Dai Gaglianesi ai Grande Aracri, l’allarme della Dia: “La politica a Catanzaro influenzata dai clan”

di Mimmo Famularo – “I rapporti tra ‘ndrangheta e politica sono divenuti sempre più stringenti, mano a mano che passano gli anni e i decenni, si ha una sempre maggior penetrazione della criminalità organizzata calabrese nella Pubblica amministrazione e una commistione sempre più stringente con la politica, è spesso la politica sottomessa alla ‘ndrangheta”. Parole di Nicola Gratteri riportate nell’ultima relazione semestrale presentata della Direzione investigativa antimafia. Sono tre le pagine dedicate a Catanzaro e alla sua provincia e all’interno spicca un passaggio emblematico sulla città capoluogo di Regione dove si intrecciano gli interessi tra ‘ndrangheta, politica e imprenditoria. “La mappatura della criminalità organizzata nella città di Catanzaro e nella sua provincia – si legge nel dossier della Dia – ha evidenziato l’operatività e la costante presenza dei clan conosciuti come i Gaglianesi e gli Zingari, operativi nelle zone meridionali urbane, unitamente alla cosca Grande Aracri di Cutro, tutti sempre fortemente attivi nel campo dell’imprenditoria”.  L’allarme lanciato dalla Dia si riferisce al primo semestre del 2020 ma il passato è già presente con l’inchiesta “Basso Profilo”, naturale prosecuzione di un’informativa che si è sviluppata portando all’emissione di cinquanta misure cautelari ipotizzando l’esistenza di presunti comitati d’affari composti da imprenditori, politici, esponenti vicini alle cosche in azione all’ombra dei Tre Colli. Emblematico un passaggio riportato nero su bianco nella relazione della Dia e riferito proprio a Catanzaro e al Catanzarese: “L’influenza della criminalità organizzata nel tessuto politico e amministrativo locale, documentata dalle plurime attività investigative degli ultimi anni, consente di affermare come l’indirizzo della governance locale venga orientata dalle cosche”.

Genesi e la corruzione in Tribunale

Genesi e la corruzione in Tribunale

Tra le inchieste richiamate nel semestre compreso tra gennaio e giugno del 2020 non poteva mancare “Genesi”, la clamorosa indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno che ha portato all’arresto e alla successiva condanna del giudice della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini. “Gli esiti dell’operazione Genesi – scrive la Direzione investigativa antimafia – hanno aperto un inquietante spaccato su presunte vicende corruttive in atti giudiziari” e hanno ricostruito una “sistematica attività corruttiva” atteso che al magistrato sarebbero stati chiesti “favori” diretti a vanificare, con assoluzioni e riduzioni di pena, “sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai Tribunali del Distretto di Catanzaro, misure di prevenzione già definite sempre in primo grado, ovvero ancora caducare provvedimenti ablativi nell’ambito della normativa antimafia, sentenze in cause civili e accertamenti tributari”.

Gli affari dei clan: dalla droga alle estorsioni

Una delle più importanti e più remunerative attività illecite gestite dalla ‘ndrangheta a Catanzaro è rappresentato dal traffico di sostanze stupefacenti. “Più in generale, tenendo presente il particolare momento storico e le restrizioni imposte per il contenimento del Covid-19, anche nel Distretto – sottolinea la Dia – è stato avvertito un ridimensionamento del fenomeno dello spaccio di droga consistente principalmente nella vendita di eroina, in ragione del suo minore costo rispetto alla cocaina”. Estorsioni e usura, oltre a generare ingenti flussi finanziari, continuano a essere utilizzati anche per controllare in modo capillare il territorio con una pressione asfissiante sulle attività commerciali e imprenditoriali anche  in tempo di Covid. “Oltre all’infiltrazione dell’economia legale attraverso la progressiva acquisizione di imprese “pulite”, conseguenza inevitabile delle attività estorsive e usurarie è la forte alterazione della libera concorrenza”.

La mappa della ‘ndrangheta nel Catanzarese

In linea generale, la mappatura criminale della provincia disegnata dalla Direzione investigativa antimafia vede, per il versante ionico, le famiglie Pane-Iazzolino di Sersale e Carpino-Scumaci-Bubbo attive nella zona nota “della Presila catanzarese”, mentre nell’area di Botricello sono presenti i Mannolo-Trapasso-Zoffreo. Le famiglie Catarisano-Abbruzzo-Gualtieri-Cossari insistono sui comuni ionici di Borgia e Roccelletta di Borgia, mentre a Vallefiorita e aree limitrofe risultano operativi i Tolone-Catroppa. Nel Soveratese si conferma la presenza della cosca Gallace di Guardavalle, oltre ai Sia-Procopio-Tripodi. Nei comuni di Chiaravalle e Torre di Ruggiero (area delle cosiddette Preserre) risultano operanti le famiglie Iozzo-Chiefari.

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