Psicologi nelle scuole per supportare gli alunni: “L’Italia è in ritardo”

Lo afferma il presidente del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi, David Lazzari, dopo l'ultimo episodio di violenza
Psicologi nelle scuole per supportare gli alunni: "L'Italia è in ritardo"

“Siamo pronti ad entrare nelle scuole per assicurare una funzione essenziale di supporto al sistema scolastico, rendendo così strutturale la presenza dello psicologo a scuola dopo l’esperienza pilota fatta in emergenza durante la pandemia. Su questo l’Italia è in ritardo”. E’ quanto afferma all’Ansa il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, David Lazzari, dopo l’ultimo episodio di violenza da parte di un giovane studente ad Abbiategrasso e le parole del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha sottolineato la necessità della figura dello psicologo negli istituti scolastici.

La forza numerica c’è, ha affermato Lazzari: “In Italia abbiamo 125mila professionisti iscritti all’ordine, quindi disponiamo di un numero adeguato di psicologi che possono intervenire, e molti di questi hanno già maturato un’esperienza sul campo”. Negli anni scolastici 2020-21 e 2021-22, durante la pandemia, infatti, ricorda, “è stato siglato un protocollo con il ministero dell’Istruzione per l’attivazione di consulenze psicologiche nelle scuole ed il 70% delle scuole lo ha fatto, con risultati positivi. Nel 2022 il protocollo non è stato rinnovato. Ora, però, è necessario passare da una presenza emergenziale dello psicologo a scuola ad una sua presenza strutturale”.

La forza numerica c’è, ha affermato Lazzari: “In Italia abbiamo 125mila professionisti iscritti all’ordine, quindi disponiamo di un numero adeguato di psicologi che possono intervenire, e molti di questi hanno già maturato un’esperienza sul campo”. Negli anni scolastici 2020-21 e 2021-22, durante la pandemia, infatti, ricorda, “è stato siglato un protocollo con il ministero dell’Istruzione per l’attivazione di consulenze psicologiche nelle scuole ed il 70% delle scuole lo ha fatto, con risultati positivi. Nel 2022 il protocollo non è stato rinnovato. Ora, però, è necessario passare da una presenza emergenziale dello psicologo a scuola ad una sua presenza strutturale”.

“Il momento del fare”

“È il momento del fare: che il malessere dei ragazzi sia a livelli drammatici – osserva Lazzari – lo dimostrano decine di ricerche. I dati ci dicono che disturbi e disagio sono aumentati in maniera preoccupante, anche a causa della pandemia”. In questo quadro, “gli psicologi possono aiutare il sistema scuola a intercettare precocemente le situazioni di disagio e possono fornire un primo aiuto e un ascolto, facendo rete con i servizi sanitari se necessario, non avendo una funzione di cura in senso stretto. La nostra azione è infatti quella di intercettare le situazioni a rischio ma anche quella di avviare un’azione diffusa di prevenzione”. Attualmente, “tutti i paesi occidentali hanno un servizio di psicologia scolastica. D’altronde, già negli anni ’90, la stessa Oms aveva raccomando ai paesi di inserire la psicologia nelle scuole. L’Italia – conclude il presidente degli psicologi – su questo fronte è ancora indietro”. 

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