Regione, d’Ippolito: “Minata indipendenza ufficio stampa Consiglio”

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«L’indipendenza dell’ufficio stampa del Consiglio regionale della Calabria è minata dalla recente legge regionale numero 14 del 2019, che il governo ha dovuto per forza impugnare. Nel testo del provvedimento c’è una norma che conferma il tempo indeterminato per alcuni giornalisti dello stesso ufficio, da anni stabilizzati con una precedente legge regionale, mai impugnata dal governo dell’epoca». Lo afferma, in una nota, il deputato del M5S Giuseppe d’Ippolito.

«Si tratta – continua – di un volgare espediente concepito da una burocrazia che ha sempre dominato in Consiglio regionale. Infatti la nuova norma ne interpreta una del passato, che andava bene. Questa mossa, dunque, mira soltanto a far cadere la stabilizzazione di quei giornalisti attraverso l’intervento della Corte costituzionale, così da togliere la libertà e l’autonomia agli interessati, che ritornerebbero precari in quanto soggetti a riconferma periodica. È come – osserva il parlamentare del Movimento 5 Stelle – negare un’autorizzazione amministrativa con futili argomentazioni per indurre il richiedente a ricorrere al Tar, in modo che sia la giustizia a definire la pratica. Il malefico ispiratore di quest’ultima legge, fatta di proposito perché finisse al vaglio della Consulta, punta a condizionare ancora una volta uffici importanti del Consiglio regionale, a tutto vantaggio del sistema politico cui è legato. In pratica si cerca di consegnare alla vecchia partitocrazia un pezzo dell’ufficio stampa del Consiglio regionale, magari con l’obiettivo di sistemare propri giornalisti di riferimento.

«Si tratta – continua – di un volgare espediente concepito da una burocrazia che ha sempre dominato in Consiglio regionale. Infatti la nuova norma ne interpreta una del passato, che andava bene. Questa mossa, dunque, mira soltanto a far cadere la stabilizzazione di quei giornalisti attraverso l’intervento della Corte costituzionale, così da togliere la libertà e l’autonomia agli interessati, che ritornerebbero precari in quanto soggetti a riconferma periodica. È come – osserva il parlamentare del Movimento 5 Stelle – negare un’autorizzazione amministrativa con futili argomentazioni per indurre il richiedente a ricorrere al Tar, in modo che sia la giustizia a definire la pratica. Il malefico ispiratore di quest’ultima legge, fatta di proposito perché finisse al vaglio della Consulta, punta a condizionare ancora una volta uffici importanti del Consiglio regionale, a tutto vantaggio del sistema politico cui è legato. In pratica si cerca di consegnare alla vecchia partitocrazia un pezzo dell’ufficio stampa del Consiglio regionale, magari con l’obiettivo di sistemare propri giornalisti di riferimento.

È gravissimo – conclude D’Ippolito – che a pochi mesi dalle elezioni regionali sia stato compiuto in silenzio, peraltro in un periodo di distrazione di massa, questo fattaccio, che mortifica la dignità di figure professionali indispensabili. Come giustifica il caso il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto?».

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