Rapporto Bankitalia, il Covid “infetta” l’economica calabrese: Pil in caduta libera

La fotografia scattata dalla filiale regionale della Banca d'Italia. Gli effetti catastrofici della pandemia sulle imprese e le famiglie calabresi. Commercio e turismo in ginocchio

di Damiana Riverso – “Sorgi Calabria, se non ora quando?”. E’ l’invito alla ripresa della regione del direttore della filiale di Catanzaro della Banca d’Italia, Sergio Magarelli, che questa mattina ha presentato il rapporto annuale sull’economia della Calabria. “La pandemia ha avuto in Calabria ripercussioni pesantissime sull’economia, sullo stile di vita delle famiglie, sulle aspettative e sugli investimenti degli imprenditori. Ripercussioni sicuramente più pesanti che nel resto d’Italia, in un territorio, il nostro, già provato da anni di crisi. In questo periodo la nostra banca ha continuato a fornire servizi e ascolto del cittadino. Ora è il momento da ripartire dai punti di forza di questa terra: dal patrimonio umano e culturale, senza dimenticare l’importantissimo Piano nazionale di ripresa e resilienza che è un’opportunità di risorse che non possiamo perdere”.

Il Covid e il crollo del Pil in Calabria

Il Covid e il crollo del Pil in Calabria

Secondo il dossier di Bankitalia, le misure di distanziamento, le chiusure delle attività, nonché il clima di paura e incertezza legato alla diffusione della pandemia di Covid-19, hanno avuto pesanti ripercussioni sull’economia calabrese, che si trovava già in una fase di sostanziale stagnazione. Il Pil calabrese in termini reali sarebbe sceso di circa 9 punti percentuali, un dato sostanzialmente in linea con il resto del Paese. La caduta dell’attività economica è stata particolarmente ampia nel primo semestre dell’anno, in connessione anche al blocco più intenso e generalizzato della mobilità. Dopo una ripresa nei mesi estivi, le nuove misure di contenimento introdotte per fronteggiare la seconda ondata pandemica avrebbero determinato una ulteriore contrazione, seppure più contenuta rispetto a quanto osservato in primavera.

Commercio al dettaglio e ristorazione in ginocchio

Il settore più colpito dalla crisi pandemica è stato quello dei servizi privati non finanziari, in particolare i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare e il comparto alberghiero e della ristorazione, su cui ha inciso la caduta delle presenze turistiche. L’attività produttiva si è ridotta in misura più contenuta nelle costruzioni, che hanno in parte beneficiato di una lieve ripartenza del comparto delle opere pubbliche, ancora tuttavia frenata dai tempi lunghi di realizzazione degli interventi. Il brusco calo delle vendite ha accresciuto il fabbisogno di liquidità del sistema produttivo, colmato essenzialmente dai prestiti garantiti dallo Stato e dalle misure di moratoria, che in Calabria sono stati più diffusi della media nazionale. Il sostegno pubblico ha contenuto fortemente l’uscita di imprese dal mercato, anche tra quelle maggiormente indebitate e fragili, la cui condizione rimane più esposta alla velocità di uscita dalla crisi. Circa il 60% delle imprese intervistate ha dichiarato un calo nella spesa degli investimenti che si trovava già a livelli contenuti. Questo limita la crescita e la competitività del sistema regionale. Secondo le stime di Confcommercio, la spesa in termini reali per beni e servizi si sarebbe ridotta di circa il 12 per cento, in linea con il dato nazionale. Sull’andamento ha inciso anche la dinamica dei consumi per beni durevoli. Il settore delle costruzioni ha registrato un calo più contenuto rispetto alle altre attività produttive, avendo beneficiato dell’aumento della spesa per investimenti degli enti locali. Secondo le informazioni fornite dal Cresme, il valore delle nuove gare per opere pubbliche bandite in regione sono state pari a 1,2 miliardi di euro (700 milioni nel 2019). Un maggiore impulso al comparto dei lavori pubblici potrebbe derivare da un’accelerazione nei tempi di realizzazione delle opere. Si spera in un ulteriore crescita anche grazie al bonus 110″

Il turismo

Il Covid ha ovviamente penalizzato anche il settore turistico. Dopo anni di crescita, i flussi presso gli esercizi ricettivi regionali hanno subito una brusca caduta. In base ai dati dell’Osservatorio turistico della Regione Calabria, le presenze nel 2020 sono diminuite di oltre il 50 per cento. Dopo l’azzeramento quasi totale nei mesi del lockdown, con il miglioramento della situazione sanitaria e la rimozione delle restrizioni si è assistito da luglio a un graduale recupero delle presenze di turisti italiani, mentre la forte caduta delle presenze straniere si è  protratta. “Tale parziale recupero – sostiene Bankitalia – ha temporaneamente attenuato l’impatto negativo della crisi sull’ampio indotto di operatori economici delle zone balneari, spesso caratterizzati da un elevato ricorso al lavoro stagionale. A causa della pandemia da Covid-19, lo scorso anno il numero di passeggeri transitati per gli aeroporti regionali si è ridotto di circa il 70 per cento rispetto al 2019. Il calo è stato ancora più marcato per i voli internazionali”.

