di Danilo Colacino – C’è aria di tempesta nell’area centrale del centrosinistra calabrese.
E non potrebbe essere altrimenti, considerato che il macrocollegio di Catanzaro (ormai elettoralmente parlando per quanto riguarda la regione, tornato a prima della ‘tripartizione’ della provincia del capoluogo) ha finora ottenuto le briciole.
E non potrebbe essere altrimenti, considerato che il macrocollegio di Catanzaro (ormai elettoralmente parlando per quanto riguarda la regione, tornato a prima della ‘tripartizione’ della provincia del capoluogo) ha finora ottenuto le briciole.
Anzi, forse nemmeno quelle.
Niente segretario questore di Palazzo Campanella, ad esempio. Figurarsi allora se si poteva ambire a una vicepresidenza dell’assise.
E no, soprattutto alla luce dell’atarassia mostrata sulla specifica questione dal vibonese Pippo Callipo (pur espressione dello stesso territorio) che è sembrato scordarsi dei suoi conterranei più prossimi per così dire.
Ed è un bel guaio per l’imprenditore prestato alla politica, il cui ruolo di leader indiscusso dell’opposizione al centrodestra santelliano – per una serie di ragioni – sembrava già nient’affatto saldissimo e che adesso appare ancor più indebolito con ben altre figure del Pd calabro in plancia di comando (ci viene in mente il reggino Nicola Irto fino a poco fa a capo dell’assemblea regionale e neo-eletto vice, ma non solo lui, ad esempio).
Motivo per cui la fascia catanzarese, latamente intesa con Crotone e Vibo come premesso, non vuol certo restare a guardare.
A fare, insomma, la parte dello spettatore con varie risorse, ‘vecchie’ e nuove, quali Flora Sculco, Libero Notarangelo o Francesco Pitaro, solo per citare dei nomi, tenute in panchina.
Il fatto è che una Catanzaro, tornata forse persino suo malgrado baricentrica prima delle elezioni, ha probabilmente pagato pesante dazio alle divisioni interne, anche in un trionfante centrodestra, che però grazie al lavoro (personale) di Mimmo Tallini ha appunto portato a casa la sua presidenza oltreché l’investitura di segretario-questore – da parte della maggioranza del consesso – del neo-consigliere, peraltro, Filippo Mancuso (a cui approfittiamo per rivolgere le condoglianze per la perdita dell’amato padre, arrivata purtroppo all’indomani della prestigiosa designazione).
Ma per il resto, tornando subito alla politica, nada de nada.
Neppure in Giunta, con una serie infinita di mal di pancia di cui ancora si odono i mugugni.
Ecco allora che l’ultima spiaggia, non di sicuro la più ambita ma ugualmente appetibile, rimane quella delle Commissioni.
Alcune infatti, se ‘capeggiate’, danno lustro e soprattutto benefit (seppur non economici) mica da ridere. E a riguardo citiamo la vicenda, nella legislatura appena trascorsa, di Baldo Esposito – peraltro fino all’ultimo asseritamente in corsa per prendere il posto di Tallini – designato al vertice della commissione Riforma, all’epoca in quota minoranza (quale esponente di Ncd per la precisione), salvo poi essere di fatto avvicendato dall’ex governatore Mario Oliverio per ragioni che però hanno finito con il ‘maltrattatare’ una persona perbene e capace.
Una figura che, ci sbilanciano una volta tanto, non meritava un simile trattamento.
Comunque sia, chissà ora cos’altro ancora accadrà.