Regionali, a Catanzaro lo spartiacque fra chi prende tutto e i perdenti di successo

Un seggio a Lamezia Terme

(D.C.) – Anni di ombra o al massimo penombra lamentati a livello amministrativo e gestionale calabrese dalla città di Catanzaro, persino malgrado governatori autoctoni per così dire, riscattati da queste strane Regionali del 2020 in cui tutto sembra giocarsi nel capoluogo quasi che i vari Jole Santelli, Pippo Callipo, Nicola Irto, Pino Gentile, Carlo Tansi, Francesco Aiello, Flora Sculco, Michele Mirabello, Tonino Scalzo e chi più ne ha ne metta non esistessero.

Già, perché la ‘vera guerra’ la si sta combattendo in cima ai Tre Colli in cui nella notte tra il 26 e il 27 gennaio prossimi, e nei giorni a seguire, si farà il conto dei voti sezione per sezione, seggio per seggio, urna per urna.

Già, perché la ‘vera guerra’ la si sta combattendo in cima ai Tre Colli in cui nella notte tra il 26 e il 27 gennaio prossimi, e nei giorni a seguire, si farà il conto dei voti sezione per sezione, seggio per seggio, urna per urna.

Ecco infatti che la partita clou non è tanto su chi sarà eletto, ma su come andranno a Palazzo Campanella alcuni dei contendenti locali. Attenzione, quindi, soprattutto nel favorito centrodestra (non da noi, ma dai rumors di presunti recentissimi studi e vecchi sondaggi), senza però escludere un comunque volitivo centrosinistra, al modo in cui non solo si piazzeranno i singoli candidati, espressione di Catanzaro, bensì pure le liste di cui fanno parte.

Tutto ciò si porta dietro lo spostamento di equilibri fatti di richieste di assessorati e soprattutto di una delle due poltrone più ambite (vicegovernatore e presidente del Consiglio) dopo quella della Santelli.

Ma c’è di più, il segreto inconfessabile è che un certo risultato farebbe scattare il countdown su Palazzo De Nobili. Un Comune su cui più di una mira di qualche ‘giovane virgulto’ (diligente ragazzo di bottega) potrebbe essere frustrata a vantaggio di chi è pronto a…chiamare banco, piazzando un suo uomo (neppure un nome scontato) e dunque chiudendo anzitempo con l’esperienza Sergio Abramo.

Un sindaco, quest’ultimo, che negli ultimi 18 mesi circa ha giocato una partita fuori dagli schemi, rischiando il tutto per tutto e forse restando con un pugno di mosche in mano.

Ma è una vicenda del tutto personale al pari della singolare situazione in cui versa allo stato qualche eccellente figura cittadina (peraltro affatto politica), che tutti danno ancora una volta alla testa di un progetto pilotato dall’esterno.

Forse un’errata convinzione popolare, perché il soggetto in questione pare essersi seccato di intestarsi flop (non solo politici) preferendo tornare all’antico ovvero a quando interloquiva con qualche pubblico amministratore in particolare e molti degli altri in generale.

Bei tempi, per lui, che allora non rischiava di certo di apparire paradossalmente un…perdente di successo, stile il mister svedese Sven Goran Eriksson nella sua esperienza italiana prima di approdare all’Ss Lazio e dopo esserci stato per una lunga stagione di vittorie.

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