di Danilo Colacino – La vicenda giudiziaria in cui sono rimasti coinvolti il governatore della Calabria Mario Oliverio e il suo omonimo sindaco di Cosenza Mario Occhiuto rischia di cambiare radicalmente la situazione per quel che riguarda la corsa alla successione del primo dei due Mario finora al centro della competizione. E mai come questa volta verrebbe da dire che se Atene piange, Sparta di certo non ride. Il centrosinistra, infatti, sta faticosamente cercando di salvare il salvabile e dopo la fine dell’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore aveva sperato che un presidente restituito appieno alle abituali funzioni potesse riprendere il filo del discorso amministrativo di una regione, qui territorialmente intesa, complessa e piena zeppa di problemi. Una pia illusione, almeno a star dietro alle ultime vicende, malgrado Oliverio si sia detto pronto a far “emergere la verità” e attorno a Occhiuto abbiano subito fatto quadrato i vertici regionali di Forza Italia, parlando di tutela degli interessi della collettività da parte del primo cittadino brutio. Al di là delle rispettive contraeree, però, resta una situazione intricata per entrambi gli schieramenti in cui sono in molti a fare pressione per il cambio dei ‘vecchi’ alfieri con un immediato avvicendamento.
Gli scenari. C’è una differenza sostanziale, tuttavia, fra quanto potrebbe avvenire dall’una e dall’altra parte. Perché? Semplice: il centrodestra, a prescindere dalla botta arrivata da Procura e Tribunale, per andare unito dovrà comunque arrivare al superamento dell’ipotesi Occhiuto altrimenti sopporterà una doppia candidatura. Il centrosinistra, invece, deve decidere sulla possibilità di trovare un’alternativa a un Oliverio azzoppato, magari riuscendo a trovare una personalità aggregante ovvero un uomo che possa diventare un riferimento di una lunga serie di ‘microcosmi’ del notoriamente frastagliato arcipelago della coalizione a trazione Pd. Ma non è facile per tanti ordini di fattori, a cominciare dal calcolo di una probabile sconfitta. Sì, è proprio così, perché chiunque sia avvezzo ai ragionamenti della politica sa che c’è un’enorme diversità tra rimediare una sconfitta con una anziché un’altra percentuale. Ed è facilissimo capirne i motivi che vanno ricercati nel numero dei seggi assegnati al gruppo di liste in campo, come ovvio strettamente connesso ai voti presi. Ecco allora che una ‘caduta in piedi’ si tradurrebbe nella possibilità di ottenere un accettabile numero di seggi per quanti hanno intenzione di ricostruire il campo Democratico.
Gli scenari. C’è una differenza sostanziale, tuttavia, fra quanto potrebbe avvenire dall’una e dall’altra parte. Perché? Semplice: il centrodestra, a prescindere dalla botta arrivata da Procura e Tribunale, per andare unito dovrà comunque arrivare al superamento dell’ipotesi Occhiuto altrimenti sopporterà una doppia candidatura. Il centrosinistra, invece, deve decidere sulla possibilità di trovare un’alternativa a un Oliverio azzoppato, magari riuscendo a trovare una personalità aggregante ovvero un uomo che possa diventare un riferimento di una lunga serie di ‘microcosmi’ del notoriamente frastagliato arcipelago della coalizione a trazione Pd. Ma non è facile per tanti ordini di fattori, a cominciare dal calcolo di una probabile sconfitta. Sì, è proprio così, perché chiunque sia avvezzo ai ragionamenti della politica sa che c’è un’enorme diversità tra rimediare una sconfitta con una anziché un’altra percentuale. Ed è facilissimo capirne i motivi che vanno ricercati nel numero dei seggi assegnati al gruppo di liste in campo, come ovvio strettamente connesso ai voti presi. Ecco allora che una ‘caduta in piedi’ si tradurrebbe nella possibilità di ottenere un accettabile numero di seggi per quanti hanno intenzione di ricostruire il campo Democratico.