di Gabriella Passariello
Un’assoluzione e undici condanne a pene comprese dai nove mesi ai venti anni di reclusione sono state sentenziate dalla Corte di appello di Catanzaro per i dodici imputati, coinvolti nell’operazione “Itaca Free Boat”, diretta contro presunti affiliati alla cosca Gallace-Gallelli operante tra Badolato e Guardavalle, nel Catanzarese, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti e armi. I giudici di secondo grado hanno assolto solo Domenico Tedesco, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino (il pg ha chiesto 6 anni) con la formula perché il fatto non sussiste, mentre hanno confermato per gli altri la sentenza emessa l’11 ottobre 2017 dai giudici del Tribunale di Catanzaro. In particolare ha condannato Alfredo Beniamino Ammiragli, a 7 anni di reclusione; Antonino Belnome, 2 anni e 4 mesi di carcere; Giuseppe Compagnone 4 anni; Vincenzo Gallace, 20 anni di carcere; Andrea Gallelli, 2 anni e 6 mesi; Maurizio Gallelli, 16 anni di reclusione; Vincenzo Gallelli, 15 anni di carcere; Gianfranco Pietro Gregorace, 8 anni di carcere; Nicola Arena Romeo, nove mesi; Antonio Saraco 10 anni e Vittorio Tucci, 4 anni. Regge l’impianto accusatorio del sostituto procuratore generale Carlo Modestino che in aula, nella scorsa udienza, al termine della requisitoria, aveva invocato la conferma della sentenza di primo grado per tutti gli imputati, chiedendo un secolo di carcere. I giudici di secondo grado, presidente Loredana De Franco, a latere Giancarlo Bianchi e Ippolita Luzzo, hanno inoltre condannato Belnome, Vincenzo Gallelli, Maurizio Galllelli e Vincenzo Gallace alla rifusione in solido delle spese sostenute dalla costituita parte civile della Provincia di Catanzaro, difesa dal legale Bruno Tallarico, che liquida in 2mila euro e Ammiragli, Gregorace e Saraco alla refusione delle spese sostenute dalle costituite parti civili, Carlo Stabellini e Salteg srl, difesi dai legali Domenico Concolino e Fulvio Orlando, che liquida in complessivi 2.400 euro , oltre accessori di legge. i giudici hanno indicato il termine di novanta giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza.
Un’assoluzione e undici condanne a pene comprese dai nove mesi ai venti anni di reclusione sono state sentenziate dalla Corte di appello di Catanzaro per i dodici imputati, coinvolti nell’operazione “Itaca Free Boat”, diretta contro presunti affiliati alla cosca Gallace-Gallelli operante tra Badolato e Guardavalle, nel Catanzarese, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti e armi. I giudici di secondo grado hanno assolto solo Domenico Tedesco, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino (il pg ha chiesto 6 anni) con la formula perché il fatto non sussiste, mentre hanno confermato per gli altri la sentenza emessa l’11 ottobre 2017 dai giudici del Tribunale di Catanzaro. In particolare ha condannato Alfredo Beniamino Ammiragli, a 7 anni di reclusione; Antonino Belnome, 2 anni e 4 mesi di carcere; Giuseppe Compagnone 4 anni; Vincenzo Gallace, 20 anni di carcere; Andrea Gallelli, 2 anni e 6 mesi; Maurizio Gallelli, 16 anni di reclusione; Vincenzo Gallelli, 15 anni di carcere; Gianfranco Pietro Gregorace, 8 anni di carcere; Nicola Arena Romeo, nove mesi; Antonio Saraco 10 anni e Vittorio Tucci, 4 anni. Regge l’impianto accusatorio del sostituto procuratore generale Carlo Modestino che in aula, nella scorsa udienza, al termine della requisitoria, aveva invocato la conferma della sentenza di primo grado per tutti gli imputati, chiedendo un secolo di carcere. I giudici di secondo grado, presidente Loredana De Franco, a latere Giancarlo Bianchi e Ippolita Luzzo, hanno inoltre condannato Belnome, Vincenzo Gallelli, Maurizio Galllelli e Vincenzo Gallace alla rifusione in solido delle spese sostenute dalla costituita parte civile della Provincia di Catanzaro, difesa dal legale Bruno Tallarico, che liquida in 2mila euro e Ammiragli, Gregorace e Saraco alla refusione delle spese sostenute dalle costituite parti civili, Carlo Stabellini e Salteg srl, difesi dai legali Domenico Concolino e Fulvio Orlando, che liquida in complessivi 2.400 euro , oltre accessori di legge. i giudici hanno indicato il termine di novanta giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza.
Gli illeciti al porto di Badolato. Nel mirino i presunti illeciti nella gestione del porto di Badolato sul quale aveva lavorato la ditta Salteg dei soci Mario Grossi e Carlo Stabellini, portando avanti una trattativa seria con la ditta di Pietro Ranieri, esponente di una famiglia di armatori di Soverato, per la gestione del porto. Una trattativa poi sfumata per le presunte ingerenze anche di Antonio Saraco e Antonio Ranieri, che avrebbero fatto presente a Grossi i “rischi” che correva se avesse affidato la gestione a Pietro Ranieri piuttosto che a suo fratello Antonio. Pietro Gregorace, direttore dei lavori e socio Salteg, avrebbe minacciato implicitamente Mario Grossi adducendo che qualora la gestione del porto fosse stata affidata a Pietro Ranieri sarebbe scoppiata una guerra di mafia a Badolato anche con l’attuazione di azioni di danneggiamento. Nel collegio difensivo, compaiono anche i nomi dei legali Francesco Gambardella, Sergio Rotundo, Natale Ferraiuolo ed Elisabetta Gualtieri.