Il lavoro

Le ricadute della crisi pandemica sul mercato del lavoro sono state rilevanti, annullando il modesto recupero dei livelli occupazionali che si era registrato a partire dal 2016. Il calo delle posizioni lavorative si è concentrato soprattutto tra gli autonomi e i dipendenti a termine, mentre il calo del lavoro dipendente a tempo indeterminato è stato contrastato da un eccezionale aumento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali e dal blocco dei licenziamenti. Gli effetti negativi sono risultati più intensi per le categorie caratterizzate già in precedenza da condizioni sfavorevoli sul mercato del lavoro: i giovani, le donne, le persone meno istruite e i lavoratori autonomi. A soffrire le ricadute della pandemia sono stati anche i lavoratori con i contratti a tempo determinato. Un dato importante è la crescita degli inattivi: chi non lavora e neanche lo cerca. Questa tendenza è comune in tutta Italia, ma quello che rappresenta la criticità della Calabria è che questo dato era già elevato da prima della pandemia. L’emergenza Covid-19 ha inoltre fatto aumentare l’incidenza in tale stato tra gli under 35. “Vi hanno influito verosimilmente – sottolinea Bankitalia – gli ostacoli all’ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani, che avviene generalmente attraverso i contratti a termine”. Il calo dei redditi da lavoro è stato sensibilmente mitigato dall’introduzione di nuove misure di sostegno economico ai lavoratori e alle famiglie, che si sono aggiunte alla Cassa integrazione guadagni e al Reddito di cittadinanza. Ciononostante, la contrazione dei consumi è risultata accentuata, in connessione sia alle difficoltà nella mobilità sia a motivi precauzionali, che si sono riflessi in un netto incremento della liquidità delle famiglie.

Lo smart working

In Calabria tra il secondo e il quarto trimestre del 2020 la percentuale dei lavoratori è stata dell’11%, mentre nel 2019 era 0.7%. Quota comunque inferiore rispetto alla media nazionale. Molto dipende da componenti strutturali del nostro sistema produttivo: la Calabria è maggiormente specializzata in servizi a basso contenuto di conoscenza che sulla base di un indice di telelavorabilità potenziale si prestano meno allo smart working. Inoltre lo smart è più diffuso in paesi di maggiore dimensioni, in Calabria abbiamo piccole imprese. Ha influito negativamente anche la minore digitalizzazione delle imprese e il minore utilizzo e possesso di tecnologia digitale avanzata.

Le famiglie

Secondo le stime di Bankitalia il reddito relativo alle famiglie si è ridotto del 3,3% . Rispetto all’entità della crisi il calo è stato contenuto grazie alle misure di sostegno pubblico. Hanno inciso il reddito di emergenza e la pensione di cittadinanza: il ricorso in Calabria a questo tipo di aiuto economico è stato più elevato che nel resto di Italia e ha riguardato 1 famiglia su 8. In aumento il numero di individui che vivono in un nucleo familiare senza reddito di lavoro, soprattutto per quanto riguarda ai minorenni. Con riferimento alla condizione dei minori in Calabria, nel 2020 la quota degli individui di età inferiore ai 18 anni residenti in nuclei senza redditi da lavoro è salita a circa un quarto del totale. Anche il ricorso alla didattica a distanza
finalizzato al contenimento dei contagi potrebbe aver comportato un peggioramento delle condizioni dei minorenni in termini di inclusione sociale e di ampliamento del divario negli apprendimenti. Sulla base dei dati Invalsi riferiti all’anno scolastico 2018- 19, quasi il 14% degli studenti calabresi al quinto anno della scuola primaria risultava non raggiungibile perché privo di una connessione a internet (12%  in
Italia). Al secondo anno di scuola superiore tale quota era del 5 per cento (3% in Italia)). Già prima della pandemia, inoltre, gli studenti privi delle condizioni di accesso ideali mostravano performance peggiori della media italiana, specialmente nelle scuole secondarie di secondo grado dove il ricorso alla didattica a distanza (DAD) è stato peraltro più frequente. Alle famiglie calabresi nel 2020 sono stati anche destinati circa 34 milioni del Fondo per la solidarietà alimentare, una misura di urgenza istituita a livello nazionale
per fornire aiuti diretti ai nuclei in difficoltà. La somma stanziata per la Calabria corrisponde al 4,3% del totale, superiore alla media italiana in termini pro capite. Nel 2020, secondo le stime di Prometeia, i consumi si sono ridotti dell’11,8% a prezzi costanti rispetto all’anno precedenti. Nel complesso, la dinamica dei consumi è risultata peggiore di quella del reddito, comportando un aumento della liquidità delle famiglie

