Il gip del Tribunale di Reggio Calabria, su disposizione della Procura – Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, a conclusione dell’operazione “Metameria” ha emesso un decreto di sequestro preventivo nei confronti delle seguenti imprese con relativo patrimonio aziendale ammontante nel complesso a circa 15 milioni di euro:
I sequestri sono stati eseguiti dal comando provinciale dei carabinieri. L’ulteriore porzione dell’attività di indagine ha permesso di denunciare in stato di libertà 15 persone ritenute responsabili a vario titolo di riciclaggio e autoriciclaggio, violazione norme sulle accise e fatturazione per operazioni inesistenti.
Le indagini
Le indagini sono state avviate nel 2017 dai Carabinieri del reparto operativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria, diretta dai sostituti procuratori della Dda Stefano, Musolino, Walter Ignazitto e Domenico Cappelleri, che ha già portato il 16 febbraio 2021 all’emissione di 28 provvedimenti cautelari nell’ambito dell’operazione “Metameria” a completamento della ricostruzione dei rapporti della cosca Condello di Archi con imprenditori collusi in quanto totalmente asserviti alla ‘ndrangheta. L’odierno filone dell’attività di indagine ha preso le mosse dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Lucibello, ex socio dell’imprenditore Francesco Giustra (tratto in arresto il 16 febbraio 2021 ed indagato per concorso esterno in associazione mafiosa), che ha svelato le trame imprenditoriali della cosca guidata da Demetrio e Giandomenico Condello e acceso i riflettori sull’affare legato all’acquisto del parco veicoli della Leonia Spa.
La figura di Francesco Iannò
Le dichiarazioni analizzate hanno fatto emergere la figura di Francesco Iannò, imprenditore nel settore della distribuzione dei carburanti che opera da tempo a Reggio Calabria con due impianti aventi sede, rispettivamente, nelle località di Arghillà ed Arangea. Iannò è stato individuato quale imprenditore che si è prestato a compiere attività di reimpiego di capitali attraverso l’emissione da parte di soggetti compiacenti, di documenti fiscali attestanti operazioni commerciali inesistenti riferibili a una frode in commercio nel settore della vendita di carburanti. Nello specifico Francesco Iannò poteva disporre di un ingente quantitativo di carburante “in nero” che sottraeva alla compagnia petrolifera, grazie alla complicità di diversi soggetti costituenti parte integrante della filiera di controllo, gestione e trasporto del carburante, che veniva reimmesso nella rete di distribuzione da lui controllata con i due impianti di Reggio Calabria. La necessità di rendere fiscalmente apprezzabile una parte dei profitti illeciti così accumulati, al fine di giustificare maggiori spese, hanno indotto Iannò a sovrafatturare le forniture rese a favore di alcune imprese-clienti, restituendo loro, in contanti la differenza tra il presso reale e quello artificiosamente rappresentato nel documento fiscale. Le imprese-clienti, consapevoli della necessità di Iannò di auto-riciclare i profitti delle condotte fraudolente ai danni della compagnia petrolifera e dell’Erario, si prestavano ad agevolare quell’attività di riciclaggio, utilizzando, ai fini fiscali, le fatture per operazioni parzialmente inesistenti, così conseguite. Va segnalato, come le imprese: “Eco. F.a.l. s.n.c. di La Valle Egidio e Francesco” e “Logam s.r.l. – Logistica per l’ambiente”, all’epoca dei fatti accertati, fossero sottoposte a controllo giudiziario, ex art. 34 bis co. 6 D.L.vo n. 159/2011, e le condotte fraudolente poste in essere, finivano per occultare, anche agli amministratori giudiziari, nominati dal Tribunale MP, i flussi finanziari generati dal sistema delittuoso accertato. Le condotte in questione sono state accertate, per importi inferiori, anche in relazione ad altre imprese, per le quali il Gip non ha disposto il sequestro, avuto riguardo ai più ridotti profitti così conseguiti.