Operazione “Adorno”: reati contro fauna selvatica, 4 denunce nel Reggino

operazione adorno

In queste ore s’è conclusa l’Operazione Adorno 2020, posta in essere dai militari del Reparto operativo Soarda del Raggruppamento carabinieri Cites.

Da sempre, lo Stretto di Messina è preziosa area per la migrazione degli uccelli. Una “rotta”, quella mediterranea, tremendamente insidiata dai cacciatori di frodo, cui fanno particolarmente gola gli adorni – Pernis Apivorus il nome scientifico di questo falco pecchiaiolo – che tra aprile e maggio vi si concentrano sulla via verso i luoghi di nidificazione, a causa di vecchie favolacce su virilità & dintorni.

Da sempre, lo Stretto di Messina è preziosa area per la migrazione degli uccelli. Una “rotta”, quella mediterranea, tremendamente insidiata dai cacciatori di frodo, cui fanno particolarmente gola gli adorni – Pernis Apivorus il nome scientifico di questo falco pecchiaiolo – che tra aprile e maggio vi si concentrano sulla via verso i luoghi di nidificazione, a causa di vecchie favolacce su virilità & dintorni.

E proprio per l’elevata “attenzione” indebita agli adorni le province di Reggio Calabria e Messina costituiscono uno dei sette blackspot elencati dal Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici.

Naturalmente, che sparare a un adorno possa preservare dalle infedeltà coniugali non è affatto vero; ma che le “doppiette della domenica” costituiscano un pericolo micidiale per questa specie avicola protetta, purtroppo, invece sì.  E molto spesso ci vanno di mezzo anche numerosi piccoli passeriformi, dalle rondini al corvo imperiale.

Per questo motivo, anno dopo anno viene allestita dai carabinieri forestali l’ormai ben nota “Operazione Adorno”, per prevenire il fenomeno e operare la doverosa repressione in caso si verifichino episodi d’attività venatoria non consentita ai danni di questi uccelli.

In queste ore s’è conclusa l’Operazione Adorno 2020, posta in essere dai militari del Reparto operativo Soarda (Sezione operativa Antibracconaggio e reati in danno degli animali) del Raggruppamento carabinieri Cites (Convention on International trade in endangered species of wild fauna and flora: il riferimento è alla convenzione siglata nel 1973 a Washington), del Gruppo Carabinieri forestali di Reggio Calabria e del Nucleo carabinieri Cites di Catania.

In questo contesto, i militari hanno denunciato a piede libero quattro persone per reati contro la fauna selvatica e messo a segno numerosi sequestri.

Se a Campo Calabro due bracconieri sono fuggiti lasciando sul terreno una cicogna bianca senza vita, a Rosalì – periferia Nord di Reggio Calabria – è stato identificato e denunciato un pregiudicato che cacciava adorni con un fucile di piccolo calibro senza sicura e pronto all’uso: risponderà di detenzione abusiva d’arma da fuoco e ricettazione.

Ancòra, nel corso di accertamenti in allevamenti avicoli volti a scovare eventuali traffici illeciti di fringillidi (dai cardellini ai verdoni), alcuni allevatori sono stati effettivamente trovati in possesso d’esemplari di cardellino catturati illegalmente e con anello di riconoscimento contraffatto: di qui la denuncia per contraffazione di sigilli e ricettazione da parte degli uomini della Benemerita.

E durante le ispezioni, è saltato fuori anche un falco pellegrino – specie protetta ai sensi della Convenzione di Washington – detenuto illegalmente e con certificato riciclato.

A tutte le operazioni hanno fornito un contributo prezioso i volontari di associazioni animaliste come Wwf, Lipu, Cabs e Ornis italica. (ma.me.)

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