Enti pubblici e sanità

A causa della crisi pandemica gli enti territoriali calabresi hanno registrato perdite di gettito, che sono state però compensate dai trasferimenti ricevuti dallo Stato, contenendo il rischio di un ulteriore peggioramento
delle loro condizioni di bilancio, già assai fragili. Le risorse straordinarie ricevute, a cui si sono aggiunti i fondi comunitari riprogrammati, hanno consentito soprattutto la realizzazione di misure emergenziali a favore di famiglie e imprese. Durante l’emergenza Covid-19 sono anche aumentate le risorse a sostegno dei
sistemi sanitari regionali, destinate al potenziamento della dotazione di mezzi e organico. La gestione dell’emergenza ha in parte sostituito il carico del sistema sanitario connesso alle prestazioni ordinarie, che si sono ridotte. In prospettiva, parte della domanda sanitaria potrebbe essere soddisfatta attraverso un rafforzamento dell’assistenza territoriale, che in Calabria risulta però attualmente carente sotto vari aspetti. La sanità rappresenta la principale destinazione della spesa primaria corrente della Regione. I dati ancora provvisori forniti dal Ministero della Salute indicano nel 2020 una crescita dei costi della gestione diretta, a fronte di un calo osservato per la spesa convenzionata e accreditata. Nel complesso, i costi sostenuti per i residenti si presentano stazionari, diversamente da quanto osservato nel resto del Paese (dove sono cresciuti del 4%), riflettendo probabilmente la minore mobilità extraregionale passiva e una più contenuta diffusione dei contagi da Covid-19 in regione. In generale, la gestione sanitaria ha risentito dell’evolversi dell’emergenza sanitaria e degli interventi introdotti per farvi fronte. Sull’aumento della spesa
hanno inciso in particolare i maggiori acquisti di beni, soprattutto prodotti farmaceutici e dispositivi medici. La spesa per il personale ha continuato nel complesso a presentare un andamento decrescente (-1,0%),
nonostante il piano di reclutamento straordinario di personale della rete ospedaliera e territoriale realizzato nell’anno. Tale intervento ha consentito di rafforzare temporaneamente la dotazione di personale esistente prima dell’epidemia, che risultava a fine 2019 pari a 116 addetti ogni 10mila abitanti  includendo tutte le forme contrattuali e il personale sia delle strutture pubbliche ed equiparate sia di quelle private convenzionate. Nel corso del 2020 la dotazione del personale sanitario in Calabria è aumentata di quasi 1.270 addetti  di cui circa la metà rappresentata da infermieri e il 24 per cento da medici. Si è trattato in prevalenza di assunzioni con contratti di lavoro a termine o altre forme di lavoro flessibile (circa 90% del totale), mentre quelle a tempo indeterminato sono state più contenute. Anche la dinamica della domanda e dell’offerta dei servizi sanitari è stata condizionata dall’emergenza sanitaria, con il potenziamento delle prestazioni direttamente legate al Covid-19 e il rinvio di quelle non strettamente legate e urgenti. In base alla rilevazione svolta da Agenas sui ritardi di alcune prestazioni, nel primo semestre del 2020 la Calabria ha registrato un calo dei ricoveri complessivi di quasi il 34 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; si tratta prevalentemente di prestazioni afferenti all’area oncologica e cardiocircolatoria. Le prestazioni di specialistica ambulatoriale nei primi nove mesi dell’anno si sono ridotte del 39% circa. Pure l’attività di prevenzione ha subito un forte rallentamento, con una riduzione degli screening effettuati nell’anno superiore a 60 per cento. Il rinvio di tali prestazioni si tradurrà verosimilmente in un maggiore fabbisogno sanitario in futuro al quale potrebbe sommarsi l’ulteriore domanda di prestazioni sanitarie da parte di coloro che hanno contratto il Covid-19.

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