Non c’è pace per i giudici del maxi processo “Rinascita Scott”. Ancor prima dell’attesa decisione della Corte d’Appello chiamata da una serie di avvocati della difesa a esprimersi sulle istanze di ricusazione presentate nei confronti di due terzi del collegio giudicante, Gilda Romano ha anticipato tutti annunciando nell’ultima udienza, tenutasi nell’aula bunker di Lamezia Terme, di aver presentato al presidente del Tribunale di Vibo Valenta una richiesta di astensione. Si tratta del giudice estensore della sentenza emessa lo scorso mese di ottobre nell’ambito del processo “Nemea” al quale era stato unificato il filone di “Rinascita Scott” che coinvolgeva il clan Soriano di Filandari.
Dall’invito all’astensione alla richiesta di ricusazione
Dall’invito all’astensione alla richiesta di ricusazione
Nelle motivazioni del verdetto, che ha portato a sette condanne e otto assoluzioni e che è stato depositato in cancelleria lo scorso 5 marzo, vengono espressi diversi giudizi nei confronti di alcuni imputati di Rinascita Scott e, tra questi, il boss di Limbadi Luigi Mancuso, ritenuto a capo del Crimine della Provincia di Vibo, ma anche colui che gli inquirenti indicano come il capo della Locale di Zungri, Giuseppe Accorinti. La questione era stata sollevata in aula dall’avvocato Diego Brancia invitando all’astensione il giudice a latere Gilda Romano ma anche il presidente del Tribunale collegiale di Vibo Gilda Cavasino, tra le toghe che hanno firmato la sentenza “Nemea”. Entrambe sono al centro dell’istanza di ricusazione ufficialmente presentata dagli avvocati Piero Chiodo e Nunzio Raimondi per conto di Francesco Stilo, il legale imputato in Rinascita Scott con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Anche lui lamenta l’anticipazione del giudizio espressa tra le oltre trecento pagine che costituiscono le motivazioni del processo di primo grado contro il clan Soriano di Filandari.
Doppia spada di Damocle
La parola passa adesso al presidente del Tribunale di Vibo Valentia che già lo scorso mese di gennaio aveva rigettato un’analoga richiesta di astensione formulata dai giudici Cavasino e Romano in attesa della nuova decisione della Corte d’Appello di Catanzaro sulla richieste di ricusazione. Una spada di Damocle che pende sul futuro del maxi processo che all’inizio della fase dibattimentale ha già perso per strada Tiziana Macrì, il giudice indicato a presiedere il Collegio ma che la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha ricusato. (mi.fa.)