Regione, Guccione: “Serve un nuovo Piano socio sanitario”

Rsa Torano, Guccione

“Siamo alle solite. Il dibattito che si è sviluppato sulla Riforma del Welfare in Calabria subito dopo l’ordine del giorno presentato e approvato dalla maggioranza teso a sospendere la riorganizzazione dell’assetto istituzionale del sistema integrato degli interventi in materia di servizi e politiche sociali – legge numero 328 dell’8 novembre 2000 e leggere regionale numero 23 del 26 novembre 2003 – non ha affrontato il vero problema: la mancanza delle risorse economiche”. Lo afferma il consigliere regionale Pd, Carlo Guccione.

Si può più o meno modificare il regolamento, ma la riforma del Welfare deve essere accompagnata da un aumento consistente delle risorse. Dopo 20 anni, la Calabria ha messo mano al processo riformatore e, voglio ricordarlo, che tale processo è stato avviato da me nel 2015 in qualità di assessore regionale ai Servizi sociali adottando la delibera di riforma e insediando un tavolo tecnico con tutti i soggetti interessati per l’approvazione degli atti conseguenti. La spesa annuale di circa 43 milioni di euro per gli anni 2019-2020-2021 non sono sufficienti né a far fronte al giusto aumento delle rette che erano ormai ferme da troppo tempo, né all’aumento delle autorizzazioni e dell’accreditamento che è avvenuto in questi anni. Una coperta corta che rischia di far saltare il sistema del welfare in Calabria. La nostra regione non può continuare ad essere all’ultimo posto rispetto alle altre regioni del Paese, visto che per le politiche sociali spende 25 euro pro capite per cittadino, contro una media nazionale di oltre 120 euro pro capite. Un problema che avevamo affrontato già nella passata legislatura e, voglio ricordare, che sulla Riforma del Welfare esiste un impegno, preso in Terza commissione Sanità, per aumentare la dotazione finanziaria del Welfare attraverso la predisposizione di un emendamento firmato oltre che da me anche dall’attuale assessore ai Servizi sociali Gianluca Gallo. Adesso la pandemia rischia di portare il sistema al collasso. Sono aumentati i bisogni, la povertà e le diseguaglianze come testimoniano i dati recenti dell’Istat: prima dell’emergenza Covid-19, le famiglie in condizioni di povertà relativa in Calabria erano oltre 30,6. Quindi a partire dal dibattito sul Bilancio, si predispongano le risorse necessarie anche attraverso la rimodulazione dei fondi comunitari previsti dalla flessibilità concessa dall’Unione Europea per dare la possibilità di stanziare da subito 40 milioni per il sistema del Welfare in Calabria che si aggiungono ai 43 milioni annui previsti per il 2019-2020-2021. Solo così riusciremo ad affrontare il dibattito per dare risposte serie a chi ha davvero bisogno. Basti pensare che del Fondo sociale europeo, su una disponibilità finanziaria di 339 milioni di euro, dal 2014 ad oggi sono stati utilizzati soltanto 80 milioni. Ineludibile rimane la questione dell’integrazione socio-sanitaria. Anche la norma nazionale prevede la necessità di costituire un sistema integrato dei servizi sociali e sanitari, e che gli ambiti socio-assistenziali coincidano con i distretti sanitari. Questo eviterebbe doppi interventi che si sovrappongono tra il livello sanitario e socio-assistenziale. È più che mai necessario evitare la precarietà e la non tutela del cittadino nello stato di bisogno. Alla base di tutto ciò ci deve essere la Programmazione. La Calabria da questo punto di vista ha un Piano regionale che risale al triennio 2006-2009. Un’altra epoca, un piano vecchio di oltre dieci anni e a questo si aggiunge la pandemia che ha profondamente cambiato le condizioni economiche e sociali della popolazione calabrese. Serve un nuovo Piano socio sanitario che permetta di mappare i bisogni e le politiche di interventi. Ai vecchi ritardi della Calabria si aggiunge ora il Coronavirus, abbiamo bisogno di azioni concrete e mi auguro che si vada subito in questa direzione. In Consiglio regionale oltre al Bilancio si approvi un Piano operativo per utilizzare i fondi comunitari non spesi (circa due miliardi di euro) per contrastare la crisi economica e sociale della nostra regione”.

