Rinascita Scott, “Cicciobello” e la scalata della Vibonese dalla Prima Categoria alla Serie C

L’imprenditore ed ex dirigente rossoblù, Francesco Patania, è imputato nel maxiprocesso. La sua figura tratteggiata da due dirigenti come testi a discarico

Sono state diverse le deposizioni in “Rinascita-Scott” dei testi sulla figura dell’imprenditore Francesco Michelino Patania considerato organico al clan Lo Bianco-Barba e imputato al processo. Di lui aveva parlato diffusamente il pentito Andrea Mantella, che lo appellava “Cicciobello”, e adesso sono stati chiamati a riferire i testi a discarico.

L’esame di Colistra

L’esame di Colistra

Una delle testimonianze in aula è stata quella dell’imprenditore Massimo Colistra, già amministratore delegato della Vibonese.  Rispondendo alle domande dell’avvocato Sergio Rotundo, l’ex dirigente rossoblù ha dichiarato riferendosi a Patania: “Lo conosco in quanto abbiamo avuto anche qualche rapporto di lavoro e anche perché siamo stati in società nella gestione della Vibonese Calcio. Soprattutto nel periodo in cui abbiamo insieme gestito la società di calcio ci siamo frequentati, anche qualche volta con le famiglie”. Per quanto concerne l’acquisizione del materiale edile, il teste ha riferito che Patania “ogni tanto mandava qualcuno per del materiale, siccome aveva una ditta primaria a Vibo Valentia, per cui noi non avevamo alcuna difficoltà a fare delle forniture”. Colistra ha fatto infine riferimento agli attentati subiti il 3 settembre del 1982 e alla bomba del 2004.

L’escussione del segretario rossoblù Mancini

Sull’imputato si è diffusamente soffermato Saverio Mancini, segretario generale della Us Vibonese in cui Patania vi fece ingresso nel 1994 restandovi 17 anni: “È entrato come dirigente a tutti gli effetti; noi al tempo eravamo in Prima Categoria e quindi nel pieno del dilettantismo calcistico calabrese e chiaramente si trattava di una società senza scopo di lucro, ma ovviamente doveva essere mantenuta a certi livelli. Lui era comproprietario. I soci a livello di capitale erano pochi, perché la Vibonese veniva da un periodo scuro, buio, addirittura l’anno prima c’era stata una autogestione dei calciatori in Prima Categoria e lì sono entrati come Presidente il Commendatore Fuscà, il signor Patania e l’Avvocato Gurzillo. Successivamente – ha aggiunto – era il momento in cui la squadra era in Serie D e aveva delle ambizioni di crescita per approdare nel professionismo, dove non era mai arrivata, quindi la C, la C2 nella fattispecie, e  quindi si creò una compagine societaria come forse mai c’era stata prima a livello di qualità delle persone presenti, perché erano tutti professionisti: a Fuscà, Gurzillo e Patania si sono uniti il dottore Figliano, il notaio Scordamaglia, Massimo Colistra e altri insomma di un certo spessore”. Ma l’obiettivo non venne centrato e pertanto il Presidente Fuscà fece un passo indietro e nella società restò lo zoccolo duro “che erano Patania, Colistra, Gurzillo, Figliano, Marasco e via dicendo, ai quali si è aggiunto, di lì a breve nel 2006, il Presidente Caffo al pari degli altri dirigenti con delle quote societarie, perché la società era diventata una Srl”. (f.p.)

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