Rinascita Scott, i misteri di Vibo e la lista nera degli omicidi nel manoscritto di Mantella

Negli appunti inediti del pentito vibonese depositati nel maxiprocesso i nomi dei presunti mandanti ed esecutori materiali di delitti irrisolti, gambizzazioni ed estorsioni

di Mimmo Famularo – I presunti mandanti ed esecutori materiali di omicidi ancora irrisolti e impuniti. C’è anche questo tra gli appunti di Andrea Mantella depositati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro agli atti del maxi processo “Rinascita Scott”. Nelle 82 pagine manoscritte, il pentito riferisce di aver appreso durante una comune detenzione con i gruppi Giampà e Torcasio che a uccidere Santo Iannazzo, padre di Pietro, indicato come “presidente di una squadra di calcio” furono killer di San Luca. I nomi sono coperti da omissis e il collaboratore di giustizia aggiunge: “In questa eliminazione era d’accordo anche Luigi Mancuso che intratteneva una particolare amicizia con Francesco Giampà. Non so cosa ci sia di vero riguardo ai killer ma l’interesse era di eliminare Iannazzo dai Giampà-Torcasio per emergere su Lamezia e nel settore dell’edilizia”. Coperte da segreto istruttorio alcune parti del manoscritto e, in particolare, le pagine nelle quali Mantella fa riferimento allo scambio di favori e di killer con i clan di Lamezia Terme per compiere omicidi.

Fratelli assassinati

Fratelli assassinati

Altro delitto che trova spazio tra le pagine del manoscritto è quello di Lorenzo Muggeri e Mantella cita espressamente Rocco Anello, il boss di Filadelfia che avrebbe attirato la vittima in una trappola ad Acconia di Curinga, nella pineta dell’Angitola, per farlo eliminare. Una circostanza che il pentito avrebbe appreso sempre dai Lo Bianco. Lorenzo Muggeri era il fratello di Antonello, a sua volta ucciso a Cosenza. Tra gli appunti di Mantella c’è spazio anche per questo fatto di sangue già descritto minuziosamente in aula. “L’omicidio di Antonello Muggeri – scrive il collaboratore di giustizia – è avvenuto a Cosenza all’uscita della semilibertà. I Lo Bianco-Barba successivamente a questo omicidio si congratulavano con Franco Perna e il suo gruppo per aver fatto un bel regalo ad Antonio Mancuso e al giovane Saverio Razionale poiché avevano un supermercato a Serra San Bruno”. Secondo quanto riferito da Mantella, Muggeri avanzava dei soldi dai presunti prestanome: “Un giorno li bloccò a Vibo vicino la Chiesa del Rosario e gli prelevò i soldi contenuti nel borsello. Questi riferirono al Muggeri che i soldi erano dei Mancuso ma Muggeri se li portò. Da qui subì due agguati sotto la casa dei genitori senza rimanervi ferito”. Mantella parla di fatti appresi all’interno del clan e sostiene che l’uccisione di Muggeri fu “un favore chiesto ai Lo Bianco-Barba” indicando come esecutori “Domenico Piromalli e Rosario Pugliese”.

Il misterioso omicidio della scalinata

Tra gli appunti di Mantella anche un omicidio ancora avvolto dal mistero. Non fa il nome della vittima ma parla di un uomo assassinato nei pressi della scalinata che dalla Chiesa del Rosario va in Tribunale, pieno centro a Vibo. Verosimilmente si riferisce all’agguato che è costato la vita a un ex bidello di San Costantino Calabro, Pietro Valente, ucciso a colpi di pistola nel febbraio del 2004. Secondo quanto appreso da Mantella gli esecutori materiali sarebbero stati Domenico Di Leo (a sua volta assassinato qualche mese dopo a Sant’Onofrio) e il cognato di quest’ultimo Franco Cortese, alias Nocciolina, di San Gregorio d’Ippona. Il movente? Non volevano che testimoniasse in un processo. Almeno così avrebbe appreso dai Bonavota-Cugliari ai quali Mantella era particolarmente legato. Nella lunga lista dei delitti compaiono altri due gialli irrisolti dei quali si sono perse le tracce nel tempo. Uno riguarda un ragazzo ucciso tra Stefanaconi e Sant’Onofrio. “Domenico Bonavota – spiega Mantella – mi ha riferito che Michele Iannello accusava suo fratello Pasquale, Bruno e Rosario Cugliari dell’uccisione di un ragazzo parente di Rosario Michienzi (collaboratore di giustizia). Per fortuna Iannello non è stato ritenuto credibile (stranamente)”. L’altro mistero finito nei manoscritti riguarda l’omicidio di un bambino che chiama “Saverio”. Mantella chiama in causa un noto pedofilo di Vibo, accusato di essere il presunto autore.

