con le decisioni delle pubbliche amministrazioni locali, il Comune e l’ex Provincia. La tecnica di infiltrazione, attraverso la costituzione di liste civiche in appoggio all’ex sindaco Giuseppe Scopelliti ed all’ex Presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, entrambi a capo di esecutivi di centrodestra, e la fondazione di circoli culturali e ricreativi per creare consenso da parte di Paolo Romeo e di altri condannati, serviva – secondo l’accusa della Dda condivisa dal Tribunale presieduto da Silvia Capone – a condizionare le decisioni attraverso polemiche pubbliche e fasi di stallo istituzionale usati per costringere i capi delle Amministrazioni a soddisfare le richieste che provenivano dal “livello segreto” della ndrangheta reggina. Nelle maglie della giustizia, oltre a Paolo Romeo, ci sono finiti l’ex assessore regionale della Giunta Scopelliti, Alberto Sarra, condannato a tredici anni di reclusione, il sacerdote Giuseppe Strangio, condannato a nove anni e quattro mesi, il cognato dei boss Giorgio, Giovanni, Paolo e Orazio De Stefano, Francesco Chirico (16 anni di reclusione).Con il rito abbreviato, in Appello, era già stato condannato l’avvocato Giorgio De Stefano a sedici anni di reclusione, che con Paolo Romeo avrebbe costituito una sorta di ‘diarchia’ di comando della ‘ndrangheta di Reggio Calabria.