Possibile che il Consiglio regionale venga sciolto per mancato rispetto della normativa nazionale sulla doppia preferenza di genere? Il ricorso al Tar c’è già, depositato dall’avvocato Rossella Barberio; il punto cruciale starebbe nella natura vincolante o meno della mancanza di una legge regionale sul tema, nonostante i progetti normativi che si sono susseguiti.
Le Sinistre sono molto tranchant sul punto.
Le Sinistre sono molto tranchant sul punto.
Secondo DemA – il movimento civico capitanato dal sindaco di Napoli ed ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris – sarebbe un «amaro contrappasso» che a cadere fosse «la prima Presidente donna della storia della Calabria», e sol perché la politica calabrese «in questi anni non ha mai trovato il tempo di occuparsi di una legge, in realtà da scrivere e approvare in un pomeriggio, nata per garantire pluralismo e maggiore rappresentatività nei consessi politici».
Nel frattempo, si apprende peraltro che a opporsi sono stati anche diversi consiglieri regionali d’opposizione tra i quali Flora Sculco presentatrice della proposta di legge nella scorsa consiliatura. Alla Sculco (rieletta e unica donna a Palazzo Campanella insieme a Tilde Minasi) DemA chiede «di ritirare la sua opposizione al ricorso. Da donna, dovrebbe guardare ben oltre il proprio personale interesse politico e farsi invece promotrice della causa».
Per la penna di Walter Nocito, a sua volta Sinistra italiana Calabria paventa per il centrodestra alla Regione «una sonora batosta» da apre dei giudici amministrativi, secondo Si «ben meritata, corretta e del tutto dovuta». Nell’analisi di Nocito, i governanti dell’Ente regionale a questo punto avrebbero tre strade davanti a sé: difendere qualcosa d’«indifendibile sul piano sia politico che giuridico», proporre eccezione di legittimità tramite l’Avvocatura regionale e intanto tentare di non far decadere il Consiglio ovvero ancòra quella perorata da Sinistra italiana: presentare una proposta di legge regionale «che applichi in tutte le sue parti la legge nazionale n. 20 del 2016, approvata ai tempi del ministro Boschi, che modifica della legge del 2004 sulle elezioni regionali e che da tanti anni deve essere applicata anche in Calabria nel senso del pieno rispetto della “preferenza di genere”. Questo perché, evidenziano da Si, la “legge 20” in realtà statuisce «i “princìpi fondamentali” del sistema elettorale regionale non derogabili da nessun Consiglio regionale».