“Nel 2020, anche a causa della pandemia, la povertà assoluta è aumentata sia per le famiglie sia per gli individui: sono oltre 2 milioni le famiglie italiane povere, per un totale di più di 5,6 milioni di persone, di cui oltre 775.000 nelle regioni meridionali, per circa 2,3 milioni di persone”. E’ quanto emerge dal rapporto Svimez sul Mezzogiorno. Al Sud, inoltre, la povertà assoluta è più elevata con un’incidenza del 9,4% fra le famiglie (era l’8,6% nel 2019). La presenza di minori incide in misura significativa sulla condizione di povertà: nel Mezzogiorno il 13,2% delle famiglie in cui è presente almeno un figlio minore sono povere, contro l’11,5% della media nazionale.
Dopo sblocco licenziamenti, in 10mila hanno perso lavoro
Dopo sblocco licenziamenti, in 10mila hanno perso lavoro
Dopo lo sblocco dei primi licenziamenti da fine giugno, sono stati circa 10.000 coloro che hanno perso il lavoro, di cui il 46% concentrato nelle regioni meridionali secondo la stima contenuta nel rapporto.
La quota di donne NEET – ossia che non lavorano e non studiano – è molto elevata nel Mezzogiorno, circa 900mila, con valori intorno al 40% rispetto al 17% della media europea. A conferma della maggiore difficoltà di accesso al mercato del lavoro delle giovani donne nel Mezzogiorno, il tasso di occupazione delle 20-34enni laureate da 1 a 3 anni è appena il 44% nel Mezzogiorno a fronte di valori superiori al 70% nel Centro-Nord. Rispetto al secondo trimestre 2019, l’occupazione femminile nel Sud si è ridotta di circa 120mila unità nel 2021, (-5%, contro -3,3% del Centro-Nord).
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