Querelle Regione-Muccino, Pitaro: “Come si è arrivati a impegnare 1,6 milioni per un corto di 6 minuti?”

assoluzione Pitaro

“Si apprende di un contenzioso avviato dalla Regione con il regista Gabriele Muccino a proposito del cortometraggio  ‘Calabria, terra mia’ che ha suscitato, nei mesi scorsi, un vespaio polemico sia per il costo (un milione e 600mila euro) che per la qualità, giudicata inadeguata a rappresentare la Calabria”. È quanto sostenere il consigliere regionale, Francesco Pitaro, che continua: “Non entro nelle ragioni della Regione che, a quanto pare, non intenderebbe erogare alla società di produzione ‘Viola Film’ l’importo stabilito, in quanto l’autore avrebbe compromesso l’esclusiva prevista dal contratto. Tuttavia, al di là della specifica querelle, sarebbe gradita una riposta all’interrogazione da me presentata il 23 ottobre 2020 che – sebbene con tre mesi di ritardo e dunque oltre ogni limite (20 giorni) previsto da Statuto e Regolamento regionali –  potrebbe diradare ombre e sospetti sulle procedure amministrative utilizzate allo scopo”.

“È un diritto dei calabresi – conclude Pitaro – sapere quali criteri sono stati adottati per perfezionare la relativa procedura amministrativa e come si è giunti a definire la spesa di 1,6 milioni di euro per un ‘corto’ di appena sei minuti. I quesiti posti nell’interrogazione erano: a) quali obiettivi la Regione si proponeva di conseguire commissionando l’opera; b) se detti obiettivi discendono da desideri astratti o, invece, sono l’esito della consultazione formale di competenze specifiche; c) se l’opera, così come realizzata, è considerata coerente con gli obiettivi; d) nel caso anche la Giunta regionale rilevasse difformità fra gli obiettivi e il risultato (che ha fatto infuriare la Calabria), quali azioni si intendono intraprendere per tutelare gli interessi della Regione e garantire che il danaro pubblico sia stato correttamente e bene utilizzato; e) come si è pervenuti alla quantificazione della spesa: la proposta è stata valutata tecnicamente in base a indagini di mercato o altre modalità di cui c’è traccia formale o la si è accettata sic et simpliciter; f) in base a quali parametri e/o valutazioni, se non dovesse esserci stato alcun ricorso a consulenze specifiche, il responsabile del relativo procedimento amministrativo ha reputato congrua la somma di un milione e 600mila euro per sei minuti reali di filmato; g) se la Regione intende proporre azioni dirette a ottenere la restituzione dei soldi pubblici e, se  sì, come intende farlo”.

“È un diritto dei calabresi – conclude Pitaro – sapere quali criteri sono stati adottati per perfezionare la relativa procedura amministrativa e come si è giunti a definire la spesa di 1,6 milioni di euro per un ‘corto’ di appena sei minuti. I quesiti posti nell’interrogazione erano: a) quali obiettivi la Regione si proponeva di conseguire commissionando l’opera; b) se detti obiettivi discendono da desideri astratti o, invece, sono l’esito della consultazione formale di competenze specifiche; c) se l’opera, così come realizzata, è considerata coerente con gli obiettivi; d) nel caso anche la Giunta regionale rilevasse difformità fra gli obiettivi e il risultato (che ha fatto infuriare la Calabria), quali azioni si intendono intraprendere per tutelare gli interessi della Regione e garantire che il danaro pubblico sia stato correttamente e bene utilizzato; e) come si è pervenuti alla quantificazione della spesa: la proposta è stata valutata tecnicamente in base a indagini di mercato o altre modalità di cui c’è traccia formale o la si è accettata sic et simpliciter; f) in base a quali parametri e/o valutazioni, se non dovesse esserci stato alcun ricorso a consulenze specifiche, il responsabile del relativo procedimento amministrativo ha reputato congrua la somma di un milione e 600mila euro per sei minuti reali di filmato; g) se la Regione intende proporre azioni dirette a ottenere la restituzione dei soldi pubblici e, se  sì, come intende farlo”.

“In ogni caso, rassicurati che l’ingente somma non è stata erogata, un’informativa esaustiva sull’intera vicenda – conclude Pitaro – sarebbe benaccetta. Non fosse altro che per rendere partecipe la Calabria di una vicenda impostata male e che però, grazie all’attenzione successiva della Regione, può chiudersi con un certo sollievo”.

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