«Sembra il Muppet Show». Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà schiuma di rabbia mista a incredulità: dopo aver perso un botto di tempo, conducendo i 180mila cittadini reggini a livelli di qualità della vita tipici delle peggiori banlieu, o di certe favelas brasileire, la Regione decide – finalmente – di risolvere almeno temporaneamente la devastante “crisi rifiuti” che sta attanagliando la città dello Stretto spedendo gli scarti oltrePollino.
«Forse adesso arriveranno i pupazzetti a cantare la loro classica canzoncina – ironizza l’amministratore, in diretta sulla sua pagina Facebook – e così capiremo che è stato tutto uno scherzo… o un grande incubo, perché non può essere vero! Si dichiarava: “Smetteremo il commissariamento, continua a fare acqua da tutte le parti, metteremo fine a un sistema che comporta un enorme spreco di risorse pubbliche” per poi oggi abbracciare, dopo 3 mesi, un’ordinanza che fa portare i rifiuti di tutte le province calabresi fuori regione per 90 giorni, che conferisce nuovamente agli impianti privati di scaricare, perché sappiamo benissimo che non c’è alternativa!, e ci dice che il costo è anticipato dalla Regione. Vi dico queste cose perché non le leggerete mai né le ascolterete su nessun tg; perché, ovviamente, è molto più facile dire “è colpa di Falcomatà”, cosa che semplifica la questione e si trasforma in un ottimo elemento di campagna elettorale. Personalmente, provo ogni giorno a spiegare ai cittadini ciò che sto tentando di spiegare oggi: altro che polemica sullo spot fatto dalla Regione Calabria, uno spot può essere bello o brutto e negli anni sempre sono state investite risorse per promuovere l’immagine della città o della Regione».
«Forse adesso arriveranno i pupazzetti a cantare la loro classica canzoncina – ironizza l’amministratore, in diretta sulla sua pagina Facebook – e così capiremo che è stato tutto uno scherzo… o un grande incubo, perché non può essere vero! Si dichiarava: “Smetteremo il commissariamento, continua a fare acqua da tutte le parti, metteremo fine a un sistema che comporta un enorme spreco di risorse pubbliche” per poi oggi abbracciare, dopo 3 mesi, un’ordinanza che fa portare i rifiuti di tutte le province calabresi fuori regione per 90 giorni, che conferisce nuovamente agli impianti privati di scaricare, perché sappiamo benissimo che non c’è alternativa!, e ci dice che il costo è anticipato dalla Regione. Vi dico queste cose perché non le leggerete mai né le ascolterete su nessun tg; perché, ovviamente, è molto più facile dire “è colpa di Falcomatà”, cosa che semplifica la questione e si trasforma in un ottimo elemento di campagna elettorale. Personalmente, provo ogni giorno a spiegare ai cittadini ciò che sto tentando di spiegare oggi: altro che polemica sullo spot fatto dalla Regione Calabria, uno spot può essere bello o brutto e negli anni sempre sono state investite risorse per promuovere l’immagine della città o della Regione».
Ma se il sindaco di Reggio Calabria ha davvero gioco facile a ridicolizzare l’operato sul fronte ambientale di un Ente regionale quantomai in confusione mentale, in qualche modo assicurandosi una vittoria per ko tecnico, il nodo è un altro. «Già: chi la paga, la trasferta per la nostra immondizia? Chi paga questi circa 60 euro in più a tonnellate, cioè milioni di risorse pubbliche addizionali? – esclama il sindaco metropolitano reggino –. Noi, guardate, non abbiamo più un euro; e non solo “noi” come Ente, ma anche come famiglie. E la Regione s’accorge dopo 3 mesi che l’unica possibilità era continuare il rapporto con le discariche private presenti in Calabria, ce ne accorgiamo solo quando le cataste di rifiuti hanno ormai raggiunto dimensioni impressionanti in ogni angolo del territorio regionale? E la Regione “anticipa”? Ma a chi avete visto questi soldi, a chi? Noi dobbiamo decidere quali debiti fare dopo!, neanche riusciamo a pagare i dipendenti delle società che lavorano per il Comune… Voi alla Regione anticipate, per poi chiederli a noi? Non li abbiamo: e non sarà il Comune di Reggio Calabria a pagare lo scotto della vostra inefficienza, perché pur avendo queste risorse non potremmo comunque pagare, visto che la Corte costituzionale ha decretato l’illegittimità dei piani di rientro ventennali perché “gravano sulle generazioni future”. Dunque ha imposto, non gentilmente chiesto, ma imposto allo Stato di dare i soldini agli Enti locali, non di prestarglieli, per riuscire a farcela. Forse il nodo vero è, allora, che allo Stato della nostra sorte non interessa; e non interessa neppure agli altri esponenti istituzionali».
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