Pronto soccorso in tilt a Vibo e lunghe liste di attesa: lo scaricabarile sulle responsabilità

Dura la presa di posizione del Tribunale per i diritti del Malato: "Medicina territoriale inadeguata. Ognuno faccia la sua parte"

Dura denuncia del Tribunale del Malato sull’affollamento del Pronto soccorso e sulle liste d’attesa: “Non si fa alcun filtro, ci si limita solo a smistare i pazienti. Medici di base come dei vigili urbani. Tutti lo sanno ma nessuno denuncia. Ma il Tribunale per i diritti del malato non può far finta di niente perché un simile andazzo i diritti finisce per negarli”. Tina Priolo è una signora dall’aria mite, ma questo non deve trarre in inganno: quando c’è da lottare per onorare il suo incarico di responsabile provinciale del Tdm non si tira certo indietro. Una denuncia la sua che riguarda le lunghe liste d’attesa e il Pronto soccorso perennemente sovraffollato. Ma chiama in causa anche il sistema della medicina territoriale, a cominciare dal primo anello, ossia i medici di famiglia.

“Medici di famiglia come vigili urbani”

“Medici di famiglia come vigili urbani”

A suo avviso, loro “in generale, perché per fortuna alcune meritorie eccezioni resistono ancora” fanno solo da “vigili urbani”, invece di visitare i pazienti trovano più facile prescrivere subito esami e visite specialistiche, allungando così in maniera abnorme le liste d’attesa. “Leggiamo spesso di pazienti costretti a stazionare per ore, se non addirittura giorni, su un lettino o barella del Pronto soccorso. Da qui la rabbia dei familiari e le aggressioni, verbali e qualche volta anche fisiche al (molto scarso) personale in servizio. Un comportamento da condannare ‘senza se e senza ma’, perché medici e infermieri non possono fare miracoli”. La causa è il personale ma il costante sovraffollamento del Pronto occorso, dove, come dicono gli stessi operatori, si presentano pazienti con codici bianchi e verdi, con problemi che nulla hanno a che fare con un presidio d’urgenza-emergenza. “All’origine, e questo va detto, ci sono le scorrette abitudini degli utenti che al minimo problema subito vi si recano, intasandolo ai danni di casi molto più urgenti”.

“Medicina territoriale inadeguata”

L’interessata si rifà alle parole di medici e dirigenti dell’Asp, il commissario Giuliano in primis, che nei giorni scorsi hanno parlato senza mezzi termini di inadeguatezza della medicina territoriale, con le stesse argomentazioni, quasi le stesse parole, da lei usate: “E’ da apprezzare – attacca – che lo riconoscano ma è indubbiamente paradossale: sono loro infatti che devono far funzionare la medicina del territorio. Insomma, fanno la diagnosi ma non curano il problema, e invece sono pagati proprio per far funzionare meglio il sistema sanitario nel suo complesso”.
Tornando ai medici di base, il Tdm rileva ancora un altro particolare: “Da tempo ormai non solo non visitano (come si faceva una volta e come ancora alcuni di loro meritoriamente si ostinano a fare) ma arrivano a prescrivere i farmaci solo ascoltando i sintomi riportati dai pazienti”. Insomma, è questa a dire del Tribunale la scena cui si può assistere in parecchi studi medici del territorio: Ti duole la testa? Prendi questa medicina. Ti duole lo stomaco? Quest’altra… E per altro non scrivono neanche le ricette: lo fa una segretaria, che spesso non è nemmeno infermiera…. Comunque passi, se loro dedicassero il tempo a visitare, ma come detto questa non è la norma. Come Tdm ci chiediamo allora per quale motivo debbano essere pagati per pazienti che nemmeno visitano”.

Le lunghe liste di attesa

Idem avviene per le visite specialistiche, per le quali l’attesa è a volte di un anno e più: “Il fatto è che molti medici di base trovano molto più sbrigativo lavarsene le mani e prescrivere ai pazienti accertamenti ed esami senza nemmeno visitare, ascoltano solo i sintomi e prescrivono, con la dicitura “urgente” per tutelarsi da eventuali indagini dell’Asp”.
Ecco perché, a giudizio del Tribunale, è giunto il momento di fare una seria riflessione sulla mission dei medici di famiglia: “Non possono limitarsi a fare i vigili urbani, inviando le persone dallo specialista (a volte anche privato), spesso da loro conosciuto e consigliato. Ne va della loro stessa immagine. La loro è una funzione nobile e delicata, fondamentale per dare risposte ai cittadini: non la possono immiserire riducendosi a fare i travet”.
Una denuncia molto forte, come si vede (magari anche un po’ ingiusta) che non mancherà di sollevare polemiche. L’auspicio della Priolo? “Non si ceda a tentazioni di difesa corporativa ma si affronti costruttivamente il problema. Ognuno faccia la sua parte: Asp, Ordine, Fimmg e quanti altri. Nell’interesse degli stessi sanitari. Dicendo le cose come stanno e correndo ai rimedi. D’altronde, per restare in tema, non si dice forse che “il medico pietoso fa la piaga verminosa”?. (f.p.)

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