di Gabriella Passariello- “E’ inammissibile, in assenza di nuovi elementi, la richiesta di revoca della misura cautelare” nel momento in cui pende un giudizio per Cassazione. Il Tribunale collegiale di Vibo, presidente Brigida Cavasino, a latere Gilda Danila Romano e Claudia Caputo, ha bocciato l’istanza di scarcerazione degli avvocati Salvatore Staiano e Guido Contestabile, difensori di Giancarlo Pittelli, imputato in Rinascita Scott per concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione e utilizzazione del segreto di ufficio e abuso di ufficio. Un’istanza avanzata dai legali all’indomani della decisione del Riesame, di rispedire in carcere il noto penalista, salvo rendere esecutivo il provvedimento nel momento in cui si esprimerà la Cassazione, accogliendo l’appello del pool di magistrati guidato dal procuratore capo Nicola Gratteri che si era opposto all’applicazione della misura cautelare agli arresti domiciliari decisa dallo stesso Tribunale di Vibo Valentia che ora ha confermato il carcere per l’imputato (LEGGI QUI). Il Riesame aveva, definito la decisione dei giudici di Vibo, “affetta da vizi di logicità, ragionevolezza e coerenza argomentativa”, con l’aggiunta che il provvedimento era stato adottato “senza nemmeno attendere il termine di due giorni perché l’ufficio del Pubblico ministero esprimesse il suo parere”.
“Istruttoria dibattimentale ancora in corso”
“Istruttoria dibattimentale ancora in corso”
I giudici del Tribunale collegiale di Vibo hanno motivato l’inammissibilità del ricorso dei difensori rilevando “che contrariamente a quanto sostenuto, non è sopravvenuto alcun fatto idoneo a consentire” una rivalutazione della misura cautelare, argomentando che le considerazioni difensive attengono a profili di merito che “non possono costituire oggetto di valutazione in questa sede, essendo la corposa istruttoria dibattimentale ancora in corso”. Il Tribunale fa riferimento a quanto prospettato dai legali, durante l’udienza di Rinascita Scott, quando il 9 aprile scorso hanno depositato un’istanza di revoca della misura cautelare dei domiciliari e in subordine una misura meno afflittiva, comprensiva di ben 82 allegati per dimostrare che le esigenze cautelari erano venute meno, argomentando l’inesistenza dei rapporti illeciti con la ‘ndrangheta.
Il doppio binario seguito dai legali dell’imputato
La Corte di Cassazione, con sentenza del 25 giugno 2020 non ha annullato l’ordinanza genetica sul concorso esterno riconducendo la sussistenza dei gravi indizi esclusivamente alla dazione alla cosca Mancuso dei verbali inerenti le dichiarazioni rese dal pentito Andrea Mantella, ancora coperte dal segreto investigativo. “Lo scopo dell’istanza è dimostrare- avevano aggiunto in aula gli avvocati- che il giudizio della Suprema Corte, riguardo a questo aspetto è superato alla luce della lettura del materiale probatorio emerso in fase dibattimentale”, dimostrando come Pittelli non abbia passato notizie top secret e che comunque quelle stesse notizie erano già state pubblicate sui giornali (LEGGI QUI). E la storia non finisce qui. Gli avvocati difensori si muovono seguendo un doppio binario: proporranno appello contro la decisione del Tribunale di Vibo e hanno già depositato il ricorso in Cassazione rispetto al provvedimento dei giudici del Riesame, che hanno accolto l’appello della Dda di Catanzaro.
LEGGI ANCHE | Rinascita Scott, braccio di ferro tra Dda e difesa. Il destino di Pittelli legato al verdetto del Riesame
LEGGI ANCHE | Rinascita Scott, slitta il Riesame di Pittelli: la Dda di Catanzaro deposita nuovi atti
LEGGI QUI| Rinascita Scott, la Dda di Catanzaro non molla: “Pittelli in carcere“