di Mimmo Famularo – Un altro latitante catturato dai carabinieri di Vibo. A quasi un anno dalla maxi operazione “Rinascita Scott” i militari del Nucleo investigativo sono riusciti a scovare e a mettere le manette ai polsi a Rosario Pugliese, alias “Saro Cassarola”, esponente di spicco della ‘ndrangheta di Vibo, sfuggito all’arresto lo scorso 19 dicembre. Il latitante è stato catturato in una villetta a Bivona e all’operazione hanno partecipato anche i carabinieri dello squadrone cacciatori. Secondo l’accusa sarebbe al vertice di una delle articolazioni cittadine e, controllerebbe in particolare, con il suo gruppo, la zona dell’Affaccio, quartiere a sud di Vibo. Pugliese è stato rinviato a giudizio nell’udienza preliminare che si è conclusa proprio l’altro ieri nell’aula bunker di Re Bibbia con l’accusa di associazione mafiosa , estorsione, tentato omicidio e intestazione fittizia di beni.
Le dichiarazioni del pentito Andrea Mantella
Le dichiarazioni del pentito Andrea Mantella
Sul suo conto Andrea Mantella dichiara: “È un usuraio, anche se per un periodo è stato sotto usura da parte di Francesco Fortuna, esponente dei Bonavota. Ho saputo che di recente unitamente al figlio ha avuto dei rapporti con Emanuele Mancuso nel traffico di sostanze stupefacenti. So che ha anche un silos per lo stoccaggio di carburanti, anche se non so la zona dove è ubicato. E’ attualmente attivo nel settore dell’onoranze funebri in società con Orazio Lo Bianco, soggetto che ha compiuto numerosi illeciti al cimitero di Vibo, grazie alla compiacenza dei custodi e in particolare di tale Francolino. Nello specifico si appropriavano di cappelle di proprietà di soggetti che si trovavano fuori Vibo e che non le utilizzavano più, per poi rivenderle. Non so – aggiunge Mantella – se Saro Cassarola era ufficialmente socio di Orazio Lo Bianco o se fosse un socio occulto. Ultimamente hanno perso un po’ di potere ed il cimitero è passato in mano a Mommo Macrì (nel caso in cui si deve realizzare una cappella pretende una parte dei proventi a titolo di estorsione per l’esecuzione dei lavori)”. Secondo Mantella, “Saro Cassarola” sarebbe affiliato alla ‘ndrangheta con il grado della “Santa” e sarebbe stato sempre presente alle riunioni della “società maggiore”. Il collaboratore di giustizia lo accusa ance di essere uno dei responsabili dell’omicidio di Antonio Pardea: “Pugliese Rosario e Domenico Pirolammi sono responsabili dell’omicidio di Pardea Antonio, avvenuto anche questo negli anni ’80, per via del fatto che aveva una relazione con la moglie di Domenico Piromalli. Il Pardea è stato ucciso all’interno di un’officina. Il fatto – precisa Mantella – mi è stato raccontato dallo stesso Rosario Pugliese, da Carmelo e Paolino Lo Bianco e da mio cognato Franzè Antonio. Per questi omicidi fu data la dote di Sgarrista a Pugliese Rosario, mentre Domenico Piromalli lo era già”.
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