Regionali, Centro “Don Francesco Caporale”: “Liste pulite per cambiamento”

De Magistris

Nota di Paolo Antonino Maria Ferrise, Alberto Tiriolo, Saverio Macrina, del direttivo del Centro studi politico-sociali “Don Francesco Caporale”.

“Domani, l’attesa sarà finita. Gli aspiranti consiglieri regionali a sostegno degli aspiranti presidenti saranno posizionati sulla linea di partenza per la folle corsa verso la Cittadella regionale e Palazzo Campanella. Per sapere chi taglierà il traguardo dovremo aspettare il 27 gennaio. Ma al momento, nel primo match concluso in queste ore possiamo dire che ci sono già dei vincitori, almeno nello schieramento del centrodestra: Giuseppe Mangialavori e Mimmo Tallini.

“Domani, l’attesa sarà finita. Gli aspiranti consiglieri regionali a sostegno degli aspiranti presidenti saranno posizionati sulla linea di partenza per la folle corsa verso la Cittadella regionale e Palazzo Campanella. Per sapere chi taglierà il traguardo dovremo aspettare il 27 gennaio. Ma al momento, nel primo match concluso in queste ore possiamo dire che ci sono già dei vincitori, almeno nello schieramento del centrodestra: Giuseppe Mangialavori e Mimmo Tallini.

Il senatore di Vibo è stato il primo ad aver puntato tutte le fisce sulla Santelli e sornione ha vinto la sua partita a lui il compito di formare la lista del presidente, che molto probabilmente porterà in consiglio regionale nella circoscrizione di Catanzaro, un candidato del vibonese suo erede.

Mimmo Tallini, coordinatore provinciale e vice regionale azzurro, da alfiere di Mario (Occhiuto ovviamente) ha dribblato Sergio (Abramo), cambiando strategia in corsa. Ha giocato la sua partita a poker, insomma, senza assi ma solo con donne ed ha, mantenendo la calma e la fermezza dei giocatori: ha vinto lui, tenendo unito quel che è rimasto di Forza Italia. Ora si prepara a dare le carte: sempre lui sta predisponendo la lista di Forza Italia che sicuramente lo rivedrà rieletto, senza grandi sforzi o particolare competizione sedere sullo scranno della presidenza del consiglio Regionale o della vice presidenza in caso di vittoria. E magari premiare il suo fedele alleato Claudio Parente visto che ha “creato” le condizioni favorevoli affinché potesse coordinare la lista La Casa delle Libertà. Alla fine potrà ambire ad un assessorato come quello delle Politiche Sociali.

Sergio Abramo il sindaco voluto da Matteo, invece, ha perso il primo match ma non la sua partita finale: prima o poi lascerà FI, per proporsi alla Camera. Ma intanto ha conquistato in via indiretta un seggio in consiglio per un suo fedelissimo, Filippo Mancuso.

E mentre gli immortali Gentile non hanno perso, anche se è presto per dire che hanno vinto nonostante la probabile rielezione e anche il successo del proprio uomo nell’area centrale. Parliamo di Baldo Esposito, persona perbene, che però dovrà farsi spazio in quella terra di nessuno che è diventata la Casa delle Libertà, approdo degli esuli del centrosinistra e degli “indesiderabili”. Gli Occhiuto hanno perso tutto: il primo sconfitto di questa guerra ancora da iniziare è Mario che, umanamente, prescindendo da valutazioni giudiziarie, non meritava un simile trattamento. Ma la lettera di Silvio e un assessorato all’Urbanistica potrebbero concedergli l’onore politico delle armi ma non restituire l’onore “umano” che, ineludibilmente, ha visto anche la sua famiglia coinvolta.

Alla fine, ha perso la politica, quella che non ha ancora compreso che la Calabria mai come oggi ha bisogno di trasparenza e di eticità. “Fare politica” non è un obbligo, non è prescritto da un medico e se è vero che bisogna sempre e comunque essere garantisti questo non è concesso a chi si candida a ricoprire un incarico pubblico nella nostra difficile terra. E se, nello schieramento di centrodestra, in questa ridicola ed interminabile manfrina pro e contro Occhiuto non ne esce bene Salvini, altrettanto non possiamo dire di Giorgia Meloni: l’unica che non è entrata in questa ridicola guerra pro e contro Mario e che allo stato ha scelto una linea precisa sulla selezione dei candidati evitando candidature poco etiche (dal punto di vista politico e non criminale) rinunciando a voti sicuri.

La storia del regionalismo degli ultimi vent’anni non ricorda un governatore in carica davvero capace di soddisfare alleati e sodali, figuriamoci i cittadini. Riuscirà Jole da prima donna presidente della Regione ad invertire davvero la rotta, conquistare la fiducia dei calabresi con i fatti e mettere in atto condizioni tali da impedire ai nostri figli di crescere e formarsi nella nostra regione? E’ questa la partita più importante da vincere dopo le elezioni. Dalla composizioni delle liste non pare che la Santelli abbia vinto invece la battaglia del rinnovamento e dell’eticità che i cittadini pretendono.

Nel centrosinistra ha vinto solo Callipo, una persona perbene, uno dei pochissimi imprenditori – e non prenditori – dell’intero Mezzogiorno. Callipo ha un compito arduo: far dimenticare in pochissimo tempo quanto di male ha fatto la consiliatura targata Oliverio. La sua battaglia, però l’ha già vinta: per una volta è riuscito a dare un segnale di cambiamento, come richiesti anche dal procuratore Gratteri.

Il futuro Governatore, o la futura Governatrice, dovranno obbligatoriamente comprendere che è finita un epoca: la nostra gente non sopporterà altri conflitti di interessi, altra mancanza di trasparenza e di legalità.
Callipo ha vinto perché ha compreso che vincere non è importante se non si dà forte il segnale di cambiamento e lui, che non è il più giovane dei contendenti, il segnale sta provando a darlo, e se passerà sarà comunque un segnale di rinnovamento. Oliverio non è in campo, ma avrebbe comunque già perso perché non ha saputo sfruttare l’occasione di governare bene la Calabria, e dopo Scopelliti la strada era in discesa. Non esistono le seconde occasioni. Per il resto, Tansi e Aiello con tutti i Cinque stelle saranno innocui spettatori di questa partita.

Basta transfughi, basta politici chiacchierati, basta posti nelle strutture speciali barattate per voti come posti di lavoro: chiudiamole queste strutture speciali, sarebbe un bel segnale, torniamo ai tempi della prima legislatura guidata dal presidente Guarasci. La fine delle strutture speciali sarebbe il primo segnale inequivocabile di un cambiamento.

Basta consiglieri o perfino sindaci, quindi portatori di voti come denunciato dal Corriere della sera lo scorso 22 dicembre, nelle strutture speciali. E se proprio non si ha la volontà di abolirle si utilizzi la meglio gioventù. Laureati che possibilmente non si siano candidati. Si assumano giornalisti come addetti alla comunicazione e si dia l’incarico di responsabile delle strutture solo a persone qualificate e laureate considerato che le cifre sono quelle di un dirigente regionale. Anche questo serve per ‘liberare’ il voto e restituire la speranza in un cambiamento possibile”.

Redazione Calabria 7

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