Di Gabriella Passariello- Sarà visitato da uno specialista, un medico psichiatra, l’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, considerato uno dei principali imputati di Rinascita Scott, l’inchiesta antimafia della Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri che ha fatto tremare le cosche di ‘ndrangheta del Vibonese. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Catanzaro Teresa Guerrieri, accogliendo la richiesta degli avvocati Salvatore Staiano e Guido Contestabile, legali difensori del noto penalista catanzarese, che hanno fatto presente le gravi condizioni di salute in cui versa Pittelli, detenuto da ormai otto mesi nel carcere di Nuoro. Ed è proprio questo il motivo per i quale, nelle scorse settimane i legali hanno inoltrato richiesta di giudizio immediato al gip per il loro assistito ormai “devastato dal carcere”, rinunciando all’udienza filtro che inizierà il prossimo 11 settembre nel carcere di Rebibbia, per accelerare i tempi e andare subito al dibattimento.
“L’incompatibilità con il carcere”
“L’incompatibilità con il carcere”
Già l’indagine clinica psicologico-psichiatrica redatta da uno specialista di Nuoro aveva dato esiti molto poco rassicuranti, esiti che andavano in un’unica direzione: “Le condizioni di Pittelli sono incompatibili con il regime di detenzione in carcere e lo sarebbero comunque anche se gli venisse offerto il livello di assistenza sanitaria specialistica più elevato e sofisticato. Tanto più si deve affermare l’incompatibilità quando le condizioni di vita e di assistenza al detenuto sono state e restano del tutto inadeguate alle effettive sue necessità anche per inadempienze della Sanità penitenziaria e la mancanza di importanti accertamenti di laboratorio”. In base alla consulenza medica, Pittelli sul banco degli imputati per concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione del segreto di ufficio e abuso di ufficio (nonostante per la Cassazione restasse in piedi il solo concorso esterno, annullando senza rinvio le altre ipotesi di reato), “avrebbe dovuto fruire fin dall’inizio della detenzione non solo della più assidua sorveglianza per prevenire il rischio di suicidio, ma anche di un costante sostegno psicoterapico, trattandosi della sua prima esperienza detentiva, per di più in età avanzata”.
“Gli incubi di Pittelli”
Emblematiche le dichiarazioni rilasciate da Pittelli al consulente: “Anche se sto in cella da solo, sento ogni minimo rumore anche proveniente dalle celle vicine. Per quanto gli altri detenuti e gli agenti della Polizia penitenziaria si dimostrino comprensivi nei miei confronti, trovo enormi difficoltà ad addormentarmi anche con le medicine e se mi addormento ho facili risvegli, quasi sempre molto agitati con incubi nel cuore della notte e fatico sempre a riaddormentarmi. La mattina mi sveglio sempre stanco, apprensivo, teso, agitato, insofferente alle minime contrarietà e frustrazioni, mi sforzo di non lamentarmi, tenendo per me le mie angosce e il mio dolore morale”.