Rinascita Scott, i verbali shock di Mantella: “L’ex procuratore di Vibo amico dei Mancuso”

Il pentito parla anche dello scontro tra Procure in inchieste top-secret. Dettagli riservati usciti fuori dalle stanze degli uffici giudiziari

di Mimmo Famularo – “Laudonio? Era un amico dei Mancuso”. Dai verbali inediti in parte desecretati e depositati nel maxi processo “Rinascita Scott” il pentito Andrea Mantella tira in ballo l’ex procuratore di Vibo, Alfredo Laudonio, che non risulta indagato ed è estraneo all’inchiesta. “Per quanto io ne sappia e ho saputo toccare con mano – sostiene il collaboratore di giustizia – il procuratore Laudonio sistemava le cose per “gli amici degli amici”, in particolare per Pantaleone Mancuso, alias ‘Vetrinetta’”. Quest’ultimo (deceduto in carcere a Tolmezzo dove si trovava detenuto nel 2015) veniva considerato da Mantella come il “procuratore della mafia” perché – secondo quanto riferito agli inquirenti dall’ex boss scissionista – cercava di ottenere informazioni e contatti con poliziotti ed altri appartenenti alle forze dell’ordine.

Il boss e la presunta “soffiata” dell’ex procuratore

Il boss e la presunta “soffiata” dell’ex procuratore

Per Mantella però tra il defunto boss di Limbadi che lui stesso chiamava “Laudonio” e l’ex procuratore di Vibo ci sarebbe stato un legame di amicizia. Così – a giudizio del pentito – i pesci piccoli venivano arrestati e quelli grossi la facevano franca. “Quando abbiamo saputo che stavano per fare l’operazione Asterix – racconta Mantella agli inquirenti in uno dei verbali desecretati – Domenico Bonavota e Francesco Fortuna mi avevano convocato a cena all’Isolabella di Pizzo dicendomi di aver saputo dal dott. Luciano (medico legale di Vibo n.d.r.) che a sua volta lo aveva saputo dal dott. Laudonio che era prossimo il mio arresto per dei danneggiamenti; nella nottata stessa mi chiamò anche Paolino Lo Bianco il quale mi voleva dire la stessa cosa, ma io gli dissi che lo avevo appena saputo”. Il figlio del defunto boss di Vibo (morto in carcere a Parma nel 2014) si sarebbe quindi impegnato a parlare con il padre per vedere cosa si poteva fare. “Successivamente – aggiunge Mantella – ho saputo che il mio capo Carmelo Lo Bianco si era rivolto a Pantaleone Mancuso “Vetrinetta” e da lui, che aveva buoni rapporti con il procuratore Laudonio, aveva a sua volta saputo che non si poteva fare niente in quanto vi era l’insistenza a fare l’operazione del pm Giuseppe Lombardo e del dottore Rodolfo Ruperti della polizia, che addirittura si erano opposti a trasmettere le carte alla Dda di Catanzaro”.

Mantella e lo scontro tra le toghe

Mantella, quindi, sarebbe venuto a conoscenza anticipatamente dell’indagine avviata nei suoi confronti dalla Procura di Vibo e, in particolare, sapeva che a coordinare quell’inchiesta era l’allora sostituto procuratore Giuseppe Lombardo, oggi aggiunto alla Dda di Reggio Calabria: “Teneva le carte per sé blindate” sottolinea il collaboratore di giustizia. Notizie riservate che il pentito avrebbe appreso proprio attraverso i canali privilegiati di Pantaleone Mancuso. “Il procuratore Laudonio per noi non era un nemico ma una persona da trattare con i guanti bianchi”. Mantella riferisce persino di uno scontro in atto tra la Procura ordinaria di Vibo e la Distrettuale antimafia di Catanzaro per la titolarità dell’inchiesta poi sfociata nell’operazione “Asterix”. “Per quanto io ne sappia – ribadisce – la dottoressa Manzini della Dda chiese le carte di quella indagine ma il dottore Lombardo della Procura di Vibo disse che voleva farla lui”. Dettagli estremamente riservati usciti fuori dalle segrete stanze degli uffici giudiziari.

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