di Gabriella Passariello- Dodici condanne sono state chieste nei confronti di altrettanti imputati, tra personale dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia, funzionari, dirigenti dell’Asp del capoluogo calabrese e società, che erogano servizi sanitari o di ambulanza, articoli medicali e ortopedici, servizi di pompe funebri, coinvolti nella duplice inchiesta della Dda di Catanzaro Quinta Bolgia e Gerione, scattata il 12 novembre 2018 in esecuzione di 24 misure cautelari. La Procura in particolare ha invocato per l’ex dg dell’Asp di Catanzaro Giuseppe Perri, 1 anno e 4 mesi e mille euro; per l’allora direttore amministrativo Giuseppe Pugliese 8 mesi di reclusione e 800euro; per Pietro Putrino, 14 anni, per Diego Putrino (39 anni) 11 anni; per Diego Putrino (53 anni), 11 anni; per Vincenzo detto “Enzino” Torcasio, 10 anni e 10 mesi di reclusione; per Silvio Rocca, 12 anni; per Ugo Bernardo Rocca, 12 anni; per Franco Antonio Di Spena, 6 anni; per Roberto Frank Gemelli, 3 anni e 4 mesi; per Sebastiano Felice Corrado Mauceri, 3 anni e 4 mesi. Il pm ha chiesto per la società “La Pietà Putrino srl” la condanna per gli illeciti amministrativi. Si ritornerà davanti al gup Paola Ciriaco il prossimo 26 marzo. Sono stati invece, già rinviati a giudizio Eliseo Ciccone 68 anni, di Albi; Pietro Rocca, 65 anni, di Sambiase; Croce Rosa Putrino srl; La Pietà Putrino srl; Putrino Service srl; Rocca Servizi sas di Pietro Rocca; Rocca snc di Silvio Rocca; associazione Croce Bianca di Lamezia, mentre sono stati prosciolti invece in udienza preliminare l’ex consigliere Luigi Muraca e Tommaso Antonio Strangis.
Le accuse
Le accuse
Gli imputati a vario titolo rispondono di associazione a delinquere di stampo mafioso, turbata libertà dell’industria o del commercio, frode nelle pubbliche forniture, illecita concorrenza con minaccia o violenza, abuso di ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, peculato e induzione indebita a dare o promettere utilità.
L’inchiesta e l’illecita concorrenza
Al centro dell’inchiesta della Dda due gruppi imprenditoriali, i Putrino e i Rocca legati alla cosca confederata Iannazzo- Cannizzaro- Daponte, che si sarebbero accaparrati negli anni il mercato delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, delle onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue, escludendo dal mercato le altre ditte, operando attraverso un’illecita concorrenza e cercando di turbare, mediante atti illeciti la regolarità delle gare di affidamento delle ambulanze. Pietro Putrino, Diego Putrino (53 anni), Vincenzo Torcasio, Luigi Muraca, Giuseppe Pugliese, Giuseppe Perri, Eliseo Ciccone, avrebbero turbato il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando, (il cui iter avrebbe avuto decorrenza dal 26 marzo 2015) sull’affidamento del servizio ambulanze, occasionale o su chiamata del 118 dell’Asp di Catanzaro. Giuseppe Pugliese, secondo le ipotesi di accusa, nella sua qualità di direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria di Catanzaro, avendo in ragione del suo ufficio la disponibilità della macchina Golf Wolkswagen e del relativo autista, se ne sarebbe appropriato per scopi privati. Eliseo Ciccone, in qualità di pubblico ufficiale, direttore della Unità operativa Suem 118, centrale operativa di Catanzaro, avrebbe abusato della sua funzione relativamente alla corretta esecuzione del servizio di autoambulanza, servizio affidato alla Ats Croce bianca, inducendo Strangis in qualità di rappresentante legale e amministratore di fatto della Ats Croce Bianca a dare o a promettere indebitamente utilità. Strangis, infatti, avrebbe spedito un pacco di circa 20 chili alla figlia di Ciccone, nella sua residenza di Milano.
Lo scambio di favori con la ‘ndrangheta
Pietro Putrino, in qualità di capo indiscusso dell’omonimo gruppo imprenditoriale, riconducibile alla famiglia di ‘ndrangheta Iannazzo confederata con le famiglie Cannizzaro-Daponte, in diretto contatto con il capo cosca Vincenzino Iannazzo, dopo l’esecuzione dell’operazione Andromeda, avrebbe assunto una propria autonomia di azione, mantenendo alta la tensione concorrenziale col gruppo Rocca. Sarebbe ricorso anche alla assunzione di persone con rapporti di parentela con la criminalità organizzata lametina, quali Pierdomenico Iannazzo, figlio del capocosca Francesco, alias “Cafarone”, nonché di Luigi Notarianni, figlio di Aldo, detto “Piluosci”, per mantenere la propria posizione dominante nel settore e salvaguardare i propri interessi economici, a discapito dell’economia di libero mercato. Pietro Putrino inoltre avrebbe amministrato la “cassa comune” nella quale sarebbero confluiti i proventi derivanti dall’attività dell’illecita concorrenza. Da questa cassa venivano dati, secondo la Dda, i compensi illeciti a ciascun dipendente che con violenza o minaccia procurava committenze di onoranze funebri o forniture sanitarie per il gruppo imprenditoriale Putrino, a discapito della concorrenza di libero mercato. Putrino sarebbe risultato essere il promotore insieme con Vincenzo Torcasio ed altri della turbativa della gara di appalto per l’affidamento del servizio ambulanze grazie all’intermediazione del consigliere Muraca. Accusa nei confronti di questo ultimo, venuta meno alla luce della decisione di proscioglimento del gup.