di Bruno Mirante – Negli ultimi giorni, a seguito delle note vicende che hanno portato all’individuazione dell’imprenditrice Maria Ventura quale candidata unitaria di Pd, Movimento 5 Stelle e liste civiche alla presidenza della regione, la portavoce delle Sardine, Jasmine Cristallo è stata apostrofata in vari modi da parte di osservatori politici, più o meno interessati: “Principessa”, “Sirenetta”, “Grillo parlante del centrosinistra calabrese”. La 40enne catanzarese ha scelto ancora una volta i social per denunciare “le trame” interne a quel Partito democratico che il movimento nato a Bologna, sin dalla sua costituzione, si propone di contribuire a riformare. Cristallo ha scelto la strada dell'”astensionismo attivo” in forte polemica con il gruppo dirigente del Pd calabrese e in particolare con il commissario regionale, il campano Stefano Graziano.
Cristallo, tra i vari appellativi che le sono stati rivolti in questi giorni quel è quello che più l’ha “colpita”?
Cristallo, tra i vari appellativi che le sono stati rivolti in questi giorni quel è quello che più l’ha “colpita”?
Senza dubbio Sirenetta, che tra l’altro a 40 anni mi sembra esagerato (ride, ndr). Tutto ciò mi fa sorridere con amarezza, in particolar modo quando questo genere di appellativi arrivano da una donna.
Negli ultimi anni lei ha raggiunto una grande visibilità nazionale ma il suo percorso politico è iniziato diversi anni prima, esattamente quando?
Nel 2010 con la campagna elettorale di Salvatore Scalzo. Un professionista di 29 anni che sfido i potentati locali con le sole armi del rinnovamento e della partecipazione. In seguito ho dato il mio contributo al laboratorio di “Cambiavento” e ho sostenuto la candidatura di Nicola Fiorita a sindaco di Catanzaro. Il convito valore di una militanza politica dentro il tessuto vivo della società e dentro le sue contraddizioni, mi hanno portata a vivere con determinazione la battaglia in difesa del “Mondello Riace”. Nel frattempo l’offensiva leghista che dilagava ed affermava una sua egemonia culturale e nei consensi, mi ha determinata nel promuove l’iniziativa poi definita “La rivolta dei balconi”, la contestazione contro le politiche dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che da Catanzaro si diffuse rapidamente in tutto il territorio nazionale. E infine l’approdo alle Sardine in una fase politica in cui Emilia Romagna e Calabria erano chiamate al ritorno alle urne e il rischio di una deriva sovranista ci ha visto in campo. Tuttavia in Calabria le cose non andarono come in Emilia..
Si spieghi meglio..
Alle passate elezioni regionali il Pd calabrese ha provato a “utilizzare” le Sardine trovando la mia piena e ferma opposizione. Poiché a differenza della campagna elettorale condotta in Emilia Romagna, qui si procedeva con un quadro totalmente frammentario. Quando Pippo Callipo in un’intervista ad una testata nazionale affermò che io sarei stata al suo fianco fui costretta a smentirlo e di tutta risposta l’imprenditore del tonno disse che lui le Sardine le metteva sotto sale. Avevo ragione io, su quella proposta politica miope che subito dopo le elezioni testimoniò lo spessore politico del candidato del centrosinistra…
Quando sui giornali mi si racconta come esponente delle Sardine calabresi, si commette un errore perché Io sono portavoce di un movimento nazionale che sul locale non si è strutturato. “6000Sardine” è un’associazione con sede a Bologna di cui io sono socia e portavoce e che conta centinaia di attiviste e attivisti impegnati sul territorio nazionale.
Cristallo, ieri si sono svolte le primarie del centrosinistra in vista delle comunali di Torino, Roma e Bologna. In Calabria, dove il quadro politico appare molto frammentato si è scelto di non ricorrere a tale strumento, come giudica la scelta?
Ho letto una vignetta molto divertente che recitava pressappoco cosi “Le primarie sono lo strumento che il Pd usa per far vincere il candidato che il Pd ha scelto” (ride, ndr) . Sono molto contenta del risputato di Matteo Lepore a Bologna di Roberto Gualtieri a Roma ma sarebbe politicamente scorretto non testimoniare quanto lo strumento delle primarie abbia perso il suo “fascino”. In Calabria si è proceduto a tentoni grazie a un commissario regionale, Stefano Graziano, che ha portato avanti una linea solitaria e suicida senza coinvolgere amministratori e movimenti sociali. A farne le spese è stata una giovane promessa della politica calabrese Nicola Irto.
Eppure le sono state rivolte accuse di aver boicottato Irto..
Irto non è vittima di fantomatici cecchini esterni al Pd ma del suo stesso partito che lo ha tenuto a bagnomaria per mesi e mesi, non a caso nel fare un passo indietro ha parlato di “feudi”.
Anche Mario Oliverio ha definito come verticistica la scelta di Ventura, cosa pensa degli interrogativi che ha posto l’ex governatore in una recente conferenza stampa?
Non ho mai sostenuto Mario Oliverio e sono perfettamente consapevole degli errori commessi dalla sua Giunta. Ma ho sempre trovato odiosa la dannatio memorie che il suo partito ha voluto riservargli. Non si può mortificare la storia politica di un uomo che volenti o nolenti ha sempre ricoperto ruoli apicali nel partito e nelle istituzioni sotto i colpi di un becero giustizialismo. Lo smarrimento che provano tantissimi militanti politici ha fatto sì che il grido di Oliverio non restasse isolato anche all’interno della sua stessa comunità politica.
Il problema del centrosinistra calabrese non è certamente Oliverio: La candidatura di Callipo sarebbe dovuta servire, nelle intenzioni del Nazareno, a “bonificare” dei luoghi che nel tempo erano stati inquinati. E’ curioso che quegli stessi assetti oggi siano al fianco di Graziano e abbiano svolto un ruolo decisivo “nell’operazione Ventura.”
Enzo Ciconte ha fatto riferimento a lei (e solo a lei) in relazione all’ambiente civico che era sorto intorno alla sua candidatura. Ma veramente Letta e Conte hanno bocciato il suo profilo perché “troppo di sinistra”?
Ho la piena consapevolezza, basata su fatti concreti, che il rifiuto non sia venuto da Conte e Letta. Ciconte ha fatto riferimento a loro in qualità di leader politici come responsabili politici, dunque. Il rifiuto ad Enzo è figlio di Calabria. Ha nomi e cognomi e soprattutto ha come movente la difesa di certi fortini che una figura come quella del professor Ciconte avrebbe messo in discussione. Le divisioni calabresi sono state “utilizzate” da altri settori del Nazareno per far passare l’operazione Ventura. Dividi et impera…
Cristallo, come e dove vede il suo futuro politico?
La politica è la mia vita e io la intendo come progetto e come servizio non certo come una sorta di ufficio di collocamento. Oggi avrei potuto essere candidata nella lista del Pd in ticket con Nicola Irto e capolista in varie circoscrizioni (per come mi era stato offerto) e invece sono qui a dannarmi mentre osservo la mia terra, vissuta da alcuni come colonia, venire consegnata alla destra. Sono arrivata a 40anni senza mai avere la tessera di un partito e senza mai accettare incarichi politici, ciò che mi riserverà il futuro non posso dirlo: anche se mi chiamo Cristallo, non posseggo sfere che mostrano il futuro.
Il futuro della Calabria e quel “pokerissimo” di candidati che somiglia tanto a un bluff