Di Vincenzo Imperitura
Resterà chiusa anche quest’anno la scuola elementare del borgo antico di Riace. Il piccolo istituto, proprio nel centro del paese, attende lavori di adeguamento alle norme antisismiche e si è piegato allo spopolamento comune a tanti centri interni della Locride, e che a Riace è diventato molto evidente dopo la chiusura dei progetti Sprar e Cas e il progressivo allontanamento delle famiglie migranti che vi avevano trovato rifugio. E così, la scuola che per anni ha pescato i propri iscritti tra i tanti bambini che, con le loro famiglie, avevano trovato accoglienza in questo pezzetto di Calabria è stata tra le prime a pagare il prezzo dell’irrigidimento delle norme volute dall’ex ministro Salvini.
Resterà chiusa anche quest’anno la scuola elementare del borgo antico di Riace. Il piccolo istituto, proprio nel centro del paese, attende lavori di adeguamento alle norme antisismiche e si è piegato allo spopolamento comune a tanti centri interni della Locride, e che a Riace è diventato molto evidente dopo la chiusura dei progetti Sprar e Cas e il progressivo allontanamento delle famiglie migranti che vi avevano trovato rifugio. E così, la scuola che per anni ha pescato i propri iscritti tra i tanti bambini che, con le loro famiglie, avevano trovato accoglienza in questo pezzetto di Calabria è stata tra le prime a pagare il prezzo dell’irrigidimento delle norme volute dall’ex ministro Salvini.
In paese sono 230 i ragazzi in età da scuola dell’obbligo (tra questi, una sessantina sono migranti) e quasi tutti ormai vivono nella frazione marina, dove è rimasta aperta la scuola che accoglie elementari e medie. I bimbi del borgo, poco meno di 30, la raggiungeranno con lo scuolabus, ora fermo ai box in attesa della revisione. Su Riace piove la prima pioggia di settembre, la piazzetta con i giochi resta deserta, così come deserta resta la scuola che per anni si è colorata con bambini provenienti dai paesi più poveri e devastati del pianeta.
Un’esperienza che il sindaco Antonio Trifoli – succeduto a Mimmo Lucano, ancora in esilio a Caulonia e in attesa della decisione del tribunale del riesame che potrebbe presto farlo tornare a Riace – non rimpiange. «Se anche fosse possibile mantenere l’apertura della scuola – dice Trifoli – se ci fosse un così alto numero di persone in accoglienza, io non sarei d’accordo a creare delle classi con persone che vengono solo da altri paesi. Io penso che la vera integrazione si faccia quando le altre persone si possono inserire studiando accanto ai bambini del posto. Questa è la vera integrazione. Creare le scuole ghetto, cioè dove ci sono solo bambini immigrati, secondo me non è una cosa buona»..
Redazione Calabria 7