Si può più o meno modificare il regolamento, ma la riforma del Welfare deve essere accompagnata da un aumento consistente delle risorse. Dopo 20 anni, la Calabria ha messo mano al processo riformatore e, voglio ricordarlo, che tale processo è stato avviato da me nel 2015 in qualità di assessore regionale ai Servizi sociali adottando la delibera di riforma e insediando un tavolo tecnico con tutti i soggetti interessati per l’approvazione degli atti conseguenti. La spesa annuale di circa 43 milioni di euro per gli anni 2019-2020-2021 non sono sufficienti né a far fronte al giusto aumento delle rette che erano ormai ferme da troppo tempo, né all’aumento delle autorizzazioni e dell’accreditamento che è avvenuto in questi anni. Una coperta corta che rischia di far saltare il sistema del welfare in Calabria. La nostra regione non può continuare ad essere all’ultimo posto rispetto alle altre regioni del Paese, visto che per le politiche sociali spende 25 euro pro capite per cittadino, contro una media nazionale di oltre 120 euro pro capite. Un problema che avevamo affrontato già nella passata legislatura e, voglio ricordare, che sulla Riforma del Welfare esiste un impegno, preso in Terza commissione Sanità, per aumentare la dotazione finanziaria del Welfare attraverso la predisposizione di un emendamento firmato oltre che da me anche dall’attuale assessore ai Servizi sociali Gianluca Gallo. Adesso la pandemia rischia di portare il sistema al collasso. Sono aumentati i bisogni, la povertà e le diseguaglianze come testimoniano i dati recenti dell’Istat: prima dell’emergenza Covid-19, le famiglie in condizioni di povertà relativa in Calabria erano oltre 30,6. Quindi a partire dal dibattito sul Bilancio, si predispongano le risorse necessarie anche attraverso la rimodulazione dei fondi comunitari previsti dalla flessibilità concessa dall’Unione Europea per dare la possibilità di stanziare da subito 40 milioni per il sistema del Welfare in Calabria che si aggiungono ai 43 milioni annui previsti per il 2019-2020-2021. Solo così riusciremo ad affrontare il dibattito per dare risposte serie a chi ha davvero bisogno. Basti pensare che del Fondo sociale europeo, su una disponibilità finanziaria di 339 milioni di euro, dal 2014 ad oggi sono stati utilizzati soltanto 80 milioni. Ineludibile rimane la questione dell’integrazione socio-sanitaria. Anche la norma nazionale prevede la necessità di costituire un sistema integrato dei servizi sociali e sanitari, e che gli ambiti socio-assistenziali coincidano con i distretti sanitari. Questo eviterebbe doppi interventi che si sovrappongono tra il livello sanitario e socio-assistenziale. È più che mai necessario evitare la precarietà e la non tutela del cittadino nello stato di bisogno. Alla base di tutto ciò ci deve essere la Programmazione. La Calabria da questo punto di vista ha un Piano regionale che risale al triennio 2006-2009. Un’altra epoca, un piano vecchio di oltre dieci anni e a questo si aggiunge la pandemia che ha profondamente cambiato le condizioni economiche e sociali della popolazione calabrese. Serve un nuovo Piano socio sanitario che permetta di mappare i bisogni e le politiche di interventi. Ai vecchi ritardi della Calabria si aggiunge ora il Coronavirus, abbiamo bisogno di azioni concrete e mi auguro che si vada subito in questa direzione. In Consiglio regionale oltre al Bilancio si approvi un Piano operativo per utilizzare i fondi comunitari non spesi (circa due miliardi di euro) per contrastare la crisi economica e sociale della nostra regione”.

Redazione Calabria 7

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