Ragazzo lasciato fuori da un locale, la mamma: “Cacciato perché ha la pelle scura”

L’Associazione Mamme per la Pelle: “Con lui altri 15 ragazzini di colore, esempio di profilazione razziale”
discoteche chiuse

Il 12 agosto “un 16enne di colore non è stato fatto entrare nel locale dove si teneva un concerto rap a Marina di Ravenna”. La denuncia arriva da Gabriella Nobile, fondatrice dell’associazione “Mamme per la pelle”, secondo cui sono stati lasciati fuori altri due ragazzi di colore e un gruppo di nordafricani. “Faremo un esposto in Procura. L’avvocato Alessandra Ballerini, specializzata in diritti umani e immigrazione, si occuperà di questa vicenda”, ha detto la Nobile. la replica del locale è affidata al legale Paola Bravi: “Non c’entra il colore della pelle, il ragazzo aveva già creato problemi”.

La telefonata ai genitori 

“Procederemo assolutamente con un esposto e speriamo che il locale possa chiudere per un po’”, ha spiegato la Nobile. Il 16 enne lasciato fuori dal locale “è un ragazzo emiliano-romagnolo adottato: è stato l’unico del suo gruppo di amici che non è stato fatto entrare, l’unico di colore. Lui ha chiamato i genitori che sono andati sul posto. La mamma è una socia della nostra associazione. Abbiamo in mano una registrazione”, ha aggiunto. E’ stata proprio la mamma del 16enne a vedere, e riferire, che anche un paio di ragazzi, anche loro di colore, e un gruppo di nordafricani sono stati lasciati fuori.

La replica del locale

“E’ vero che il ragazzo di 16 anni non è stato fatto entrare il 12 agosto ma nulla c’entra il colore della sua pelle. Non è stato fatto entrare perché era inserito in una lista di soggetti che hanno creato problemi al locale qualche tempo prima: in modo particolare due settimane fa, è arrivato al locale con alcuni suoi amici in stato alcolemico alterato”, ha detto l’avvocato Paola Bravi che con il collega Emanuele Fregola rappresenta il locale.

“Nessuna discriminazione” 

Il fatto che il ragazzo non sia stato fatto entrare, prosegue Bravi, “nulla ha a che vedere con il colore della pelle, quindi la discriminazione è un’accusa diffamatoria per cui il locale farà sicuramente querela verso questa ricostruzione totalmente strumentale e parziale. Probabilmente l’inserimento in quella lista è stato il motivo che ha fatto scaturire la rabbia del ragazzo e probabilmente anche la versione data alla madre può essere una versione parziale. E’ vero che non è stato fatto entrare ma il colore della pelle non c’entra nulla – conclude il legale – : il locale ha uno staff multietnico, ha utenti multietnici, è un locale perfettamente integrato e inserito”.

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