di Danilo Colacino – La scelta odierna di Pippo Callipo di scendere in campo quale candidato a presidente della Regione, subito avallata e sposata dal centrosinistra ufficiale ha gettato scompiglio nel quadro politico calabrese.
La sensazione, infatti, è che in parecchi ambienti, ma soprattutto a Destra, siano saltati i nervi. E già, perché secondo un vecchio adagio catanzarese: “Finché il medico studia, il malato se ne va”, che ‘tradotto’ liberamente, per chi legge da oltre i Tre Colli, è: “Se si aspetta troppo tempo per fare una cosa, poi va in fumo”.
La sensazione, infatti, è che in parecchi ambienti, ma soprattutto a Destra, siano saltati i nervi. E già, perché secondo un vecchio adagio catanzarese: “Finché il medico studia, il malato se ne va”, che ‘tradotto’ liberamente, per chi legge da oltre i Tre Colli, è: “Se si aspetta troppo tempo per fare una cosa, poi va in fumo”.
E la sensazione che il trio plenipotenziario composto da Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, stia giocando con il fuoco è forte. Fortissima, in realtà. Una preoccupazione balenata nelle menti degli appartenenti alle due fazioni del centrodestra, vale a dire quella occhiutiana e la abramiana, divise da una lotta senza quartiere per la leadership che ha finito con il logorare l’intero schieramento.
Una responsabilità che pesa sulle spalle di chi – in Calabria – si è incaponito. Un testardo con poche chances fin dall’inizio che potrebbe adesso addirittura – politicamente parlando, s’intende – rompersi l’osso del collo. Conseguenza? Un malessere diffusosi, of course, sui social da parte di quanti temono di essere trascinati in mezzo a un guado tempestoso da leader, o presunti tali, bizzosi e avidi di cariche.
Basti pensare, a riguardo, ai post di uno degli aficionados del sindaco-presidente del capoluogo, che ha chiesto rispetto per gli elettori con una decisione da prendere al più presto, e soprattutto alle bordate di una delle animatrici dei Comitati pro Mario Occhiuto governatore, peraltro fedelissima del maggiorente locale forzista Mimmo Tallini, la quale ha invece riproposto le immagini di un Abramo ‘commosso’ dall’investitura di Occhiuto nella convention lametina dello scorso 13 aprile.
Una guerra dei Roses, insomma, più simile a uno scontro fratricida che a una fisiologica competizione interna. Una ‘disfida’ che potrebbe lacerare a tal punto la coalizione da farle gettare alle ortiche una vittoria annunciata. Tu chiamale se vuoi…incomprensioni.