Sparizioni e agguati mortali: la lista nera del pentito

Nel memoriale si racconta della sparizione di Cecchino Pugliese, fratello di Saro “Cassarola”, dei fratelli Nicola e Domenico Tambuscio, di tale Antonio Vartolo, di Antonio Pardea, dell’omicidio Picconi a Vibo, di quello di Antonino Lopreiato a Stefanaconi ma anche degli agguati costati la vita a Raffaele Fiammingo (con il contestuale ferimento di Francesco Mancuso alias “Ciccio Tabacco”) a Spilinga, Carmelo Polito a San Gregorio d’Ippona e Michele Manco in un bar di Pizzo a fine degli anni novanta. Una vera e propria lista nera, Riferendosi a quest’ultimo omicidio Mantella appunta: “Ucciso per appalti di guardianie e cantieri e inizio lavori autostrada di Pizzo. Infastidiva Luigi e Luni Mancuso Scarpuni”. Tra gli esecutori inquadra “Peppe Accorinti, Fiammingo Raffaele e Gregorio Giofrè”. Fatti e circostanze che Mantella dice di aver appreso – a vario titolo – “da Francesco Giampà ‘professore’ durante una lunga detenzione al carcere di Siano” ma anche dai suoi cognati “Pasquale Giampà e Niuccio Franzè”.

“Un favore a un uomo d’onore”

Tra i fatti di sangue menzionati da Mantella spicca il tentato omicidio di Giuseppe Lo Bianco (ancora impunito) avvenuto nei pressi della zona industriale di Maierato e fallito “per il malfunzionamento dell’arma”. Il collaboratore di giustizia indica come mandanti i Piscopisani e in particolare Rosario Fiorillo e Battaglia che avrebbero agito per conto di Francesco Scrugli. Ad eseguirlo sarebbero stati “due ragazzi di San Gregorio” sconosciuti a Mantella ma “legatissimi al gruppo di Piscopio”. Il movente? “Scrugli sosteneva che durante la sua detenzione Lo Bianco corteggiava la sua ex compagna”. Una relazione extraconiugale con la figlia di un affiliato ai Barba-Lo Bianco sarebbe invece all’origine della gambizzazione di un ragioniere che all’epoca dei fatti (Mantella li fa risalire al 2000-2001) lavorava in un concessionaria di auto: “Un favore a un uomo d’onore”. A sparare sarebbe stato Salvatore Lo Bianco, detto “U Gniccu”. Mantella da riferimento poi a un episodio ancora più recente: la gambizzazione del macellaio Mantino ad opera – sostiene – di Salvatore Mantella. Alla base del ferimento questioni di pascolo.

L’estorsione al dentista e la bomba alla paninoteca

Un altro passaggio degli appunti riguarda la presunta estorsione ai danni di un dentista di Vibo. Secondo quanto riportato nei manoscritti di Mantella a compiere il danneggiamento sarebbero stati “Renato Furlano e Francesco Scrugli”. L’ex boss scissionista sostiene di aver consegnato “un fucile a canne mozze dato da Enzo Barba” indicando i mandanti nei Barba-Bianco e precisando che l’estorsione sarebbe stata poi pagata “anche tramite l’assunzione nello studio” della moglie di uno dei Barba. In un’altra pagina, Mantella racconta un altro episodio estorsivo: la bomba alla paninoteca “Lo Zodiaco” ubicata “nei pressi della Chiesa del Rosario”. L’ordigno esplosivo sarebbe stato piazzato dai Piscopisani. Una gioielleria in pieno centro abitato a Vibo sarebbe invece stata danneggiata a scopo punitivo perché “non praticava scontri oltre il 60%”. Per Mantella l’ordine sarebbe partito dai vertici della cosca Lo Bianco e, in questo caso, l’esecutore materiale sarebbe “Fortunato Ceraso, genero di Enzo Barba”.

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