“Gli stessi nomi, lo stesso contesto, l’identico sistema di relazioni politico-massonico-mafiose che avevo individuato nelle mie inchieste di 12 anni fa. Ma vorrei che le analogie con la mia vicenda di magistrato si fermassero qui. Quello che bisogna assolutamente impedire è che si riproduca la tecnica dello strangolamento istituzionale di chi sta portando avanti l’inchiesta”.
In una intervista a “Il Fatto Quotidiano” il sindaco di Napoli ed ex magistrato, Luigi de Magistris, traccia un parallelismo tra la sua “Why Not” e l’inchiesta “Rinascita” della procura di Catanzaro.
“La differenza con la mia esperienza – spiega – è che io ero un sostituto procuratore isolato, con un procuratore che invece di guardarmi le spalle mi accoltellava, Gratteri è invece il procuratore capo che tutela i suoi sostituti. Ma ciò non elimina il pericolo concreto di un sabotaggio delle indagini e dell’isolamento dei magistrati, compreso Gratteri”. E ancora: “Non vedo grandi prese di posizione. Il silenzio rischia di far vincere quei pezzi di Stato corrotti che vogliono strangolare l’inchiesta”.
“Lo denuncio da 12 anni – continua de Magistris – Il Csm eliminò chi indagava sul sistema criminale e lasciò quello stesso sistema, che aveva al suo interno molti magistrati, impunito e libero di agire. All’epoca un calabrese mi disse: dottore hanno colpito lei, ma il danno lo hanno fatto a quei 100 mila calabresi che hanno firmato contro il suo trasferimento. Hanno colpito l’idea stessa dello Stato democratico”.
E le prossime regionali? “Dalle liste capiremo se i partiti avranno la forza di affrancarsi dalla massomafia, quel sistema che vede insieme politici, borghesia mafiosa, logge e ‘ndrangheta”.
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