Rinascita Scott, da Pasquale Bonavota alle “nuove leve” di Vibo: caccia agli ultimi sei latitanti

di Mimmo Famularo – Uno dopo l’altro li stanno prendendo tutti. Rosario Pugliese, alias “Saro Cassarola” è stato l’ultimo della serie. Catturato in una villetta a Bivona, frazione marina di Vibo, nella notte tra venerdì e sabato. Prima di lui, ai primi di agosto, era toccato a Domenico Bonavota, considerato il capo dell’ala militare della potente “famiglia” di Sant’Onofrio, e a Gregorio Giofrè, colui che il pentito Andrea Mantella ha definito il “ministro dei lavori pubblici” della ‘ndrangheta vibonese. In comune hanno due cose: non si sono mai spostati dal territorio di appartenenza e, soprattutto, sono sfuggiti alla cattura all’alba dello scorso 19 dicembre quando la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sferrò un colpo durissimo ai clan della provincia di Vibo arrestando oltre 300 persone nell’ambito dell’operazione passata alla storia con il nome in codice di “Rinascita Scott”. All’appello mancano ora sei latitanti ma il loro destino appare segnato. Il lavoro dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia non è infatti ancora finito e per completare la lunghissima lista dei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere ci sono altri esponenti di primo piano della criminalità organizzata vibonese da assicurare alla giustizia. Alcuni sono autentici boss attualmente latitanti.

La “mente” dei Bonavota latitante da due anni

La “mente” dei Bonavota latitante da due anni

Pasquale Bonavota

Il ricercato numero uno è Pasquale Bonavota, 46 anni, ritenuto il capo indiscusso dell’omonima cosca operante a Sant’Onofrio e dintorni, zona industriale di Maierato compresa. Condannato alla pena dell’ergastolo al termine del processo scaturito dall’operazione “Conquista”, da novembre del 2018 ha fatto perdere le proprie tracce. E’ riuscito a sparire nel nulla qualche ora prima dell’esecuzione dell’ordine di carcerazione disposto dall’autorità giudiziaria dopo la condanna emessa in primo grado. Quando lo scorso 19 dicembre scattò l’operazione “Rinascita Scott” lui era già latitante. Se il fratello Domenico è considerato il capo dell’ala militare, Pasquale è invece la “mente” del clan che in provincia di Vibo Valentia è secondo solo ai Mancuso per forza e prestigio criminale. Nell’elenco dei sei latitanti ricercati nell’ambito dell’inchiesta “Rinascita-Scott” c’è un altro santonofrese ritenuto vicino al clan dei Bonavota. Si tratta di Domenico Cugliari, classe ’92, detto “Scric”. Da Sant’Onofrio a Maierato il passo è breve e anche in questo caso il filo conduttore è un altro indagato resosi irreperibile dopo la maxi operazione della Dda di Catanzaro. Si tratta di Domenico Cracolici, 38 anni, pure lui ufficialmente latitante e nella lista dei ricercati.

“Turi l’americano”, il boss emergente di Vibo

Salvatore Morelli

Tra i più pericolosi in circolazione c’è Salvatore Morelli, alias “Turi l’americano”, nato a Vibo il 13 ottobre del 1983, ritenuto esponente di primo piano della ‘ndrina dei “Ranisi”, già luogotenente di Andrea Mantella, l’ex boss “scissionista” oggi collaboratore di giustizia. A tracciarne il profilo è proprio quest’ultimo: “Posso affermare – racconta agli inquirenti il pentito – che, quando sono stato carcerato per l’ultima volta, sul territorio il potere lo lasciai a Salvatore Morelli e ai due miei cugini, Vincenzo e Salvatore Mantella, i quali si servivano degli altri appartenenti al gruppo, ovvero Domenico Tomaino, Antonio Pardea, che so avere due nomi, forse Francescantonio, più altri ragazzi di cui si serviva Morelli, oltre al Tomaino e a Pardea”. Morelli è pure indicato da Mantella come il soggetto che prevalentemente trattava il traffico di sostanze stupefacenti per conto del suo gruppo. “Io non ho mai lavorato la droga, per me – aggiunge Mantella – la trattavano Salvatore Morelli, Antonio Pardea e Francesco Macrì, quello che è morto in un incidente stradale. La droga noi la prendevamo da Pasquale Bonavota e da Saverio Razionale che ne trattava tantissima”. Su Salvatore Morelli riferisce anche l’altro pentito, Bartolomeo Arena, il quale lo inquadra come colui che individuava le imprese alle quali chiedere denaro a titolo di estorsione e indicandone come dote posseduta quella della “Stella”. “Morelli – afferma Arena – ha commesso unitamente ai Piscopisani un tentato omicidio ai danni dei fratelli Bellissimo di Soriano. E’ legatissimo a Fiorillo Michele detto “Zarrillo” al punto che quando era fuori quest’ultimo il Morelli era più vicino ai Piscopisani che a Vibo Valentia, dal punto di vista criminale. I Piscopisani si fidavano ciecamente di lui”.
Tra le “nuove leve” dei clan emergenti di Vibo viene inquadrato anche Domenico Tomaino, alias “il Lupo”, 29 anni di Vibo. Secondo l’accusa sarebbe uno dei componenti della ‘ndrina dei “Pardea-Ranisi”, alle dirette dipendenze di Salvatore Morelli, Domenico Macrì, detto “Mommo” e Francesco Antonio Pardea.

Il referente dei Mancuso su Ricadi

Agostino Papaianni

Risulta latitante un’altra vecchia conoscenza delle forze dell’ordine: Agostino Papaianni, nato a Joppolo ma residente a Voghera in provincia di Pavia. Già coinvolto in diverse inchieste antimafia, il 68enne sarebbe il referente dei Mancuso nell’area di Ricadi. Di lui parlano diversi pentiti, l’ultimo dei quali è Bartolomeo Arena che sul conto di Papaianni ha dichiarato: “Tuttora è un referente importantissimo dei Mancuso. Per quanto a mia conoscenza, nel corso dei battesimi in carcere, vengono messi in copiata, molto spesso, Luigi Mancuso come capo società e Agostino Papaianni come contabile. Anche questo mi conferma l’importanza ed il rilievo di Papaianni, in quanto una tale posizione non può che essere riservata a soggetti di primo piano”.

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