Renzi confessa nel suo libro: “Il procuratore di Roma non volle Gratteri ministro”

L'ex premier ripercorre la vicenda nel suo nuovo libro: "Con Gratteri avremmo impostato in modo diverso il lavoro interno per garantire la certezza dei tempi del processo"

Nel suo nuovo libro dal titolo “Il mostro. Inchieste, scandali e dossier. Come provano a distruggerti l’immagine”, il leader di Italia Viva ed ex premier Matteo Renzi ripercorre anche la scottante vicenda della mancata nomina di Gratteri a ministro della Giustizia. Ne pubblichiamo di seguito un estratto, riportato dall’edizione odierna di Libero.

“Con Gratteri avremmo fatto una rivoluzione”

“Con Gratteri avremmo fatto una rivoluzione”

“Avevo scelto infatti di fare una proposta ardita per la carica di guardasigilli. Volevo azzerare il potere delle correnti nominando ministro un uomo capace e totalmente fuori dagli schemi. Qualcuno dice: fin troppo fuori dagli schemi. E avevo pensato a Nicola Gratteri, magistrato di valore da sempre in prima linea contro la ’ndrangheta. Lo conoscevo per la sua storia, per i suoi libri, per la sua passione civile. Poi mi ero confrontato con lui in alcune chiacchierate a Firenze e Roma. Gratteri aveva idee rivoluzionarie: avremmo lavorato per il sorteggio al Csm, così da spezzare il meccanismo delle correnti. Avremmo rivoluzionato la responsabilità del magistrato che sbaglia. Avremmo impostato in modo diverso, tecnologicamente avanzato, il lavoro interno per azzerare gli arretrati e garantire la certezza dei tempi del processo. Su molte cose non la pensavo e non la penso come Gratteri, a cominciare dal ricorso per me eccessivo alla carcerazione preventiva e a un diverso concetto di garantismo. Ma su questi problemi avevamo discusso di come trovare un punto di caduta garanti- sta e rispettoso del diritto della difesa. Con Gratteri ministro avremmo potuto davvero scardinare il sistema delle correnti. Anzi, quello che Luca Palamara chiama tout court il «sistema». Quando salgo al Quirinale per chiudere la lista dei ministri anticipo con una email al presidente Napolitano la mia proposta. Come guardasigilli c’è Gratteri. Orlando è all’Ambiente. Galletti all’Agricoltura. Chi ricorda ciò che accadde in quel pomeriggio del febbraio di otto anni fa sa che per qualche ora rimanemmo nella stanza del presidente senza uscire e annunciare i nomi. Voglio dirlo con molta chiarezza: questo è del tutto normale e costituzionalmente legittimo.

“Non ho saputo combattere le correnti”

Il presidente della Repubblica ha un potere sostanziale, non formale, nella firma del decreto di nomina dei ministri. Non è dunque un mero esecutore delle volontà del presidente del Consiglio. E se ha dubbi su uno o più nomi la Costituzione gli permette di dissentire. […] Mentre salivo al Quirinale l’ultima telefonata prima di spegnere il telefonino la feci a Gratteri. Ero in auto con Graziano Delrio. Mi disse: «Grazie di aver pensato a me, presidente. Le rinnovo la disponibilità. Ma tanto quando lei leggerà i nomi io non sarò nella lista. Perché a me il ministro non lo faranno mai fare». Da cosa derivava questa certezza di Gratteri? Dal fatto che nella settimana in cui il suo nome era circolato il “sistema” aveva iniziato a fare pressioni sul Quirinale. Lo dice chiaramente colui che era il capo di quel sistema, Luca Palamara, con il quale a distanza di anni abbiamo scherzato su quella battaglia che ci vide su fronti contrapposti. Magistrati come il procuratore della Repubblica di Roma, leader di varie correnti della magistratura, giudici eletti in Parlamento con alte responsabilità fecero arrivare al Quirinale – in modo più o meno diretto – la loro avversione totale all’ipotesi di Gratteri. E come lo stesso procuratore antindrangheta aveva previsto non se ne fece nulla. A distanza di otto anni posso prendermi tutte le responsabilità per non aver saputo combattere e contrastare meglio le correnti. Ma è bastato introdurre una timida legge sulla responsabilità civile dei magistrati, molto timida, ma almeno un primo passo, per essere messo all’indice come l’uomo che voleva attaccare la magistratura”.

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