La conferenza stampa

“Pubblica amministrazione asservita ai clan”, Gratteri spiega i rapporti tra ‘ndrangheta e politica

La bufera giudiziaria ricostruisce un sistema di potere politico-clientelare che va dal 2014 al 2020 chiamando in causa Oliverio e compagni

“Abbiamo arrestato 41 presunti innocenti. A vario titolo contestiamo l’associazione mafiosa, l’associazione a delinquere e tutta la gamma di reati che riguardano la pubblica amministrazione. Tranne la prostituzione, c’è praticamente tutto”. Nicola Gratteri sintetizza con queste parole l’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e condotta sul campo dai carabinieri del Ros che ha portato all’esecuzione di 43 misure cautelari. L’epicentro del nuovo terremoto giudiziario che colpisce la Calabria è la provincia di Crotonese. L’indagine si muove su due fronti convergenti: gli affari della ‘ndrangheta e gli appetiti clientelari della politica. L’arco temporale parte dal 2014 e si conclude nel 2020. “La Pubblica amministrazione – denuncia Gratteri – era asservita alla ‘ndrangheta e in rapporti diretti con la politica regionale che aveva un ruolo attivo, apicale, dominante”.

“Pubblica amministrazione corrotta e condizionata”

“Pubblica amministrazione corrotta e condizionata”

Gli anni oggetto dell’inchiesta chiamano in causa gli allora vertici del Partito democratico: l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio indagato per associazione a delinquere aggravata dalle modalità mafiose, gli ex assessori regionali Nicola Adamo e Antonietta Rizzo, l’ex consigliere regionale Seby Romeo. Nomi “eccellenti” tra i 123 indagati: Enzo e Flora Sculco, padre e figlia, ex consiglieri regionali, figure di punta della politica crotonese, Giovanni Mazzei, attuale presidente dell’Ance di Crotone, Giancarlo Devona, ex assessore comunale, ex capo gabinetto di Mario Oliverio, già segretario particolare del consigliere regionale Ernesto Alecci e anche candidato non eletto nella lista del Pd alle ultime elezioni Comunali di Catanzaro. E ancora l’ex direttore amministrativo dell’Asp di Crotone Francesco Masciari, i fratelli Gianni e Raffaele Vrenna, imprenditori ma anche proprietari del Crotone calcio, l’attuale sindaco di Rocca di Neto Alfonso Dattolo. Una lista lunghissima. “Si è trattato di un’indagine particolarmente complessa – ha spiegato Gratteri in conferenza stampa – che ha visto oltre cento indagati contemporaneamente. Ci siamo trovati di fronte a una ‘ndrangheta di serie A, a una Pubblica amministrazione corrotta e pesantemente condizionata, nelle scelte, in particolare in tutta l’area di Crotone, dal Comune a quegli enti che si erano interessati di togliere l’amianto dall’area industriale di Crotone o di chiedere soldi per ristrutturare una parte di Capo Colonna. Parliamo di appalti che dal 2014 al 2020 mostrano un rapporto continuo tra la politica, gli amministratori e i faccendieri che si interessavano di ottenere pacchetti di voti in cambio di assunzioni con facilità e arroganza”.

L’asse Italia-Germania

L’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta dal procuratore Nicola Gratteri, ha registrato l’importante contributo, profuso in pregresse investigazioni, per il filone politico amministrativo, da parte del Centro operativo di Catanzaro della Direzione investigativa antimafia e da parte del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro del Comando tutela dell’ambiente e della transizione ecologica dei Carabinieri e, per il filone relativo alla criminalità organizzata, da parte delle Squadre mobili di Crotone e Catanzaro. L’inchiesta è stata infatti avviata dalla Polizia, proseguita e completata dai reparti speciali del Ros. Fondamentale la sinergia tra la Procura di Catanzaro e quella tedesca di Stoccarda che ha consentito di svolgere, contemporaneamente ed in collegamento, le indagini nei due Paesi, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte attività investigative.  Eurojust, attraverso il membro nazionale italiano, ha garantito un costante raccordo operativo con l’Autorità giudiziaria straniera coinvolta, oltre che mediante la costituzione della squadra investigativa comune, anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale. Le attività investigative, coordinate in ambito internazionale da Eurojust, sono state condotte in cooperazione con la Polizia Federale Tedesca – BKA e supportate da Interpol- progetto I-CAN, e da Europol.

Tutti gli affari della locale di Papanice

L’attività investigativa riguardante il versante ‘ndranghetistico è stata avviata nel 2018 dal Raggruppamento ed è stata incentrata sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico/imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice (Crotone) al cui vertice si pone la famiglia Megna. In tale quadro, sono stati raccolti gravi indizi in ordine alla individuazione del vertice dell’articolazione territoriale della ‘ndrangheta nella persona di Domenico Megna, ritenuto, sempre attraverso la raccolta di indizi, essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Sarcone, commesso per riaffermare la propria supremazia all’indomani della sua scarcerazione. Delineati anche i molteplici interessi illeciti degli esponenti della locale di Papanice nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza – security e del gaming attraverso l’imposizione di video-poker alle sale scommesse e/o la loro gestione tramite prestanomi. Interessi che hanno travalicato i confini della Calabria, interessando le province di Parma, Milano e Verona ove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra che operavano per conto della cosca dei “Papaniciani”. La cosca, avvalendosi del supporto di hacker tedeschi, sarebbe riuscita a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente sia operando su piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati ad hoc utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del Pos.

I condizionamenti su Comune, Provincia e Asp di Crotone

Sul fronte politico amministrativo, il Ros ha poi svolto accertamenti, che hanno permesso la raccolta di gravi indizi di colpevolezza in ordine alla esistenza di un’associazione per delinquere, costituita da pubblici amministratori, imprenditori ed intermediari, alcuni dei quali in rapporti con la cosca dei “papaniciari”, in grado di condizionare, allo stato delle conoscenze, le scelte degli Enti pubblici crotonesi (Comune, Provincia, Aterp e Asp) relativamente a nomine di dirigenti, conferimento di incarichi professionali, appalti e affidamenti diretti. Per quanto concerne l’amministrazione comunale di Crotone, tra le altre, gli indizi hanno rappresentato ingerenze del sodalizio nell’assunzione clientelare di personale, nelle società partecipate Crotone Sviluppo e Akrea, nonchè il condizionamento di appalti pubblici e del procedimento di affidamento diretto di lavori e di fornitura di servizi. Nell’ambito dell’amministrazione provinciale di Crotone gli indizi hanno permesso di delineare turbative nel procedimento di affidamento diretto relativi a lavori di manutenzione e messa in sicurezza di strade provinciali e siti di interesse oggetto di riqualificazione ambientale. Mentre per l’Aterp e l’Asp il compendio indiziario ha profilato alterazioni dei processi decisionali per la nomina di figure apicali in grado di favorire gli interessi del sodalizio, condizionamenti della procedura di scelta di immobili da locare, di appalti e affidamenti diretti per la manutenzione di immobili e la fornitura di servizi. “Abbiamo documentato – ha rimarcato il comandante del Ros Pasquale Angelosanto – una serie di illecite ingerenze in una serie di enti: il Comune di Crotone, le partecipate, la Provincia di Crotone soprattutto per quanto riguarda il settore ‘strade e viabilità’, l’Aterp regionale, l’Azienda sanitaria provinciale di Crotone. Tutto serviva per ottenere pacchetti di voti. Favori in cambio di voti“.

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