di Alessandro Manfredi – Una legge che, forse, non vedrà mai la luce. Il motivo è semplice, troppi interessi legati a chi, senza alcun rispetto delle regole, pratica l’attività in modo abusivo e illegale, magari con la protezione di qualche politico, che ha tutto l’interesse a tutelare i voti che giungono da questi settori.
Stiamo parlando della legge regionale che disciplina il settore funebre, che ieri era al punto 5 dell’ordine del giorno dell’assemblea del Consiglio regionale. Un testo di Legge pronto da mesi, che però, una volta per un impedimento, la volta successiva per un altro ancora, non trova mai la luce. Una legge che darebbe ordine al settore, uno di quelli dove la ‘ndrangheta e la malapolitica hanno da sempre messo le mani e, fino a legge avuta, così sarà.
Stiamo parlando della legge regionale che disciplina il settore funebre, che ieri era al punto 5 dell’ordine del giorno dell’assemblea del Consiglio regionale. Un testo di Legge pronto da mesi, che però, una volta per un impedimento, la volta successiva per un altro ancora, non trova mai la luce. Una legge che darebbe ordine al settore, uno di quelli dove la ‘ndrangheta e la malapolitica hanno da sempre messo le mani e, fino a legge avuta, così sarà.
A Calabria 7 parla il portavoce regionale della Cosifit (comitato impresari funebri), Rocco Caliò.
“La nostra protesta – racconta Caliò – nasce dal 2016, fino a ieri, quando una rappresentanza del settore è giunta a Palazzo Campanella per ricevere quanto promesso dai politici, per risolvere la questione. Infatti, in O.D.G. era prevista la discussione ed il voto della legge regionale n.439/19 a firma Giudiceandrea. Si tratta di una legge che si ricollega agli ultimi episodi avvenuti in Calabria ovvero al commissariamento per infiltrazioni mafiose dell’ASP di CZ e di altri eventi delittuosi verificatosi nelle altre province dell’intera regione ed in particolar modo nella Locride.
Ci sono imprese che vivono nell’illegalità e nell’abusivismo. La politica ha garantito che si sarebbe approvata la legge. Tuttavia, nonostante la nostra presenza, è accaduto qualcosa di anomalo. E lo avevamo percepito all’uscita delle commissioni. Poi le pressioni del consigliere Nucera a far slittare l’approvazione al prossimo consiglio, nonostante le richieste dei consiglieri Bova, Giudiceandrea e Mirabello, a favore dell’approvazione. Ed abbiamo assistito ai giochini della politica, perché prima hanno chiesto l’inversione dell’odg, poi hanno affrontato il Corap ed infine, via, i consiglieri lasciano l’aula e costringono lo slittamento del consiglio regionale per mancanza del numero legale”.
Trucchi di magia, insomma, ma queste procedure sono note, in quanto i politici spesso portano l’acqua al mulino dei propri interessi e su quanto scritto non si ha timore di essere smentiti. La procedura è sempre uguale, quando in consiglio regionale non devono passare certe cose, alla fine non passano. E così è stato anche ieri con la legge n.439/19.
“L’intenzione è temporeggiare, – prosegue Caliò – tanto i consigli regionali stanno finendo. Hanno preferito rinviare tutto il consiglio regionale, con una scusa, quando i politici hanno interessi diretti escono dall’aula e il numero legale non c’è più. Però, ora siamo indignati, perché eravamo lì, abbiamo perso una giornata e non ci hanno neppure considerato, anzi, ci hanno preso in giro. Per questo ho già richiesto autorizzazione alla Questura di Reggio perché il prossimo 30 ottobre, giorno in cui è slittato il Consiglio, bloccheremo le strade e palazzo Campanella.
Il comitato, infatti, ritiene opportuno per il rispetto dell’intero settore e dei cittadini che usufruiscono del loro servizio nei momenti più delicati della propria sfera familiare di manifestare pubblicamente con un corteo pacifico di auto funebri e con tutti i nostri dipendenti sotto la sede del consiglio regionale per capire una volta per tutte da che parte sta la “politica sana” calabrese per esternare pubblicamente il reale interesse delle Lobby che in maniera del tutto oscura continuano a pressare i banchi della politica affinché questo testo non venga approvato” – conclude il portavoce regionale della Cosifit, Rocco Calió.
Redazione Calabria 7