di Bruno Mirante – La politica del “doppio binario” intrapresa dal Partito democratico nel corso delle trattative per la costruzione di una coalizione di centrosinistra allargata ai 5 Stelle e alle varie e variegate espressioni del civismo calabrese, ha già palesato le contraddizioni insite in un partito che internamente ha sempre professato (sin dall’ormai celebre riunione di Gizzeria del novembre scorso) la volontà di puntare su una candidatura politica (dopo la fallimentare esperienza Callipo) ma contestualmente ha aperto a quel civismo che, sin dalle prime battute, chiedeva a gran voce un nome di “superamento” capace di tenere insieme quell’area politica vasta che si riconosce nel centrosinistra. La “mossa Irto”, in particolare non ha trovato il gradimento di diversi rappresentati dei partiti e dei movimenti che avevano accettato l’invito al “tavolo virtuale” del commissario regionale Stefano Graziano. Contrapporre un nome politico alla candidatura di De Magistris – è questo il ragionamento dei dissidenti – disegna uno scenario fatto di frammentazione e di indebolimento del fronte del centrosinistra che rischia di consegnare nuovamente la regione al centrodestra. Né con De Magistris, né con Irto ma a favore di un percorso unitario che passi inevitabilmente dalla rinuncia di entrambi i contendenti: questo è quello che hanno chiesto, con accenti diversi, i Verdi con il segretario nazionale Bonelli, la leader nazionale del movimento delle Sardine Jasmine Cristallo e il movimento Calabria Aperta rappresentato, tra gli altri, da Anna Falcone e Nicola Fiorita. Se i Verdi hanno bollato la frammentazione come un “suicidio politico”, Cristallo ha definito la scelta di Irto come una “negazione” del percorso allargato indicato dal segretario nazionale Zingaretti mentre Calabria aperta si è espressa in questi termini: “La proposta del Pd è arrivata due giorni fa con l’indicazione, appresa dalla stampa, di Nicola Irto come candidato-presidente. Si tratta di una proposta di partito, sulla quale non si registra finora nemmeno il placet dei 5 Stelle, che va nella direzione opposta a quella da noi prospettata al tavolo, e che fa seguito alla (auto)candidatura di Luigi De Magistris intervenuta nel frattempo. Quella che si prospetta dunque è una gara elettorale inficiata da una frattura preventiva in un campo che avrebbe potuto e dovuto unirsi se avesse voluto realmente conquistare il governo della regione”.
Mentre si attende che il “candidato designato” Nicola Irto sciolga le riserve, insomma, il tavolo virtuale è già saltato.