Oggi nell’aula bunker di Lamezia Terme l’avvocato Pietro Chiodo, difensore di fiducia dell’avvocato Francesco Stilo imputato nel maxiprocesso Rinascita-Scott, è intervenuto nel corso del controesame del colonnello dei carabinieri Migliavacca. Rispondendo alle domande del legale ha sostenuto, secondo Chiodo in conformità con la tesi difensiva, che “non erano state date da alcun difensore a nessuno degli odierni imputati informazioni coperte da segreto istruttorio. I verbali delle deposizioni dei collaboratori Mantella ed altri sebbene omissati erano nell’anno 2016 (epoca delle intercettazioni) già stati resi pubblici attraverso gli organi di stampa”. Il colonello Migliavacca in aula avrebbe ribadito che comunque dall’esame delle intercettazioni (progressivo 6200 – n 350/16 rit del 27.10.16 e segg) risultava che “Stilo non aveva consegnato alcun verbale delle dichiarazioni del pentito Mantella in quanto non ne era in possesso, per come dichiarato dallo stesso conversante Giovanni Giamborino e riferito – per come riporta l’avvocato Chiodo – al suo interlocutore Domenico Ceravolo”.
L’avvocato Stilo e la fuga di notizie
L’avvocato Stilo e la fuga di notizie
“Il colonnello – dichiara Chiodo – ha inoltre affermato che dallo stesso contenuto delle conversazioni si evinceva che Stilo non faceva parte degli avvocati all’epoca indagati”. Infine Migliavacca su domanda dell’avvocato Chiodo avrebbe sottolineato che in una conversazione captata tra il generale della Guardia di Finanza Giuseppe Mango ed una persona non identificata (progressivo n 379 29.10.16 rit 573/2016) si faceva riferimento ad un nuovo avvocato nominato all’epoca dal coimputato Antonio Mancuso nell’ambito del processo Black Money, circostanza quest’ultima che, secondo l’avvocato Chiodo, dimostrerebbe, che “Stilo prima dell’ottobre del 2016 non aveva mai avuto alcun contatto con Antonio Mancuso. Il colonnello ha poi concluso con il dire di non aver accertato nei confronti di Stilo di alcuna fuga di notizie riservate da parte di quest’ultimo”.