Puccio (PD): “Quale riforma? Roma continua ad accentrare”

Articolato intervento di Giovanni Puccio, responsabile organizzativo del PD Calabria in merito alle recenti novità in materia sanitaria.

Avevamo ragione noi. Il cosiddetto “Decreto Calabria” approvato dal Consiglio dei Ministri altro non è che la continuazione di una politica accentratrice che, a parole, si ispira al regionalismo e alla legislazione convergente ma che, nei fatti, perpetua invece un pesante commissariamento nel delicato settore della sanità pubblica che non trova uguali nella storia nazionale.

Avevamo ragione noi. Il cosiddetto “Decreto Calabria” approvato dal Consiglio dei Ministri altro non è che la continuazione di una politica accentratrice che, a parole, si ispira al regionalismo e alla legislazione convergente ma che, nei fatti, perpetua invece un pesante commissariamento nel delicato settore della sanità pubblica che non trova uguali nella storia nazionale.

Non sono bastati dieci anni di surroga della gestione della sanità calabrese per capire che il metodo era sbagliato? Eppure è lo stesso ministro della Salute che ha più volte ribadito, per giustificare il provvedimento da Lei sostenuto, che le spese sono fuori controllo e nemmeno i Livelli essenziali di assistenza sono garantiti.

Ma questi appunti il Governo dovrebbe farli a sé stesso visto che dal 2009 la politica e la gestione sanitaria calabrese è stata in mano ad un commissario straordinario nominato dall’esecutivo nazionale.

Allora, ancora una volta, affermiamo che il decreto speciale approvato è contro la Calabria e, viste le premesse, si dimostrerà inefficace affossando ogni ulteriore speranza di risollevare un comparto così significativo per la qualità della vita dei calabresi.

Sfugge, quindi, ad ogni logica delle persone intellettualmente oneste la ratio del provvedimento che non addebita alcune colpa ai soggetti istituzionali nominati dal Governo e che hanno gestito, fra mille polemiche e proteste, la sanità in questa regione, per riversarle solo sull’Esecutivo regionale.

Il ministro della Salute non ha espresso una sola parola di biasimo per coloro i quali da commissari hanno portato la Calabria in queste condizioni. Il suo è uno strabismo politico che è palesemente strumentale.

Ora pensa, assieme al governo, di risolvere i problemi che loro stessi hanno creato riproponendo la prosecuzione del commissariamento, anzi rafforzandone i poteri senza, comunque, che vengano resi noti programmi e progetti di gestione ed organizzazione. Un nuovo salto nel buio.

Non abbiamo certo bisogno proprio noi di ricordare che il ricorso al commissariamento è una soluzione di assoluta straordinarietà che deve partire da dati di fatto incontrovertibili e che deve essere precisato nella sua temporalità.

Questa non è una valutazione politica ma semplicemente il rispetto delle normative nazionali che, invece, da nove anni vengono completamente stravolte per la Calabria.

Come non rimarcare, inoltre, il fatto che prima dell’approvazione del decreto il Ministero dell’Economia  non abbia voluto ascoltare e verificare nell’apposito ‘Tavolo di verifica congiunta’  la relazione integrativa del Dipartimento regionale della Salute dalla quale di fatto un risultato in equilibrio economico.

Dati che smentiscono lo sforamento dei parametri del deficit ed eviterebbero ogni blocco di turnover e consentirebbero l’assunzione di migliaia di persone nelle strutture pubbliche decimate da nove anni di tagli assurdi e penalizzanti per gli operatori del servizio sanitario regionale e per tutti i calabresi.

L’accanimento con cui si sta operando in Calabria, è la dimostrazione più evidente di quale politica, su scala nazionale, il governo di legisti e cinquestelle ha intenzione di adottare se passerà la loro idea di regionalismo differenziato.

Infatti non si stanno affrontando i temi della riforma, della territorialità, della prevenzione rispetto alle patologie tipiche della Calabria, dove c’è prevalenza di popolazione anziana, ma si stimolerà l’emigrazione sanitaria a vantaggio del regioni del nord che, non paghe dei 300 e passa milioni che ogni anno vanno a coprire le degenze di calabresi, adesso chiederebbero un ulteriore premio con la complicità del governo nazionale.

*Giovanni Puccio – Responsabile organizzativo PD Calabria

redazione Calabria7

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