“La riforma del Welfare sarebbe uno strumento formidabile – afferma il consigliere regionale Francesco Pitaro – se fosse operativa. Purtroppo gli intoppi sono così tanti che stanno letteralmente immobilizzando un settore che dovrebbe erogare servizi essenziali per le persone più deboli e fragili e garantire fondamentali diritti costituzionali”. Su tutto ciò, e segnatamente sui “mancati pagamenti in favore delle numerose strutture socio-assistenziali autorizzate ed accreditate dalla Regione”, Pitaro ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al presidente Spirlì e alla Giunta regionale.
“La riforma del Welfare – dice Pitaro – ha trasferito dalla Regione Calabria ai Comuni le competenze relative all’accredito dei fondi alle strutture, ma le attese di semplificazione ed efficienza burocratica sono state deluse. La riforma stenta a decollare e, ad oggi, è priva di effettiva e concreta attuazione. Ciò significa che le strutture socio-assistenziali, pur svolgendo funzioni importanti e particolarmente delicate, dal 1 gennaio 2020 non percepiscono alcun pagamento, né dalla Regione né dai Comuni. E sono precipitate in una condizione di seria difficoltà, considerando che hanno alle loro dipendenze numerosi lavoratori e devono sobbarcarsi costi e spese per sostenersi e svolgere i servizi. Né, fino ad ora, sono staate stipulate le convenzioni relative all’anno 2020″.
“La riforma del Welfare – dice Pitaro – ha trasferito dalla Regione Calabria ai Comuni le competenze relative all’accredito dei fondi alle strutture, ma le attese di semplificazione ed efficienza burocratica sono state deluse. La riforma stenta a decollare e, ad oggi, è priva di effettiva e concreta attuazione. Ciò significa che le strutture socio-assistenziali, pur svolgendo funzioni importanti e particolarmente delicate, dal 1 gennaio 2020 non percepiscono alcun pagamento, né dalla Regione né dai Comuni. E sono precipitate in una condizione di seria difficoltà, considerando che hanno alle loro dipendenze numerosi lavoratori e devono sobbarcarsi costi e spese per sostenersi e svolgere i servizi. Né, fino ad ora, sono staate stipulate le convenzioni relative all’anno 2020″.
“Il rischio è doppio”
Per il consigliere regionale “il rischio, gravissimo e incombente, è doppio. Da una parte potrebbe non essere più possibile, per le tante strutture presenti sul territorio calabrese, continuare ad assicurare le prestazioni in favore dei propri ospiti, dall’altra i dipendenti potrebbero essere licenziati, con tutte le tragiche implicazioni economiche che ne deriverebbero”.
Con l’interrogazione, si chiede se la Giunta regionale e il suo Presidente siano a conoscenza “di una tale condotta omissiva e inadempiente ai danni delle strutture socio-assistenziali” e quali provvedimenti e iniziative si intendano adottare al fine di permettere alle strutture di sottoscrivere le convenzioni e ottenere i dovuti pagamenti a fronte delle prestazioni svolte. E, infine, se la Regione ritenga di procedere eventualmente anche attraverso l’intervento sostitutivo nei confronti degli omissivi Comuni capo ambito. Conclude il consigliere regionale: “In un frangente di disorientamento così generale e preoccupante e di acutizzata crisi economica e sociale, i cittadini si attendono dalle Istituzioni e dalla buona politica non parole sganciate dai fatti o rulli di retorica, ma impegni tangibili e una forte assunzione di responsabilità”.