Rinascita Scott, Gratteri: “La mafia spara sempre meno ed entra nella Pa” (VIDEO)

“Rispetto ad altri processi, in quello di oggi dobbiamo avere maggiore concentrazione dato l’elevato numero degli imputati. Ho già controllato ogni dettaglio della costruzione di questa aula. C’è un altissimo livello di sicurezza e tutto ciò che serve per un pronto intervento”. Il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, sul maxi processo “Rinascita-Scott”, contro le cosche del Vibonese, iniziato oggi nell’aula bunker di Lamezia Terme, ha evidenziato come questo dibattimento, che coinvolge oltre 300 imputati, servirà a capire “l’evoluzione di una mafia che spara sempre meno, ma che allo stesso tempo ha sempre più contatti con la pubblica amministrazione, penetrando più facilmente in centri sociali prima inimmaginabili”.

Struttura pensata nei minimi dettagli

Struttura pensata nei minimi dettagli

Un processo realizzato prestando attenzione a ogni misura di sicurezza: “Abbiamo dimostrato in pochissimi mesi e in piena emergenza Covid, che siamo in grado di costruire un qualcosa di unico. È la sola aula in questo momento a norma:150 videocollegamenti contemporaneamente, distanza di un metro e venti tra i posti a sedere. Qualsiasi sistema tecnologico esistente è oggi presente in quest’aula. Tutto questo è stato realizzato in Calabria, nella regione famosa per le incompiute”.

‘Ndrangheta e massoneria deviata

Il procuratore ritiene necessario un sistema giudiziario omologato in tutta Europa, a partire da quello italiano. “Le mafie italiane sono sempre più presenti nel centro-nord Europa ed Est-Europa, a vendere cocaina, a riciclare. Questo perché in quegli Stati c’è un sistema giudiziario blando e soprattutto non c’è la minima volontà sul piano politico di contrastare il riciclaggio. Tutti noi dobbiamo fare un mea culpa sulla conoscenza e rappresentazione della realtà della ‘ndrangheta dato che nel ’70 è stata costituita all’interno la santa, dove la stessa persona è al contempo ‘ndranghetista e massone deviato. Infine – conclude Gratteri – decenni fa, il termine ‘ndrangheta veniva detto sottovoce. Negli ultimi due anni, invece, abbiamo avuto un’impennata di denunce da parte di cittadini vessati, usurati, che da anni ha vissuto la cappa dell’ndrangheta”. (m. l.)

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