di Bruno Mirante – “Roberto Occhiuto è un politico autorevole che stimo molto, la sua designazione a candidato governatore da parte di Forza Italia dovrà ottenere il via libera degli alleati, mi auguro che si decida presto perché la Calabria ha bisogno di discutere di programmi e di idee per il futuro”. Lo afferma ai microfoni di Calabria 7 il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo.
Il primo cittadino del capoluogo, alle passate regionali, aveva intrapreso una fitta interlocuzione con la Lega che si era sostanziata con l’appoggio alla candidatura, nelle liste del Carroccio, del consigliere comunale Filippo Mancuso, poi eletto e oggi segretario-questore di Palazzo Campanella. Contatti ripetuti e certificati anche dal segretario nazionale Matteo Salvini che più volte, in quella fase politica, aveva espresso apprezzamento per il “bravo sindaco di Catanzaro”. Durante l’ultima seduta del Consiglio comunale, molti consiglieri anche della maggioranza di Abramo, hanno chiesto al primo cittadino di fare chiarezza sulla propria collocazione politica. Abramo ha replicato rivendicando la propria appartenenza a Forza Italia, scatenando la reazione dei rappresentanti provinciali del partito, Ivan Cardamone e Antonio Montuoro: “non ci si può dichiarare di Forza Italia e sostenere altri partiti”. Nella giornata di ieri, invece, è andato in scena un confronto definito “necessario” dallo stesso sindaco con l’ex coordinatore provinciale di Forza Italia Mimmo Tallini, dimessosi dall’incarico dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta della Dda di Catanzaro Farmabusiness, e con il coordinatore cittadino e assessore della giunta Abramo, Ivan Cardamone. Tutto chiarito? Secondo il sindaco le frizioni che si sono manifestate nella sua maggioranza sono “scaramucce tipiche di ogni vigilia elettorale”. “Dal ’97 – ha affermato – sono sempre stato candidato con Forza Italia e non mi sono mai mosso”.
Il primo cittadino del capoluogo, alle passate regionali, aveva intrapreso una fitta interlocuzione con la Lega che si era sostanziata con l’appoggio alla candidatura, nelle liste del Carroccio, del consigliere comunale Filippo Mancuso, poi eletto e oggi segretario-questore di Palazzo Campanella. Contatti ripetuti e certificati anche dal segretario nazionale Matteo Salvini che più volte, in quella fase politica, aveva espresso apprezzamento per il “bravo sindaco di Catanzaro”. Durante l’ultima seduta del Consiglio comunale, molti consiglieri anche della maggioranza di Abramo, hanno chiesto al primo cittadino di fare chiarezza sulla propria collocazione politica. Abramo ha replicato rivendicando la propria appartenenza a Forza Italia, scatenando la reazione dei rappresentanti provinciali del partito, Ivan Cardamone e Antonio Montuoro: “non ci si può dichiarare di Forza Italia e sostenere altri partiti”. Nella giornata di ieri, invece, è andato in scena un confronto definito “necessario” dallo stesso sindaco con l’ex coordinatore provinciale di Forza Italia Mimmo Tallini, dimessosi dall’incarico dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta della Dda di Catanzaro Farmabusiness, e con il coordinatore cittadino e assessore della giunta Abramo, Ivan Cardamone. Tutto chiarito? Secondo il sindaco le frizioni che si sono manifestate nella sua maggioranza sono “scaramucce tipiche di ogni vigilia elettorale”. “Dal ’97 – ha affermato – sono sempre stato candidato con Forza Italia e non mi sono mai mosso”.
“Nessun rimpasto, uniti fino alla fine della consiliatura”
La necessità di inaugurare un nuovo percorso che conduca il centrodestra fino alla conclusione naturale della consiliatura, tuttavia, non si tradurrà in un rimpasto di giunta che tenga conto della mutata geografia politica dell’aula consiliare. “Forza Italia non mi ha chiesto spazi ulteriori” – fa sapere Abramo. Ma soprattutto la linea intrapresa dalla maggioranza è quella di tenere fede al patto di inizio consiliatura che prevedeva (anche in virtù del fatto che molti degli assessori nominati in giunta sono portatori di significativi consensi) che quand’anche fosse mutata la composizione dei gruppi non sarebbe seguito un rimpasto. Una dichiarazione di unità di intenti che tuttavia ha causato qualche mal di pancia nella variegata maggioranza comunale.