“Da marzo, per due mesi, a costo di enormi sacrifici economici ed emotivi, il Paese ha vissuto il lockdown in assenza del quale il nostro Servizio Sanitario Nazionale non avrebbe mai retto l’urto della pandemia in corso. Ciascuno di noi, con grande senso di responsabilità e solidarietà, ha contribuito a contenerne e mitigarne gli effetti. Oggi, tuttavia, constatiamo amaramente che ogni sacrificio è stato vano: scuola, lavoro e sanità sono nel caos. Oggi c’è una parte di Paese che, assieme alla responsabilità sempre dimostrata, vuole assumersi un’altra responsabilità: quella di difendere i diritti dei più deboli e gli interessi delle categorie più colpite dalla crisi sociale, sanitaria ed economica.
Negli ultimi giorni è, poi, esplosa la questione sanità: le disastrose omissioni imputabili all’ex commissario Cotticelli non possono e non devono costituire l’alibi o il salvacondotto di chi realmente ha distrutto la sanità pubblica calabrese: la nostra (ahinoi!) classe dirigente. Lo “scaricabarile” in atto sul tema, dunque, è non solo inaccettabile, ma anche ipocrita. Il commissariamento, in corso, non ha estirpato la malapolitica dall’attività gestionale della sanità. Il clientelismo parassitario, mai sazio e domo, ha prodotto la proliferazione della sanità privata a discapito di quella pubblica, la disparità di accesso alle cure mediche e la migrazione sanitaria”. E’ quanto scrivono, in una nota, i cittadini catanzaresi promotori della manifestazione.
Negli ultimi giorni è, poi, esplosa la questione sanità: le disastrose omissioni imputabili all’ex commissario Cotticelli non possono e non devono costituire l’alibi o il salvacondotto di chi realmente ha distrutto la sanità pubblica calabrese: la nostra (ahinoi!) classe dirigente. Lo “scaricabarile” in atto sul tema, dunque, è non solo inaccettabile, ma anche ipocrita. Il commissariamento, in corso, non ha estirpato la malapolitica dall’attività gestionale della sanità. Il clientelismo parassitario, mai sazio e domo, ha prodotto la proliferazione della sanità privata a discapito di quella pubblica, la disparità di accesso alle cure mediche e la migrazione sanitaria”. E’ quanto scrivono, in una nota, i cittadini catanzaresi promotori della manifestazione.
“Rivendichiamo il diritto di vivere”
“Oggi, rientrando nella zona rossa, non facciamo altro che pagarne le ulteriori conseguenze. Il diritto alla salute viene prima di tutto. Il Covid-19 esiste ed uccide e contestualmente le altre patologie continuano a mietere vittime. Noi rifiutiamo di sopravvivere e rivendichiamo il diritto di vivere. Ecco perché – continua la nota – non ci appassiona il braccio di ferro in corso tra Regione e Governo. Pretendiamo interventi veloci, mirati ed equi che coniughino la tutela della salute pubblica con quella del reddito, con un’attenzione particolare alle piccole imprese, agli artigiani ed ai commercianti, che rappresentano il cuore del nostro tessuto sociale ed economico. Alla luce di tutto ciò rifiutiamo tanto che la gestione della sanità venga affidata al negazionista Zuccatelli quanto che la nostra regione sia scenario di poco credibili spot elettorali.
Vogliamo che ogni singola decisone all’interno del comparto sanitario sia sottesa solamente da merito e professionalità. Siamo scesi in piazza. Senza colori, senza vessilli. Tutti con storie diverse, figli di un sentire differente. Siamo scesi in piazza animati da un furore corale, da una voglia di riscatto comune e dalla ferma volontà di non voler cedere, né come singoli né come comunità. Siamo scesi in piazza perché non possiamo curarci, perché non possiamo lavorare, perché i politici che abbiamo eletto e che dovrebbero rappresentarci nulla hanno fatto affinché questo non accadesse. Siamo scesi in piazza – concludono i cittadini – perché proveniamo da un passato di tenebre, ma vogliamo un futuro di speranza. Siamo scesi e scenderemo in piazza, ancora, fin quando le cose non cambieranno”.