di Mimmo Famularo – Cinque omicidi, quattordici imputati, un unico processo. Prosegue dinnanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro un altro troncone di “Rinascita Scott”. E’ quello che riguarda i fatti di sangue ricostruiti dalla Direzione distrettuale antimafia guidata da Nicola Gratteri tra le migliaia di pagine che costituiscono la maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta vibonese. Nel corso della seconda udienza davanti alla Corte presieduta da Alessandro Bravin (a latere Carmela Tedesco) l’avvocato Luigia Allevato ha annunciato che il collaboratore di giustizia Andrea Mantella (imputato anche in questo troncone) è risultato positivo al Coronavirus. Rischia quindi di slittare a data da destinarsi la deposizione del principale pentito del maxi processo. Il calendario appena aggiornato aveva previsto il debutto dell’ex boss scissionista per mercoledì 31 marzo. Avrebbe dovuto collegarsi dal sito riservato con l’aula bunker di Lamezia Terme nel corso del troncone principale del maxi processo che vede alla sbarra oltre 300 imputati. A questo punto però è assai probabile che l’attesa deposizione di Mantella possa slittare ulteriormente. Nel caso in cui l’ex boss scissionista dovesse dare forfait per il Covid toccherebbe subito a Emanuele Mancuso, l’ex rampollo dell’omonima famiglia di Limbadi.
L’omicidio Lo Giudice e la lupara bianca di Roberto Soriano
L’omicidio Lo Giudice e la lupara bianca di Roberto Soriano
Tra i casi sui quali si basa il processo in Corte d’assise c’è l’omicidio di Antonio Lo Giudice, considerato un uomo d’onore di Piscoio, e la scomparsa per lupara bianca di Roberto Soriano, fratello di Leone, boss di Filandari. A svelare, tra i primi, i retroscena di questo duplice delitto fu il collaboratore di giustizia Andrea Mantella secondo il quale i due furono attirati in un tranello da Giuseppe Antonio Accorinti e da Saverio Razionale, rispettivamente presunti boss di Zungri e San Gregorio d’Ippona, tra i quattordici imputati in questo troncone del processo “Rinascita Scott”. Secondo quanto raccontato da Mantella, Lo Giudice non volle abbandonare l’amico e per questo venne “sparato o strangolato”. Agghiacciante quanto raccontato dall’ex boss ora pentito: “E’ stato ucciso sulla sedia e Accorinti mi disse che è morto con il sorriso sulle labbra”. Roberto Soriano, invece, “prima di essere ucciso fu torturato con una tenaglia – raccontò Mantella agli inquirenti – di quelle usate per tagliare le unghie alle vacche”. Il movente? Doveva confessare le sue responsabilità circa gli agguati compiuti nei confronti dei suoi presunti aguzzini Accorinti e Razionale.
Il caso Gangitano: “Ucciso perché gay”
Vincenzo Barba, alias “Musichiere”, Filippo Catania, Paolino Lo Bianco e lo stesso Andrea Mantella sono imputati per la scomparsa di Filippo Gangitano, sparito nel nulla nel gennaio del 2002. Il suo corpo non è mai stato trovato. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Mantella, Gangitano è stato ucciso perché gay e la ‘ndrangheta non ammette omosessuali tra i suoi affiliati. Ad attirarlo in una trappola fu proprio il collaboratore di giustizia, all’epoca giovane aspirante boss. A ucciderlo materialmente sarebbe stato Francesco Scrugli all’interno di una masseria. Poi Gangitano venne caricato su una carriola, seppellito nei pressi della tangenziale Est dove recentemente i carabinieri del Ros e dello Squadrone Cacciatori hanno invano cercato di ritrovare quel cadavere inghiottito dalla lupara bianca.
Il duplice delitto Cracolici-Furlano
C’è, infine, un altro vecchio duplice omicidio ancora impunito. La mente torna al 2002 quando sulla strada che collega Vallelonga a San Nicola da Crissa vennero trucidati un agguato di stampo mafioso Alfredo Cracolici (fratello di Raffaele, ucciso due anni dopo a Pizzo) e Giovanni Furlano che si trovava in auto con lui. Al posto sbagliato, nel momento sbagliato. Secondo l’accusa, a ordire l’omicidio sarebbero stati i Bonavota e, in particolare, tra i mandante ci sarebbe il capo dell’ala militare della famiglia di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio Domenico Bonavota. Due i collaboratori di giustizia che hanno permesso agli inquirenti di ricostruire i dettagli del duplice delitto: oltre ad Andrea Mantella, figura infatti anche Francesco Costantino. Entrambi chiamano in causa il gruppo dei Bonavota.
Gli imputati
Nel processo sono imputati Domenico Bonavota; Giuseppe Antonio Accorinti, detto Peppone; Saverio Razionale; Vincenzo Barba, alias “U Musichiere”; Filippo Catania; Paolino Lo Bianco; Andrea Mantella; Antonio Iarullo; Francesco Carnovale; Alessandro Iannarelli; Salvatore Valenzise; Pantaleone Maurizio Garisto; Valerio Navarra; Antonio Vacatello. Oltre agli omicidi, il processo dinnanzi alla Corte d’Assise si concentra anche su due sequestri di persona a scopo di estorsione. Il primo caso ruota intorno alla figura di Saverio Razionale che – secondo l’accusa – si sarebbe avvalso di Francesco Carnovale di Vibo ma residente a Fiumicino, Alessandro Iannarelli di Marino (Roma) e Salvatore Valenzise (residente nel Varesotto) nel tentativo di recuperare con modalità estorsive circa 3milioni di euro. L’altro caso chiama in causa Antonio Vacatello, ritenuto dagli inquirenti vicino a Giuseppe Accorinti. Con modalità mafiose avrebbe cercato di ottenere la restituzione di poco più di seimila euro compiendo, insieme ad altri, quello che secondo l’accusa sarebbe un sequestro di persona.
Il collegio difensivo
Nel processo sono impegnati i seguenti avvocati: Diego Brancia, Salvatore Staiano, Francesco Sabatino, Daniele Garisto, Giovambattista Puteri, Mario Murone, Vincenzo Gennaro, Manfredi Fiormonte, Sergio Rotundo, Gaetano Tanzi, Gabriele Romanello, Guido Contestabile, Francesco Calabrese e Francesco Muzzopappa.