Il Ministero della Salute dedica una pagina del proprio sito al problema del randagismo, evidenziando la necessità di attuare un’attività di prevenzione per tre motivi: implicazioni sanitarie, benessere dell’animale e sicurezza pubblica. Quest’ultimo caso riporta al collegamento con l’aggressione mortale subita dalla ventenne Simona Cavallaro, giovedì scorso, in un’area pic-nic del Catanzarese. L’aggressione sarebbe avvenuta da parte di alcuni cani a guardia di un gregge, ma la cronaca quotidiana riporta decine di situazioni simili soprattutto al Sud, dove il fenomeno del randagismo è più avvertito.
Proprio in Calabria, da due anni, il Movimento Onda Calabra Animalista continua la sua battaglia contro quello che definisce “il disinteresse e l’inerzia della sanità e della Regione Calabria in materia di randagismo”. L’associazione ha evidenziato come siano state tenute diverse riunioni sia con l’ufficio del commissario della sanità calabrese che con la stessa Regione, giungendo alla stesura di un Piano Strategico contro il randagismo, che “inspiegabilmente ancora oggi non è stato approvato e senza il quale, di fatto, l’applicazione della Legge 281/1991 rimane disattesa”.
Proprio in Calabria, da due anni, il Movimento Onda Calabra Animalista continua la sua battaglia contro quello che definisce “il disinteresse e l’inerzia della sanità e della Regione Calabria in materia di randagismo”. L’associazione ha evidenziato come siano state tenute diverse riunioni sia con l’ufficio del commissario della sanità calabrese che con la stessa Regione, giungendo alla stesura di un Piano Strategico contro il randagismo, che “inspiegabilmente ancora oggi non è stato approvato e senza il quale, di fatto, l’applicazione della Legge 281/1991 rimane disattesa”.
In effetti, gli episodi si moltiplicano. In Campania, dove esiste una legge per la prevenzione del randagismo, sono sempre di più i casi. Lo scorso anno, a Salerno, una donna è stata aggredita da un cane randagio che prima ha morso il cane che la malcapitata portava al guinzaglio e poi si è scagliato contro la donna prima di fuggire. Pochi mesi fa padre e figlio sono stati azzannati da un cane a Maddaloni, decidendo di chiedere il risarcimento danni al Comune. L’animale di grossa taglia vagava senza metà e avrebbe aggredito anche altre persone.
In Sicilia, lo scorso luglio, un dirigente del Comune di Noto e il gestore di un rifugio per cani sono stati denunciati dalla polizia rispettivamente per omissione di atti d’ufficio e abuso d’ufficio e il secondo per omissione di atti d’ufficio. Secondo gli agenti del commissariato di polizia, nonostante le decine di segnalazioni sulla presenza di cani randagi, piuttosto aggressivi, nei pressi di una scuola e di un ospedale, non avrebbero esercitato alcuna attività.
Anche in Puglia esiste una legge che disciplina la problematica del randagismo, eppure le aggressioni non mancano. Durante questa estate, nel Comune di Trinitapoli, provincia di Barletta Andria Trani, è stato necessario programmare un intervento di accalappiamento dei cani dopo una serie di aggressioni nei confronti dei cittadini. In quell’occasione, l’assessore comunale con delega al randagismo ha evidenziato: “I tempi burocratici spesso purtroppo travalicano le esigenze contingenti, ma tra Enti funziona così: la nostra pur tempestiva richiesta d’intervento è stata esaudita solo ieri, purtroppo fatalmente poche ore dopo un nuovo episodio di aggressione. I cani sono stati affidati ai centri indicati dall’Asl secondo la disponibilità nella Bat”.
“Regioni adottino un programma di prevenzione”
C’è, dunque, una macchina complessa e non sempre ben oleata dietro il sistema di gestione del randagismo, oltre a un business non indifferente. Le associazioni animaliste hanno spesso denunciato la gestione irregolare dei canili che ospitano poi gli stessi animali randagi. Molte anche le critiche rivolte alle istituzioni. Dopo il caso di Catanzaro, l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), ha denunciato: “Le Regioni sono tenute, sentite le associazioni, ad adottare un programma di prevenzione del randagismo, ma i fondi per la lotta al randagismo non sono mai sufficienti a lenire questa grave piaga sociale.
Il randagismo non si crea da sé: questa piaga sociale, molto grave in Italia e soprattutto nel Meridione, è determinata dagli scellerati abbandoni e dalle Amministrazioni locali che troppo spesso – ha concluso l’Oipa – girano la testa dall’altra parte, invece di sterilizzare, accogliere e promuovere le adozioni”.