“Regionalismo differenziato rischia di essere operazione di mistificazione politica”

Nota stampa di Giovanni Puccio, responsabile organizzativo Pd Calabria che si sofferma sul tema del Regionalismo differenziato. 

“Il tema del regionalismo differenziato rischia di essere una grande operazione di mistificazione politica che partendo da premesse di buon senso finisce per produrre dei risultati completamente diversi e persino opposti alle intenzioni che si si proclamano.

“Il tema del regionalismo differenziato rischia di essere una grande operazione di mistificazione politica che partendo da premesse di buon senso finisce per produrre dei risultati completamente diversi e persino opposti alle intenzioni che si si proclamano.

È vero che con la modifica costituzionale del 2001 si è offerta una possibilità di aderire meglio alle esigenze regionali ma proprio attraverso quella “opportunità” (se non adeguatamente ponderata) si può arrivare a mettere in discussione il principio costituzionale delle pari opportunità e persino il principio di unita Nazionale.

L’articolo 5 della Costituzione così recita: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.
La Repubblica una e indivisibile su cui si enuclea il fondamento dello Stato è un concetto che non poteva essere più chiaro. La preoccupazione ora che si vìoli tale impianto si accentua ancor di più allorquando in mancanza di un bicameralismo differenziato, al Parlamento possa essere sottratta la possibilità di esprimersi e di determinarsi in modo autonomo e con cognizione di causa sugli effetti di una eventuale riforma.

Se il Referendum del 2016 avesse approvato il monocameralismo e istituito il Senato delle Regioni il regionalismo differenziato avrebbe avuto piena legittimità di trovare una motivata, efficace e trasparente discussione, ma con il governo che diventa il perno della trattativa con le Regioni il rischio che tutto venga ricondotto a interessi di bottega è reale. E da questa vicenda anche per ragioni oggettive diventerebbe reale il deterioramento dell’unità nazionale.

Peraltro come se non fossero stati abbastanza otto anni di commissariamento della nostra sanità regionale, adesso il governo centrale comunica che la settimana prossima si terrà in Calabria un Consiglio dei Ministri per approvare una legge speciale per la Calabria, contro la Calabria per risolvere i problemi che loro stessi hanno creato riproponendo la prosecuzione del commissariamento.

Invece di mettere mano a quel regionalismo differenziato già vigente nella sanità pubblica per cercare di equiparare le prestazioni alle patologie regionali si fa l’operazione esattamente opposta. Mentre una parte dei pentastellati e dei leghisti si scaglia contro l’operazione di unificazione della struttura ‘Pugliese-Ciaccio’ con quella universitaria, (operazione di grande rilevanza per la qualificazione del sistema sanitario regionale) va avanti l’operazione di potere per mettere le mani sulla sanità calabrese perché sarebbe la “peggiore d’Italia”.

Ma non si dice quali sono i progetti e le proposte al di là della logica commissariale e di potere. Cosi non solo non si affronteranno i temi della riforma, della territorialità, della prevenzione rispetto alle patologie tipiche della Calabria dove c’è prevalenza di popolazione anziana ma si stimolerà l’emigrazione sanitaria a vantaggio del regioni del nord che, non paghe dei 300 e passa milioni che ogni anno vanno a coprire le degenze di calabresi, adesso chiederebbero un ulteriore premio con la complicità del governo nazionale.
Rispetto a tale vulnus tutte le forze autenticamente democratiche a prescindere dallo schieramento politico dovrebbero ribellarsi. Si discuta sui progetti e sulle proposte. Il governo nazionale invece di nascondere la testa sotto la sabbia abbia il coraggio di discutere con il governo regionale invece di sovrapporsi in modo arrogante e inconcludente. Sì inconcludente, perché alla Regione non rimane che ricorrere alla Corte costituzionale per verificare se ancora è vigente la norma Costituzionale delle autonomie regionali”.

Redazione Calabria 7

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