di Gabriella Passariello- Ha chiesto di lasciare inalterata la sentenza di primo grado il pm della distrettuale di Catanzaro Domenico Guarascio, nelle vesti di pg, per i 20 imputati, giudicati con rito ordinario nell’ambito del processo Jonny, scaturito dall’inchiesta della Dda, che nel 2017 ha inferto un duro colpo al clan Arena di Isola Capo Rizzuto. Un blitz che ha portato a 68 arresti e a 16 indagati, tra capi e gregari della famiglia di ‘ndrangheta che per più di un decennio, secondo la pubblica accusa, avrebbe messo le mani sul “Cara”, centro di accoglienza immigrati, riuscendo ad accaparrarsi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione. Davanti ai giudici della Corte di appello, presieduta da Loredana De Franco, il magistrato ha invocato pene che vanno dai sedici anni ad un anno e sei mesi di reclusione, ribadendo la condanna a 14 anni e sei mesi, emessa dal Tribunale di Crotone il 24 giugno 2020 nei confronti di don Scordio, il sacerdote accusato di aver gestito, a proprio uso e consumo, un flusso di denaro destinato all’accoglienza degli immigrati. Ma l’aspetto se vogliamo ancor più sconcertante è che don Scordio fino al giorno del suo arresto avvenuto nel 2017 era considerato un prete antimafia.
Tutte le richieste di condanna da confermare
Tutte le richieste di condanna da confermare
Il sostituto procuratore generale ha invocato per Fabrizio Arena, 7 anni e millecinquecento euro di multa; Pasquale Attianese, 1 anno, 11 mesi di reclusione e 300 di multa; Francesco Cantore, 10 anni di reclusione; Salvatore Colacchio, 10 anni, 6 mesi e 3mila euro di multa; Aurora Cozza, 5 anni e 7 mila euro di multa; Luigi Gareri, 9 anni; Vincenzo Godano, 1 anno, 6 mesi di reclusione e 350 euro di multa; Pasquale Gualtieri, 4 anni, un mese e 450 euro di multa; Maria Lanatà, 6 anni, 6 mesi e 8.500 di multa; Nicola Maiorino, 3 anni, 4 mesi e 500 euro di multa; Antonio Manfredi, 16 anni; Tommaso Mercurio, 2 anni di reclusione; Salvatore Pizzimenti, un anno e sei mesi; Domenico Poerio, 12 anni; Pasquale Poerio, 5 anni e 8 mesi; Ercolino Raso, 7 anni; Antonio Saporito, 6 anni e 8 mesi; Edoardo Scordio, 14 anni e sei mesi; Giuseppe Tibaldi, 4 anni e Luigi Ventura, un anno e sei mesi. Il 9 giugno scorso è arrivata la sentenza di appello per i 66 imputati giudicati con rito abbreviato coinvolti sempre nella stessa inchiesta, un verdetto che quel giorno ha portato a 62 condanne e a 4 assoluzioni, confermando le ipotesi accusatorie (LEGGI QUI).
Le parti civili
Sono parti civili nel processo il Comune di Isola Capo Rizzuto, la Confederazione nazionale della Misericordia di Italia, la federazione interregionale delle Misericordie di Calabria e Basilicata, Antonio Frustaglia, il ministero dell’Interno e l’Agenzia delle Entrate, Libera Associazione nomi e Numeri contro le Mafie
La longa manus della cosca nel capoluogo
La cosca Arena, secondo le risultanze investigative, aveva imposto la propria presenza anche sull’area jonica della provincia di Catanzaro dove o attraverso i suoi affiliati o per mezzo di fiduciari o con il sostegno di cosche alleate, avrebbe monopolizzato il business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali e imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. Tra il 2015 ed il 2016 infatti, in particolare a Catanzaro e nei comuni di Borgia e Vallefiorita, una cellula della cosca, dipendente dalla cosca madre di Isola Capo Rizzuto ma radicata nel capoluogo, avrebbe messo a segno una serie infinita di danneggiamenti a fini estorsivi per esercitare il controllo sull’area.
Il collegio difensivo
L’ udienza è stata aggiornata al prossimo 18 gennaio, giorno dell’inizio delle arringhe difensive dei legali, nel cui collegio difensivo compaiono i nomi di Mario Nigro, Gregorio Viscomi, Silvano Cavarretta, Graziella Maietta, Romano lotti e Pasquale Le Pera