Si pronuncerà nel pomeriggio di oggi la Corte d’Appello di Reggio Calabria, e l’attesa è grande per le sorti di Mimmo Lucano e degli altri 17 imputati nel processo “Xenia”. L’ex sindaco di Riace, nominato tra i politici più influenti del mondo da riviste di caratura internazionale, e il cui sistema d’accoglienza era stato studiato dalle università di mezzo mondo, era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi di reclusione e 700 mila euro di risarcimento, proprio per i presunti illeciti nella gestione dei migranti.
“Ho agito con la volontà di aiutare i deboli”
Le arringhe difensive dei legali di Lucano sono state esposte il 20 settembre scorso dagli avvocati, Giuliano Pisapia e Andrea Daqua, che hanno chiesto di ribaltare la sentenza di primo grado del Tribunale di Locri. Dura, invece, la Procura generale di Reggio Calabria, che ha chiesto la condanna di Lucano a 10 anni e 5 mesi di reclusione. “Come tutti gli esseri umani – ha scritto l’ex sindaco di Riace in una lettera fatta consegnare ai giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria che lo dovranno giudicare – posso aver commesso degli errori ma ho sempre agito con l’obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all’accoglienza e all’integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture”.